Posts tagged ‘indignazione’

3 Novembre, 2012

Mario Dogliani, Costituzione e virtù politica

by gabriella

Il professor Dogliani inquadra dal punto di vista aristotelico – di una costituzione della città saldamente legata alla realizzazione della vita buona dei suoi cittadini – il rapporto tra declino della virtù politica e tradimento costituzionale. La nostra sarebbe, per dirla con lo stagirita, una “città solo a parole”, nella quale una politica servile ha smarrito il vincolo di fedeltà costituzionale alla felicità dei propri cittadini. Che il professore lo dichiari con candore in un convegno del PD, pare il segnale più evidente dell’astrattezza del costituzionalismo.

1. Ci stiamo inabissando. Stiamo correndo a grandi passi verso un qualcosa di molto simile a una regressione verso un primitivismo politico: il paese continua a dimostrarsi attratto (certo, provocato da comportamenti politici vergognosi) da forme, diciamo così, semplificate ed elementari di organizzazione e legittimazione del potere, mostrando di non avere alcuna fiducia nel conflitto democratico. Continua a resistere, mutate le forme, il richiamo esercitato da un potere illusionistico (non sprechiamo l’aggettivo “carismatico”) fondato sulla affabulazione e sulla manipolazionequello descritto con precisione da Thomas Mann ne Mario e il mago (Mario und der Zauberer) nel 1930 – i cui interessi sono stabilmente sincronizzati con quelli dei poteri extrasociali (i signori dell’oro, nazionali e internazionali, e i signori dello spirito, tutori dei credenti non adulti).

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14 Agosto, 2012

Pierluigi Vuillermin, Brecht: “Cinque difficoltà per chi scrive la verità”

by gabriella

Il Brecht parresiaste, analizzato in un brillante saggio di Pierluigi Vuillermin uscito su Kainòs nel 2012.

Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l’ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l’accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata, l’arte di renderla maneggevole come un’arma; l’avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l’astuzia di divulgarla fra questi ultimi.

Bertold Brecht

In questo saggio1 mi propongo di rileggere, e in un certo senso riattualizzare, un famoso testo brechtiano degli anni Trenta. Si tratta di uno scritto politico-letterario che Brecht pubblica nel 1935, dopo l’avvento di Hitler al potere, in cui il drammaturgo tedesco, ormai in esilio, rivolgendosi agli artisti e agli intellettuali, enuncia le regole programmatiche (quasi un manuale di strategia militare) per dire la verità ai deboli e combattere la menzogna dei potenti.

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