Sulla morte di Mohammad Al Durrah

by gabriella

AlDurrahIl 30 settembre 2000, muore a Gaza, durante la seconda intifada, la rivolta popolare esplosa nei territori palestinesi in reazione alla provocatoria passaggiata di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee, il dodicenne Mohammed Al Durrah. Tre anni dopo i fatti, dopo un silenzio seguito all’iniziale ammissione di responsabilità di Israele nell’assassinio dei civili gazawi tra i quali il ragazzino, inizia una violenta campagna – in Francia e in Israele, con echi in tutto il mondo – contro Charles Enderlin, autore del reportage ritenuto un montaggio propagandistico con finalità di antisemitismo.

la campagna tesa a screditare l'autenticità del reportage

la campagna tesa a screditare l’autenticità del reportage

Dopo tredici anni di procedimenti giudiziari che hanno portato alla condanna per diffamazione del principale accusatore del giornalista, il politico di origine ebrea Philippe Karsenty, Guillaume Weill-​​Raynal – autore di Pour en finir avec l’affaire Mohammed Al Durrah – ne racconta la storia, paragonando lo scandalo seguito all’assassinio Al Durrah a quello dell’affaire Dreyfus. Infatti, non soltanto si è sostenuto in Francia che l’autore materiale delle riprese e il medico che redasse il certificato di morte del ragazzino erano palestinesi, dunque non un medico e un reporter attendibili – esattamente come nel caso Dreyfus che, in quanto ebreo, non poteva essere fedele alla Francia – ma soprattutto, perché a causa del furore nazionalistico e religioso che ha circondato il caso, bisognava che i fatti non fossero avvenuti e che il dodicenne Mohammad Al Durrah non fosse morto per salvare l’onore dell’esercito israeliano, così come nell’affaire Dreyfus quello del Consiglio di guerra e dell’armée.

Con una franchezza sconosciuta ai nostri lidi, lo scrittore francese osserva che come, un tempo quello antisemita, il pregiudizio antipalestinese è oggi l’essenza della comunicazione politica israeliana e di quella ebraica in Francia e che in esso opera la stessa colpevolizzazione della vittima, lo stesso rovesciamento di responsabilità già visto in tutte le campagne razziste.

Nei video seguenti, l’inizio di un servizio inglese dedicato alla nascita di questa icona del martirio palestinese, la sequenza delle immagini e l’intervista a Guillaume Weill-​​Raynal.

 

 

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