In tutti i servizi fotografici che devono immortalare un’epoca, il cordone dei capi di stato e di governo sembra quello di apertura di una manifestazione moltitudinaria a Parigi dopo gli attentati. La realtà ce li fa vedere opportunamente soli, con qualche portaborse dietro di loro: solo un abile lavoro di prospettiva fotografica e di campo lungo li fa sembrare alla testa del loro popolo, legittimati a governarlo e a guidarlo nella guerra di civiltà.
L’attentato, ha scritto recentemente Augusto Illuminati, ha legittimato
la presenza in prima fila di Netanyahu e Liberman alla Marche républicaine. Al di là delle giuste preoccupazioni per la libertà di espressione e del compianto per le vittime, la campagna #JeSuisCharlie è una formidabile arma di distrazione di massa, quando non di miserabile coscienza tardo-imperiale. Troppi se ne fregiano e fra loro i mandanti delle guerre sbagliate: Irak, Siria, Libia… Non voglio associarmi a semplificazioni. Diffido del fraterno unanimismo repubblicano. Non è il mio hashtag.
Per vedere cosa c’è sotto al proprio naso occorre un grande sforzo.
George Orwell
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