Posts tagged ‘descolarizzazione’

31 Agosto, 2013

Ivan Illich, Invece dell’istruzione

by gabriella

Ivan_Illich_1974In pagine che sembrano scritte ieri, tanto arretrato è (fortunatamente, in questo caso) il nostro paese in materia di aggiornamento del sistema scolastico, Ivan Illich commenta l’uso delle sue tesi sulla descolarizzazione da parte dei teorici liberali e dei sostenitori delle “scuole libere” (soprattuto alla fine del secondo paragrafo e nel terzo). Lo fa in uno scritto contenuto in una raccolta di cinque saggi, scritti in periodi diversi e tenuti insieme dall’obiettivo di tratteggiare una fenomenologia della soppressione dell’utilità, della convivialità, della creatività, a vantaggio dello scambio, dell’interesse, del lavoro. In una parola, dell’alienazione nella società industriale, posta a confronto con la sua alternativa, sempre possibile.

Come i calvinisti soppressero i monasteri per poi trasformare tutta Ginevra in un unico convento,
così noi dobbiamo temere che la soppressione della scuola
possa dar luogo a un’unica fabbrica mondiale del sapere.

Ivan Illich

Verso la fine degli anni ’60 tenni al Centro intercultural de documentaciòn (CIDOC) di Cuernavaca, Messico, una serie di seminari sul monopolio del modo di produzione industriale e sulle alternative concettuali adatte a un’epoca post-industriale. Il primo settore industriale che analizzai fu il sistema scolastico e il suo presunto prodotto, l’istruzione. Sette saggi che scrissi in quel periodo furono riuniti in volume nel 1971 col titolo Descolarizzare la società (trad. it. Mondadori 1972). Dal modo in cui il libro fu accolto mi accorsi che la mia descrizione delle funzioni latenti involontarie della scuola obbligatoria (il “programma occulto” della scolarizzazione) veniva usata impropriamente non soltanto dai fautori delle cosiddette “scuole libere” ma, ancor più, da maestri di scuola anelanti a trasformarsi in educatori degli adulti.

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7 Gennaio, 2012

Lev Tolstoj, Sull’istruzione popolare

by gabriella

Sappiamo che la nostra convinzione fondamentale,
cioè che l’unico metodo educativo sia l’esperienza
e l’unico criterio per educare sia la libertà,
suonerà per alcuni come un trito luogo comune,
per altri una oscura astrattezza,
per altri ancora un sogno irrealizzabile.

Lev Tolstoj

L'”istruzione popolare”[1] ha rappresentato sempre e dovunque e continua a rappresentare un fatto per me incomprensibile. Il popolo vuole l’istruzione e ogni singolo individuo inconsciamente aspira ad essa. La classe di persone più istruita — della società, del governo — fa il possibile per trasmettere le proprie cognizioni ed istruire la classe del popolo meno colta.

Sembrava che tale coincidenza di esigenze avrebbe dovuto soddisfare sia la classe educatrice che la classe da educare. Ne deriva invece il contrario. Il popolo contrasta in continuazione gli sforzi che la società o il governo, come rappresentanti della classe istruita, compiono per la sua istruzione e questi sforzi rimangono per la maggior parte inefficaci. Senza parlare delle scuole dell’antichità dell’India, dell’Egitto, della Grecia e persino di Roma, la cui struttura ci è poco nota, come pure il punto di vista popolare su questi istituti, questo fatto stupisce noi, nelle scuole europee, dai tempi di Lutero ai nostri giorni.

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