Archive for ‘Didattica – Teoria’

15 Settembre, 2011

Nicoletta Staffa, La rilevazione delle difficoltà di lettura e scrittura nella scuola secondaria di secondo grado

by gabriella

A oggi, sono poche le esperienze di rilevazione “a tappeto” delle difficoltà, effettuate alla scuola secondaria di secondo grado. Questo sia perché il problema dislessia è stato affrontato finora soprattutto nella scuola primaria e secondaria di primo grado (si pensi per esempio agli screening condotti anche sui prerequisiti della letto-scrittura per rilevare il rischio di dislessia), sia perché non è semplice trovare un modello di rilevazione efficace e con un buon rapporto costi-benefici, adatto a rilevare le difficoltà in una fascia d’età complessa come l’adolescenza.

Gli strumenti valutativi che abbiamo a disposizione per questa fascia di scolarità sono pochi e solo recentemente in Italia vengono portate avanti standardizzazioni per le superiori e per l’università (si veda ad esempio il lavoro condotto da Judica e De Luca della Fondazione Santa Lucia, IRCCS di Roma nel 2005 o il lavoro condotto dal dott. Ghidoni e coli, nel Laboratorio di Neuropsicologia dell’Arcispedale S.Maria Nuova di Reggio Emilia).  Tuttavia, abbiamo a disposizione alcune ricerche e conoscenze che ci consentono almeno di fornire indicazioni utili per valutare le abilità di lettura, scrittura e calcolo e la comprensione dei testi.

Perché è utile la rilevazione anche alle scuole secondarie di secondo grado?

Per comprendere l’importanza della rilevazione delle difficoltà nella scuola secondaria di secondo grado, partiamo da alcuni dati: in Italia, si stima che il 3-5% della popolazione in età scolare presenti una disturbo specifico dell’apprendimento. Recenti ricerche condotte in Istituti superiori in Italia (Roberto, Pianta e Stella, 2005) mostrano una incidenza media del rischio di dislessia del 6,48%, con differenze dal 10,59% degli istituti professionali al 1,41% dei licei; sembra quindi che non solo il disturbo permanga nel tempo, ma si aggravi, presumibilmente per la maggiore necessità di leggere unita alla complessità del periodo adolescenziale.

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15 Settembre, 2011

Lo screening per il rilevamento dei DSA nella scuola secondaria superiore. La dislessia nella scuola secondaria di secondo grado

by gabriella

Screening: che cosa è?

Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico selezionato in precedenza (test predittivo). Il test predittivo misura un fattore di rischio per il disturbo ed è basato sull’assunzione che il  risultato del test indica una condizione di rischio che causa una condizione di disturbo.

Lo screening non ha le pretese di evidenziare in modo inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo. Non si tratta di effettuare una diagnosi, ma piuttosto di indirizzare ad uno studio diagnostico una popolazione che presenta alcuni indici caratterizzanti. Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso, sia in termini di strumentazione che di impiego di risorse specialistiche.

A.Paoletti, G.Stella, Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici di apprendimento, “Dislessia “,vol. I, gennaio 2008.

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15 Settembre, 2011

Le problematiche della comprensione nei ragazzi con DSA

by gabriella

Davanti a una diagnosi di dislessia o altro disturbo specifico d’apprendimento, molti insegnanti si chiedono per quale ragione il loro studente non comprende adeguatamente anche quando non deve leggere, cioè quando ascolta la spiegazione dell’insegnante o può avvalersi di ausili visivi, ad esempio, degli schemi o delle mappe concettuali che di solito inglobiamo nelle nostre lezioni.

Si tratta di domande cruciali, che presuppongono attenzione per i disturbi specifici d’apprendimento, ma che non trovano risposta se non si riflette su cos’è e come funziona il processo d’apprendimento.

In mancanza di questa riflessione si rischia di adottare un atteggiamento scettico-nominalistico verso la diagnosi di dislessia, pensando che si tratti del nuovo nome al vecchio problema dell’apprendimento per il quale non c’è che da applicarsi e studiare.

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15 Settembre, 2011

Luigia Milani, Il disturbo aspecifico d’apprendimento, Gabriella Maggi, I disturbi dell’apprendimento

by gabriella

Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile
Dipartimento di Neuroscienze
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – ROMA

Il disturbo aspecifico dell’apprendimento è correlato a capacità cognitive al di sotto della media e/o a diverse patologie. Vediamo come si manifesta e come è possibile affrontarlo.

