Traduco l’ottimo l’articolo – uscito su Le Monde nel dicembre 2012 – dedicato dal drammaturgo francese Olivier Py, all’omofobia cattolica. In coda un articolo di Tahar Ben Jalloun sull’omofobia islamica, uscito su Repubblica il 15 giugno 2016 e da me tratto da Micromega.
Olivier Py, L’intollerabile intolleranza sessuale della Chiesa
LE MONDE | 04.12.2012 à 12h05 • Mis à jour le 04.12.2012 à 12h51 Par Olivier Py, metteur en scène, dramaturge et comédien, ancien directeur du Théâtre de l’Odéon
I cattolici che si oppongono al matrimonio omosessuale e all’omosessualità possono citare le due fonti vetero e neotestamentarie che condannano l’amore tra due uomini (Genesi 19, 1-13; Levitio 18, 22 ; Romani 1, 26-27 ; I Corinzi 6, 9).
Notiamo semplicemente che un cristiano cattolico si rifiuta di prendere l’Antico Testamento o il Nuovo alla lettera, egli sa che l’antica legge deve compiersi, secondo le parole del Cristo, non essere seguita per i secoli dei secoli, cioè che un cristiano deve interpretare le scritture in ragione dell’epoca della loro stesura.
Nessun catechismo cattolico ha mai richiesto che si segua alla lettera le leggi della Bibbia. Quelli che vogliono condannare l’omosessualità lo fanno assai più a partire da un moralismo che gli è connaturato che per rispetto della legge biblica, essi passano evidentemente sotto silenzio l’amore di Saul per Davide e quello di Davide per Jonathan, e mettono la Bibbia al servizio di un’omofobia nemmeno dissimulata.
Quanto alla Lettera di Paolo ai Romani, 1, 26-27, si potrà immediatamente constatare che essa non definisce il rapporto sessuale tra uomini come un peccato, né nel quadro di una stretta interdizione. Essa parla di infamia perché questi rapporti fanno parte dei riti e dei culti pagani che, in questo passaggio, egli condanna in modo assoluto. Ma è l’idolatria que egli condanna. L’ideale esistenziale paolino resta casto, e dunque non difende alcuna pratica sessuale – pratiche sessuali spesso legate al paganesimo, in particolare al culto della fecondità.
I cattolici si dichiarano protettori della famiglia, è nel loro diritto. Ma obiettiamo che gli omosessuali non vogliono distruggere il matrimonio, perché al contrario essi chiedono “più matrimonio”e “più famiglia”, famiglia atipica, ma famiglia in ogni caso. In cosa il fatto che degli omosessuali abbiamo diritto al matrimonio distruggerebbe il matrimonio eterosessuale, resta un’invocazione assai poco argomentata.
Ma la cosa più grave è che i cattolici, di cui un certo numero in buona fede, dimenticano quanto i valori a loro familiari siano poco cattolici.
Cattolico significa universale, la cattolicità ci ordina di considerare sempre i nostri fratelli come fratelli in Cristo e non nei legami di sangue o della nazione. E’ il senso della parabola.
L’ideale cristiano in Paolo non è un ideale di vita familiare, al contrario, è quello del santo che fa dell’insieme dell’umanità la sua famiglia. I valori familiari sono dei valori della società borghese del XIX° secolo, dei valori della società protestante anglo-sassone, ma certamente non dei valori cristiani.
Cristo non si è creato una famiglia, ai preti è vietato farsi una famiglia in nome dell’imitazione di Cristo. Si diceva anche che l’abolizione della pena di morte (la chiesa stessa ha atteso gli anni ’90 per ritirare senza restrizioni dal suo catechismo l’approvazione della pena di morte) avrebbe distrutto il sistema penale e infine tutta la giustizia.
