La propaganda elettorale del 1948

by gabriella

Riprendo da storiadigitale.it i manifesti della Democrazia Cristiana per la campagna elettorale del 1948.

Si tratta di manifesti prodotti dalla Spes e promossi dai cosiddetti comitati civici, creati solamente nel febbraio del 1948, a pochi mesi dalle elezioni, ma che riuscirono a produrre ugualmente un volume di propaganda notevole.

Il fondatore dei comitati civici fu Luigi Gedda, personaggio legato agli ambienti della Chiesa e che dalla Chiesa, direttamente dalla persona del Papa Pio XII aveva ottenuto di fondare i comitati civici allo scopo di far fronte alla organizzazione capillare del Partito Comunista Italiano. E’ fondamentale ricordare che la struttura messa in opera da Gedda, servì a dare voce alle altre associazioni cattoliche che non potevano fare politica dovendo attenersi alle norme concordatarie del 1929 che proibivano alla Chiesa di fare propaganda. Oltre ai cinquanta manifesti citati vi fu una grande produzione di volantinaggio e la stampa di un periodico in 250.000 copie denominato il “Collegamento” e che ebbe grande diffusione nel Paese.

I manifesti della democrazia cristiana si avvalsero dell’opera grafica di uno dei più affermati professionisti dell’epoca: Gino Boccasile. Lo stesso autore che aveva prodotto i manifesti delle “signorine grandi firme” e già autore di alcune opere realizzate per conto della Repubblica di Salò. Era stato istituito per l’occasione anche un “Ufficio psicologico” per la preparazione di tali manifesti. Turi Vasile ne era il direttore.

 

Difenderai l’italia

Questo manifesto prodotto dalla Spes su commissione della Dc presenta caratteristiche comuni ad altri manifesti del periodo. Insiste soprattutto sul tema della corona turrita, della mano, e dei colori che accompagnano lo svolgimento del manifesto. Dall’alto verso il basso possiamo notare una mano aperta nell’atto del carpire, sbucare dal buio di un cielo completamente nero. Poi la colorazione s’addolcisce e compare la corona turrita sulla testa di una donna, intorno alla quale si sviluppano i colori chiari, caldi e forti dell’aurora. In basso, la scritta “difenderai il tuo comune, difenderai l’Italia”, quasi una nota esplicativa, una continuazione della figura.

 

Statali

Questo manifesto, elaborato dalla Spes per conto della Democrazia Cristiana, non propone gli elementi simbolici analizzati in precedenza, se non in alcuni particolari.

L’argomento trattato è quello del lavoro dell’impiegato statale. Sotto la scritta in giallo “statali” una dicitura sottolinea: “Altro che aumenti se arriva il baffone”. Il baffone in questione è senz’altro Stalin. In fondo a destra viene riportato un ulteriore elemento scritto che fa da cornice al titolo del manifesto. “La rivoluzione proletaria non deve trasferire da una mano all’altra la macchina burocratica come è avvenuto finora. Ma deve demolirla. La condizione prima di una rivoluzione veramente popolare e’ la demolizione la distruzione delle macchine statali esistenti”. Questa frase, patrimonio del marxismo, riprende la nota critica alla burocrazia, critica che ebbe, la sua massima espressione in Max Weber. E’ noto come fosse obbiettivo del socialismo eliminare la burocrazia, e altrettanto noto come questo non sia avvenuto in realtà.

Per approfondire, si veda anche la lezione del prof. Jost (Univ. Lausanne) sull’anticomunismo in Svizzera e l’evoluzione del discorso politico dalla metà dell’ottocento agli anni ’30.

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