Alla vigilia della somministrazione dei quiz Ivalsi nelle scuole italiane Girolamo De Michele è andato a studiare la documentazione delle prove dell’anno scorso [l’intero fascicolo delle prove è scaricabile dal sito dell’INVALSI, quella di italiano per le scuole secondarie è l’Appendice 9]. Ciò che la sua inchiesta mostra con la consueta efficacia, è non soltanto il livello di approssimazione ed ignoranza degli estensori delle prove distribuite dal Servizio Nazionale di Valutazione, ma soprattutto le conseguenze sul piano didattico di cui il riduttivismo quantitativo di questi test è portatore.
Questa inchiesta è quindi rivolta a tutti quei colleghi che credono, o piuttosto sperano, che la valutazione esterna, una valutazione “più oggettiva” e “indipendente” o “meno benevola” della nostra, possa migliorare la didattica e gli apprendimenti nel loro insieme; é rivolta agli studenti perché esaminino le proposte e lo scenario formativo che si sta disegnando sotto i nostri occhi e possano chiedersi (anche perché nessuno gliel’ha ancora chiesto) se risponde ai loro bisogni e ai loro desideri; ed è rivolto ai genitori perché valutino con noi se la scuola che si sta progettando corregge o piuttosto demolisce quel sistema pubblico d’istruzione che è ancora l’unico a costruire inclusione e cittadinanza per i loro figli.
Siamo noi, com’è giusto, a valutare gli INVALSI.
Girolamo De Michele, Salvate il soldato Rigoni Stern
Lo scorso maggio gli studenti del secondo anno di istruzione superiore (licei e istituti tecnici e professionali) sono stati sottoposti alle prove dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI). Lo scopo di queste prove di “valutazione esterna” in italiano è di “accertare la capacità di comprensione del testo e le conoscenze di base della lingua italiana” (vedremo dopo le finalità più generali dell’INVALSI).
Per verificare queste capacità e conoscenze è stato chiesto agli studenti di leggere dei testi e rispondere a un certo numero di “domande a risposta chiusa”. Uno dei testi era il racconto di Mario Rigoni Stern “Sulle nevi di gennaio”, compreso all’interno della raccolta Aspettando l’alba e altri racconti (Einaudi, Torino 2004, in appendice). Il racconto, originariamente pubblicato su “La Stampa” del 19 gennaio 1994 col titolo “Sul Don, quel lontano inverno”, fa parte del “Ciclo del Don”: e infatti nel Meridiano Rigoni Stern è inserito, dopo i romanzi, tra i racconti della seconda guerra mondiale (alle pp. 859-863].
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