Il papa è arrivato a dire perfino che la sopravvivenza dell’umanità era minacciata dal matrimonio gay, rideremmo se non ci fosse da piangere. Come può un’idea simile essere ragionevolmente enunciata? Il matrimonio omosessuale rimetterebbe in causa la curva demografica terrificante che ci ha fatto oltrepassare la soglia dei sette miliardi? Ci sarebbero più omosessuali se potessero amarsi entro un quadro legale? E in breve tutta l’umanità potrebbe convertirsi all’omosessualità e dimenticare di riprodursi ? Un fantasia delirante, omofobia appena dissimulata, che continua ad allontanare dal messaggio della Chiesa migliaia di uomini e di donne.
La questione dell’adozione sarebbe più delicata? Ma che si abbiano dei genitori o un padre e una madre non è un problema teologico. Ci si può e ci si deve preoccupare della felicità del bambino che sarà adottato, è ciò che fanno i genitori che adottano e che desiderano questi figli che non hanno concepito.
Quale destino preferiremo per queste migliaia di orfani? Un orfanotrofio a Mogadiscio o due genitori dello stesso sesso, amorevoli e attenti? Chi può sostenere che debbano esserci meno bambini del terzo modo che accedano alle nostre cure, alla nostra educazione, alla nostra pace? Perché negare a un bambino d’avere due genitori quando si accetta legalmente che non ne abbia che uno? E infine, quale statuto attribuire a tutti questi bambini che sono stati allevati da due genitori dello stesso sesso, dobbiamo negarne l’esistenza, la storia, l’identità, senza nemmeno aver chiesto il loro parere ?
Si fatica a comprendere come e perché la Chiesa voglia intervenire in un dibattito giuridico laico qual è quello della Repubblica (francese, ovviamente, non si può certo dire altrettanto di quella italiana. NDR). Sembrano dolersi della separazione tra stato e Chiesa. Possiamo immaginare i musulmani chiedere di interdire il prosciutto in nome della loro fede ? Ciò è semplicemente perché i vescovi che condannano l’omosessualità assimilano facilmente il peccato e l’errore, ma il peccato non riguarda la Repubblica.
Infine, ci si dispera quali cristiani di vedere da più di vent’anni la frangia più reazionaria della Chiesa prendere la parola per dirimere questioni secolari e di morale sessuale.
Quale perdita di tempo, quando bisognerebbe mettere tutta la nostra energia a servire la parola di Cristo. Quando i vescovi parleranno più della Trinità che del preservativo, della bellezza dell’eucarestia più che degli omosessuali, della resurrezione più che della contraccezione ? Quando la Chiesa rinuncerà a interferire negli affari secolari per non essere più che fiamma della parola vivente, per essere quella verticalità nel tempo di cui abbiamo così sete, pere essere definitivamente con quelli che soffrono e non con quelli che condannano ?
Brescia, viaggio nella comunità di recupero per gay. Inchiesta di Repubblica
Tahar Ben Jelloun, L’Islam contro l’omosessualità, un reato dall’Iran alla Nigeria
Nessuna delle tre religioni monoteiste accetta la pratica dell’omosessualità. Per quanto riguarda l’islam, questa è condannata da quattro versetti in tre Sure che la qualificano come un’aberrazione, un crimine, una turpitudine punita molto severamente. Alla giustizia esercitata dagli uomini verso gli omosessuali si aggiunge quella di Dio: l’omosessuale è maledetto, reietto, Dio non poserà gli occhi su «quel peccatore e quel criminale » e nessuna misericordia sarà accordata a chi va contro la legge di Dio.
L’Islam considera l’omosessualità un crimine ben più grave dell’adulterio e dei rapporti prematrimoniali. Peggio di ogni altra cosa, unire due uomini è considerato una rivolta contro Dio, una disobbedienza intollerabile. Questo “crimine” è punito con la lapidazione, o con altre declinazioni della pena capitale, perché introduce nella città delle pratiche che mettono in discussione non tanto la natura quanto l’ordine stabilito da Dio. Questa “decadenza” dei costumi è considerata una forma di smarrimento.
La città di Sodoma era famosa per ospitare degli omosessuali. Ecco che cosa ne dice il Corano:
«Lot disse al suo popolo: Vorreste commettere un’infamità che mai nessuna creatura ha mai commesso? Vi accostate con desiderio agli uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori» (Sura VII, versetto 81).
