Posts tagged ‘borsa’

11 Dicembre, 2018

Wall Street, The Song of the Meal

by gabriella

The Song of The Meal è cantata dai broker Mark Hannah e Jordan Belfort durante il pranzo del primo giorno di lavoro di Belfort a Wall Street, una scena di The Wolf of Wall Street (magistralmente interpretata da Matthew McConaughey) realizzato da Martin Scorzese nel 2013 dall’autobiografia di Jordan Belfort.

Il nome di questo autentico canto tribale del broker viene dall’invito di Hannah al giovane collega “to fuck the client” e “put the meal on the table”.

In questa preziosa testimonianza etnografica dello stile di vita del potere finanziario emerge la consapevolezza di esistere per frodare il cliente, di fare soldi per i soldi e di non creare nulla, ma essere agenti della perpetua rivoluzione del fake che Hannah battezzafugazi“, con i soli alleati di «cocaine» and «sex addictions».

La versione italiana è, eventualmente, qui nel pessimo doppiaggio realizzato, all’originale ho aggiunto i sottotitoli in italiano [cliccare su sottotitoli per avviarli].

Tootski?

Oh, no. Thank you, though.

Mr. Hanna, what can I bring for you on this glorious afternoon?
Well, Hector, here’s the game plan. You’re gonna bring us two Absolut martinis.You know how I like them. Straight up. And then precisely seven and one half minutes after that, you’re gonna bring us two more. Then two more after that every five minutes until one of us passes the fuck out.

Excellent strategy, sir.
I’m good with water for now.
Thank you.

It’s his first day on Wall Street. Give him time.

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9 Dicembre, 2018

Pierluigi Pellini, Letteratura e finanza

by gabriella

aviditàLe parole e le cose pubblica questo bel saggio di Pierluigi Pellini sull’evoluzione della narrazione letteraria del denaro e dell’homo oeconomicus tra ottocento e novecento.

Il denaro è tema letterario di lunga durata, fin dall’antichità. Ma solo con il novel e il teatro del Settecento – da Defoe a Goldoni – le vicende economiche si fanno al tempo stesso motore dell’azione (oggetto del desiderio, motivo di conflitti e rivalità) e principio assiologico: in un contesto mercantile che non riconosce altro valore né altra autorità.

Perché i soldi diventino però l’esclusiva ragione di vita non di un tipo presentato come abnorme – come l’avaro, da Plauto a Molière – ma della quasi totalità dei personaggi romanzeschi; perché tutti i valori della tradizione (virtù, onore, amore) cedano il passo alla logica del profitto; perché insomma l’homo fictus della narrativa si tramuti in homo oeconomicus, si dovrà attendere La Comédie humaine.

Honoré de Balzac (1899 – 1950)

Nel romanzo dell’Ottocento, non si contano avari, accumulatori, speculatori.

In Balzac, il vecchio Grandet guadagna con il commercio una ricchezza enorme, che lesina ai familiari con patologica grettezza (Eugénie Grandet); l’onesto profumiere César Birotteau fa il passo più lungo della gamba, lanciandosi in disastrose speculazioni, e finisce rovinato: fra debiti, cambiali e loschi profittatori (Histoire de la grandeur et de la décadence de César Birotteau); per l’usuraio protagonista di Gobseck, oro e denaro sono strumenti di potere demiurgico e oggetti del desiderio esclusivi, su cui riversare, in un parossismo al tempo stesso esemplare e patologico, ogni energia libidica.

denaro

Il denaro, per impiegare la terminologia degli alienisti coevi (Esquirol), è la monomania di tutti i personaggi balzachiani. Perfino il patetico protagonista del Père Goriot, vittima dell’interesse e dell’egoismo imperante, non esita a dichiarare che «l’argent, c’est la vie» (i soldi sono la vita); e a ammettere che il soldo, quasi personificato, «fa tutto» («monnaie fait tout»).

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