Posts tagged ‘Tor’

21 Gennaio, 2017

Arturo Di Corinto, Che cos’è il Dark Web e perché non ci fa paura

by gabriella

Una mappa per evitare le semplificazioni giornalistiche e le proposte di regolamentazione degli ignoranti (autorevoli e non) e comprendere che il Surface web, il Deep web e il Dark web sono tre modalità d’accesso diverse a contenuti online, non la linea di confine tra il bene e il male, l’anonimo e il tracciabile, il legale e l’illegale.

Pubblicato su StartupItalia e segnalato dall’instancabile Gianfranco Marini. Rinvio invece ad un altro articolo, scritto tre anni fa in occasione del trasferimento dei contenuti dal blog gratuito scienzeumanegiudici.wordpress.com (subdominio WordPress) a questo, chi volesse approfondire la strana storia di Internet, vale a dire la sua nascita universitaria, non atomica né aziendale, e le ragioni per cui la rete deve restare libera, non commerciale, anonima.

Il web non è solo quello che conosciamo e usiamo ogni giorno. Quando parliamo di web in genere ci riferiamo ai siti web del nostro giornale preferito, dell’università, dei motori di ricerca, ai blog e ai social network. Ma questo è soltanto il surface web, il web di superficie. Il surface web è la punta dell’iceberg di tutti questi servizi che emergendo da Internet, chiamiamo genericamente WEB. Sotto al web di superficie c’è il Deep Web.

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5 Marzo, 2012

Ivan Fulco, Come nascondersi da Google. Vademecum per la privacy in rete. Munafò, Cosa sanno di noi i siti che visitiamo?

by gabriella

Dal 1° marzo, tra non pochi dubbi, sono entrate in vigore le nuove regole di privacy di Google. Piccolo viaggio tra i sistemi per regalare il meno possibile di se stessi al sistemi di tracciamento dei servizi di Mountain View di IVAN FULCO

Secondo i teorici del Grande Fratello (quello orwelliano, non quello Endemol), lo scambio non è per nulla equo: ogni giorno, Google permette ai suoi utenti di accedere a decine di servizi online in forma gratuita, ma il prezzo da pagare – per quanto non monetario – è comunque troppo alto. Sono tutti i dati che quotidianamente condividiamo con Mountain View (registrando un Google Account o anche solo eseguendo una ricerca), e che entrano nell’ecosistema del mercato pubblicitario a disposizione di decine di società. Google conosce il tuo nome, la tua posizione geografica, utilizza la tua cronologia di navigazione. Tutto con un obiettivo primario: fornire agli utenti inserzioni pubblicitarie mirate, per alimentare quel business che, solo nel 2011, ha stabilito un nuovo record, con un utile trimestrale di 9,72 miliardi di dollari. 

Dopo l’esordio, Il primo marzo, delle norme unificate sulla privacy1, il fronte degli scettici ha trovato tuttavia nuovi protagonisti. L’Unione Europea ha espresso “profonda preoccupazione” per le nuove regole2, sollevando dubbi sulla loro legalità. Il Presidente Obama3 ha avviato un piano per la protezione dei dati dei consumatori. Per diffondere una maggiore consapevolezza, una start-up italiana, Iubenda, sta sviluppando un servizio4 che mostri in tempo reale la diffusione dei nostri dati in Rete. Ma per un normale utente che non voglia condividere informazioni con Mountain View, qual è la soluzione?

Le armi di Google contro GoogleGli strumenti primari, paradossalmente, sono forniti da Google stessa. La pagina degli “Strumenti per la privacy”5, per iniziare, illustra tutte le procedure attraverso cui monitorare e cancellare i propri dati dagli archivi Google. È possibile eliminare elementi dalla cronologia di ricerca (“Controlli della Cronologia web”) o disattivare la registrazione delle chat (“Chat di Gmail non salvate nel registro”), ma soprattutto usare gli strumenti del “Data Liberation Front” che, per ogni servizio, spiega passo passo come esportare in locale i propri dati per poi cancellarli dai server remoti. 

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