Il versetto successivo è ancora più chiaro:
«E in tutta risposta il suo popolo disse: “Cacciateli dalla vostra città! Sono persone che vogliono esser pure!”».
Questo concetto di purezza è essenziale nell’Islam e regola lo svolgimento della preghiera, del digiuno di Ramadan e del pellegrinaggio alla Mecca. La purezza o purificazione è alla base di ogni pratica della fede musulmana. È per questo che le piccole abluzioni sono obbligatorie prima della preghiera e le grandi (lavare tutto il corpo) dopo l’atto sessuale. Ebbene, l’omosessuale è colui che, anche se si lava, resta internamente impuro. Non può essere un musulmano perché la sua sporcizia principale deriva dalla ribellione contro Dio. Nella Sura XXVIII la parola del Corano ritorna su questo argomento:
«Scacciate dalla vostra città la famiglia di Lot! È gente che pretende di essere pura».
Il codice civile di alcuni paesi musulmani parla di “pratica contro natura” punita con la prigione. In certi casi si arriva alla pena capitale. In Iran, gli omosessuali sono puniti con la flagellazione e, se perseverano, alla terza recidiva sono condannati a morte. In Nigeria per gli omosessuali è prevista la pena di morte. Il Corano non parla di natura ma di ribellione contro la volontà divina, un po’ come per chi attenta alla propria vita: il suicidio è condannato perché è percepito come una sfida all’ordine divino.
Il Corano parla soprattutto di omosessualità maschile. L’omosessualità femminile è citata, ma senza essere criticata così severamente. Nel suo Dictionnaire du Coran, Mohammad Ali Amir-Moezzi ci informa che
«la punizione delle donne colpevoli di tribadismo (sihâq) è a discrezione delle autorità ».
Lo stesso vale per quanto riguarda l’amore per gli efebi (amrad) e per i travestiti, perché sono effemminati (mukanath): in questi casi l’amore è adorazione e non accoppiamento.
Nelle Mille e una notte, la famosa raccolta di novelle di autori anonimi di diversa provenienza, ci sono riferimenti a tutte le forme di sessualità, ma è una raccolta di racconti di fantasia da cui non si pretende che rispecchino la realtà. Molto probabilmente è proprio per le pagine torride in cui sono rappresentate varie perversioni sessuali che nel mondo arabo e musulmano quel libro è stato spesso messo al bando.
2 Gennaio 2013 at 14:20
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
3 Gennaio 2013 at 19:18
Dio creò l’uomo a sua “immagine e somiglianza….maschio e femmina li creò”(Gen 1,27)(l’uomo partecipa della grandezza di Dio), è la verità rivelata sull’uomo scritta nel libro della Genesi. Costituisce l’immutabile base di tutta l’antropologia cristiana.
“Siate fecondi e moltiplicatevi”(gen 1,28)
L’UOMO E LA DONNA SONO IN EGUAL MISURA PERSONA….LA DONNA E’ UN ALTRO IO NELLA COMUNE UMANITA’.
La donna chiamata all’esistenza”dalla costola” è riconosciuta dall’uomo come “carne della sua carne e osso delle sue ossa”(Gen 2,23).
Certamente si tratta della compagna della vita, con la quale come con una moglie, l’uomo può unirsi divenendo con lei “una sola carne” e abbandonando per questo “suo padre e sua madre”(Gen 2,24)Gli sposi partecipano della potenza creatrice di Dio.
“Egli ti dominerà”,(Gen 3,16),provoca turbamento e la perdita della stabilità di quella originaria uguaglianza che possiedono uomo e donna. Trova spiegazione nel contesto del “peccato originale” secondo la tradizione cristiana, per cui la donna non può diventare “oggetto” di “dominio” e di “possesso” maschile.
Occorre purificarsi dal male e liberarsi dal peccato….da ciò che reca offesa all’altro, che sminuisce l’uomo, non solo colui a cui viene fatta offesa, ma anche colui che la reca.
Il messaggio biblico ed evangelico custodisce la verità sull”unità dei “due” che si fonda sulla specifica diversità e originalità personali dell’uomo e della donna.