Cos’è il Disturbo Aspecifico di Apprendimento?

Il Disturbo Aspecifico (o non Specifico) di Apprendimento riguarda difficoltà di apprendimento in relazione a capacità cognitive al di sotto della media e/o a patologie di vario tipo: sensoriali, come per esempio la sordità o forti difficoltà visive, neurologiche, come per esempio l’epilessia, genetiche, come alcune sindromi genetiche, organiche in genere, come per esempio l’ipotiroidismo, psicologiche (disturbi psicopatologici primari).

In queste situazioni le difficoltà sono spesso generalizzate, quindi non solo nelle competenze “di base”, cioè nella lettura, scrittura, matematica, ma anche nei processi logici.

Siamo, infatti, a volte, in presenza di capacità cognitive non adeguate alla media, anche se non in ritardo: collocabili cioè, nella cosiddetta “fascia inferiore” della media o “ai limiti” del ritardo cognitivo.

Anche nel ritardo cognitivo sono presenti difficoltà di apprendimento: esse sono però più conseguenti al ritardo stesso, anche se in questo campo, vi è comunque una grande variabiltà tra una  situazione e l’altra, con differenti profili neuropsicologici.

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14 Settembre, 2011

I disturbi specifici d’apprendimento. Settimana dell’educazione specializzata, dell’autismo, della dislessia, della sindrome da deficit di attenzione e della sensibilizzazione

by gabriella

È la settimana dell’educazione specializzata, dell’autismo, della SDA (sindrome del deficit dell’attenzione), dislessia e della sensibilizzazione. È in onore di tutti i bambini che lottano tutti i giorni per averla vinta, come per coloro che li aiutano e li supportano … …. Grazie”

Questo è il messaggio circolato in rete durante la prima settimana di scuola [altre informazioni sul blog didattico di Gabriella Raffaele].

Per un‘introduzione scientifica ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) con particolare riguardo alla dislessia e alla discalculia si può leggere l’articolo di Giacomo Stella in Annali della Pubblica Istruzione 2/2010, pp. 3-18. Sulla didattica e la pedagogia inclusiva, si può vedere sempre nella stessa pubblicazione, l’articolo di Trisciuzzi, Zappaterra, Dislessia, disgrafia e didattica inclusiva, pp. 51-76. Per una guida alla compilazione del Piano Didattico Personalizzato e alle strategie da includere per i ragazzi con DSA vedere, invece, l’articolo di Simoneschi (pp. 89-98).

Linee guida MIUR sui DSA del 12 luglio 2011.

Alla fine dell’anno scorso, il dibattito intorno ai DSA si è animato con l’intervento del direttore dell’IdO, Federico Bianchi di Castelbianco, e la secca replica di Giacomo Stella che un lettore ha postato in questo blog, sotto l’articolo, nell’area commenti.

A. Paoletti, G. Stella, Lo screening per il rilevamento dei DSA nella scuola secondaria superiore, in Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici di apprendimento, “Dislessia “,vol. I, gennaio 2008.

Nicoletta Staffa, La rilevazione delle difficoltà di lettura e scrittura nella scuola secondaria di secondo grado

Il disturbo specifico di comprensione del testo

Scheda guida per la lettura e comprensione del testo

Il Piano Didattico Personalizzato (PDP)

Strategie didattiche per i DSA

Daniela Lucangeli, Learning disabilities: difficoltà vs disturbo

Il potenziamento delle abilità di base (o metodo di studio): 1. Saper leggere; 2. Riassumere; 3. Prendere appunti; 4. Memorizzare efficacemente

Dislessia: non irmptoa cmoe snoo sctrite le plaroe ..

23 Agosto, 2011

Michael Wesch, La scuola nella società informazionale

by gabriella

Sulle vere domande che la scuola e gli insegnanti del XXI secolo dovrebbero farsi, vale a dire, cosa deve essere la scuola in una società informazionale, come insegnare a leggere la realtà in un mondo in sovraccarico informativo, come intercettare i gusti e le passioni dei nostri studenti e via dicendo, mi è invece stato utile un post inviato da Michael Wesch (Kansas State University) alla mailing list dell’Institute for Distributed Creativity (distributedcreativity.org) (ho aggiunto io il neretto, per facilitare la lettura). Il video seguente ne anticipa alcune:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=jrXpitAlva0]

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