In tutti i casi nei quali l’uomo è responsabile di quanto offende la dignità personale e la vocazione della donna,egli agisce contro la propria dignità personale e la propria vocazione.
La maternità è legata con la struttura personale dell’essere donna, essa integra una speciale comunione col mistero della vita, l’uomo si trova sempre “all’esteno” dell’evento della gravidanza e della nascita di un bambino e per molti aspetti l’uomo impara dalla madre la sua propria “paternità”. Egli ha uno speciale debito con la donna.
Dio affida alla donna in modo speciale l’uomo!
Voglio essere breve a questo punto: la tradizione cristiana e cattolica della famiglia si fonda sulla Sacra Famiglia del Presepe, sulla nascita a Betlem di Gesù di Nazareth, sull’evento delle nozze(il mistero nuziale) di Cana…e la trasfomazione simbolica dell’acqua in vino, la famiglia ad immagine di Dio e nella famiglia l’ordine delle generazioni, la condivisione, la concreazione con la quale l’uomo di avvicina più a Dio.Fedeltà, indissolubilità, fecondità.
Fin qui la tradizione cristiano-cattolica, ma veniamo ai valori laici che promuovono e valorizzano il matrimonio fra un uomo e una donna….il matrimonio(mater munus).
La costituzione italiana….la più bella del mondo secondo alcuni.
Art. 2- “La repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Art:3-“Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,di razza, di lingua,di religione, di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali…..omissis….
Art.29-La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.Omissis
Art.30-E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Omissis
Art. 31-…La repubblica protegge la maternità….omissis…..
E’ prima di tutto lecita una domanda, ma come mai nel momento in cui il matrimonio è in netta crisi, le coppie non eterosessuali o omosessuali esigono l’equiparazione della loro unione a quella del matrimonio(mater munus) previsto dalla costituzione?
Intanto la nostra costituzione riconosce al matrimonio e alla famiglia un valore pubblico da salvaguardare e promuovere, essi costituiscono un moltiplicatore di valori e significati per la comunità.
Per la nostra costituzione la diversità di sesso è un requisito fondante del matrimonio, non si può tirare l’elastico costituzionale a proprio piacimento.
La Corte Costituzionale con la sentenza 138/2010, ha riconosciuto alle coppie omosessuali intese come”stabile convivenza fra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia”, di essere annoverate nel quadro dellelibere formazioni sociali di cui all’art. 2 della costituzione.
Quando si parla di temi eticamente sensibili, di sentimenti delle persone,di speranza o di disperazione,bisogna avere riguardo e delicatezza, ma anche chiaro l’orientamento circa le linne guida da seguire da parte di una comunità, di uno stato di una persona.
A mio avviso si sta passando dalla differenza sessuale alla indifferenza sessuale…maschio, femmina, padre, madre, figlio, possono essere interscambiabili, modificabili o prodotti tramite manipolazionitecniche
3 Gennaio 2013 at 20:08
Non so se interpreto correttamente il suo lungo commento, l’antropologia cattolica si riferisce sicuramente all’uomo e alla donna come a entità naturali e create ma, anche se il concetto stesso di natura è particolarmente insidioso, non sembra una fondazione sufficiente dell’omofobia. Trovo particolarmente interessante la sua osservazione finale, un po’ sconsolata, sui cambiamenti del genere legati al costume (le manipolazioni genetiche sono legate al costume, non solo alla scoperta scientifica). Ecco, credo che quello che osserva sia la migliore testimonianza della differenza tra sesso (biologico) e genere (culturale) che la Chiesa nega contro ogni evidenza e che può essere difficile da comprendere, ma non si può eludere.
3 Gennaio 2013 at 21:59
Seguito:
C’è una sorta d’internazionalismo sessuale, siamo tutti uguali, indistinti, la sessualità sarebbe un continuo divenire.
La deriva dei diritti amplia all’infinito ogni sorta di desiderio…ma il diritto è tale quando è per tutti e vale dappertutto.
In apparenza viene lasciata ai singoli totale libertà di autodeterminarsi, in realtà s’impone una logica che appiattisce le diverse esperienze,i diversi mondi e differenze fisiche, i diversi pudori, le diversità biologiche, comportamentali, ormonali, psicologiche, antropologiche, ignorando la specificità e impedendo di valutarla per quello che è.
L’essere umano nasce aperto all’infinito, in un corpo sessuato di maschio e femmina, questo è un valore che va custodito, va valorizzata la reciprocità maschio-femmina. Nel corpo umano è impresso un progetto ed un cantiere che tendono ad un equilibrio dinamico fra autonomia e dipendenza, mirano a favorire l’integrarsi di tutte le potenzialità della persona di cui la corporeità sessuale è una dimensione costitutiva maschile e femminile.
L’uguaglianza esige la diversità!
Perchè il matrimonio e la famiglia sono valori pubblici?Perchè il diritto riconosce al matrimonio(eterosessuale)un bene sociale primario?Non per premiare l’unione fedele tra due sposi, la qualità della loro relazione, MA PERCHè VALUTA IL BENE SOCIALE CHE SEGUE AL VINCOLO MATRIMONIALE
-è un’assunzione definitiva del proprio impegno nei confronti dell’altro, è stabilità, è unità;
-è la cellula fondamentale della coesione sociale, del futuro;
-è reciprocità e complementarietà;
-è concreazione e continuazione della specie umana;
-ll fondamento della famiglia sono le dinamiche relazionali, dialogo fra generazioni, condivisione di amore, rispetto, felicità e sofferenza, L’ORDINE DELLE GENERAZIONI ;
Nei paesi che hanno istituzionalizzato le nozze omosessuali, l’1,5% dei matrimoni riguardano persone dello stesso sesso.
Il matrimonio in tali casi è OGGETTIVAMENTE sterile, è CONTRO NATURA, non riguardo a quanto si riferisce o si pensa genericamente sulla sessualità degli omosessuali,quanto nel senso che natura(parola contratta di nascitura) è una parola che integra il nascere, il crescere, cosa che in origine è negata ad ogni relazione omosessuale.
Nel caso di una famiglia che non potesse ab origine sperare su una possibile nascita, mancherebbe la relazione anche simbolica fra nascita e legame filiale che è un pilastro antropologico.
I figli non sono oggetto di un diritto…il diritto di avere figli!
E’ importante il benessere dei figli, il loro sviluppo equilibrato, ma qui si tratta d’altro, è una questione antropologica!
Prima di parlare di omofobia, termine in uso dagli anni ’70, mi chiedo se non sia il caso anche di ragionare sull’omocrazia.
Gli omosessuali sarebbero i migliori…in tutto…più intelligenti, più sensibili, più creativi, dalla moda, all’arte in tutte le sue manifestazioni, alla politica, ai media,alla cultura..cioè alll’insieme di modi di essere, di simboli, di modi di fare, dov’è l’omofobia? Io vedo omocrazia, un potere reale, un potere di condizionamento e di orientamento culturale molto netto, attraverso lobby agguerrite e potenti.Vedo un pesante conformismo ed un pensiero allineato e coperto sul politicamente corretto….il solo parlare criticamente, in certi ambiti, degli omosessuali diventa atto di coraggio. C’è un processo d’induzione a non parlare di tale tema con azioni di stalinismo strisciante.
Nella cultura “omosessuale” dell’antica grecia che ogni tanto viene tirata in ballo, non c’era la pretesa che essere omosessuale o vivere da omosessuale fosse omologabile all’eterosessualità. Lanaturafaceva da sfondo, aveva un suo ruolo, la natura creava l’artificio, non il contrario.
La famiglia aveva un senso…basta rilegere l’Odissea…Ulisse, Penelope, Telemaco, la patria Itaca…
Ll’OMOFOBIA E’ UNA MALATTIA COME LA CLAUSTROFOBIA? COME L’AGAROFOBIA?
Bisogna ricorrere al medico?Ad uno specialista in omofobia?
Con una legge contro l’omofobia si tenderebbe non tanto a proteggere una categoria, omo o trans, ma a riconoscere l’omosessualità come qualcosa di particolarmente prezioso che va normalizzato e valorizzato, tanto da meritare un di più di tutele e protezione.
Credo infine che occorra riconoscere e valorizzare le potenzialità di ciascun individuo, nell’ottica del siamo tutti fratelli , dignità e rispetto per ogni persona, riconoscere l’uguaglianza come fondamento sostanziale della libertà. Eliminare ogni forma di intolleranza e discriminazione,anche quelle che impongono in nome della parità dei sessi di eliminare i colori rosa e azzurro, di non usare più le parole padre e madre, di eliminare il lui e il lei, usare il neutro,avendo come sfondo una comunità che vuole crescere, vuole avere un’anima,una storia,anche biologica, un futuro.
Le discriminazioni non si abbattono appiattendo le differenze, ma valorizzandole.
3 Gennaio 2013 at 22:30
un punto di vista che rispetto (fino alla soglia dell’omofobia esclusa), ma non condivido, perché tutti i suoi presupposti, assunti come dati, per me sono problematici, niente affatto scontati (alcuni più di altri, come l’idea che esista qualcosa “contro-natura” e prima ancora che esista una “natura”). Sull’omocrazia comunque può stare tranquillo, basta fare un giretto tra i quindicenni per rendersi conto di cosa passa una persona di quell’età se solo i suoi coetanei dubitano della sua “normalità”. E’ proprio guardando a quelle fragilità e ai drammi che si porta dietro la faticosa costruzione dell’identità (che le sembra così spontanea e naturale) che la mia tolleranza verso posizioni come le sue tocca il minimo.
26 Maggio 2013 at 21:47
25 maggio 2013. Davide Tancredi, 17 anni, ha scritto a Repubblica dopo il suicidio di Dominique Venner in Notre Dame.
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/25/news/lettera_diciassettene-59584404/?ref=HREC1-5
CARO direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio. Ciò che mi ha spinto a scrivere è la notizia di un gesto avvenuto nella cattedrale parigina. Un uomo, un esponente di destra, si è tolto la vita in modo eclatante sugli scalini della famosa chiesa per manifestare il proprio disappunto contro la legge per i matrimoni gay deliberata dall’Assemblea Nazionale francese.
Nonostante gli insegnamenti dalla morale cristiana, io ritengo che il suicidio sia un gesto rispettabile: una persona che arriva a privarsi del bene più prezioso in nome di una cosa in cui crede, merita molta stima e riguardo; ma neppure questa considerazione riesce a posizionare sotto una luce favorevole quello che mi appare come il gesto vano di un folle. La vita degli altri continua anche dopo la fine della nostra. Siamo destinati a scomparire, anche se abbiamo riscritto i libri di storia. Morire per opporsi all’evolversi di una società che tenta di diventare più civile è ottusità e evidente sopravvalutazione delle proprie forze.
Il Parlamento italiano riscontrando l’epico passo del suo omologo d’oltralpe ha subito dichiarato di mettersi in linea per i diritti di tutti. Una promessa ben più vana del gesto di un folle. Tutti sappiamo come il nostro Paese sia l’ultimo della classe e che non ci tenga ad apparire come il più progressista. Si accontenta di imitare o, peggio ancora, finge di farlo. La cultura italiana rabbrividisce al pensiero che due persone dello stesso sesso possano amarsi: perché è contro natura, perché è contro i precetti religiosi o semplicemente perché è odio abbastanza stupido da poter essere italiano. Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia “anormale” dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi. In questo consiste il matrimonio, soprattutto nella mentalità cattolica. E allora perché quest’ostinata battaglia?
Io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così. Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottanta anni ma sopravvivere all’adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti, senza vizi o depravazioni. Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. Se ci fosse un po’ meno discriminazione e un po’ più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perché loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati. Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay – non sono così sconsiderato – chiedo solo di essere ascoltato.
Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l’omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta. Non c’è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi. Noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce, siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile. Ma orgogliosi di esserlo. Chiediamo solo di esistere.