Posts tagged ‘Marx’

14 Marzo, 2018

Il gioco delle signorine Marx

by gabriella

Marx nel 1869Le tre figlie di Marx erano particolarmente appassionate di una sorta di gioco di società, pare molto diffuso nell’età vittoriana, che consisteva nella formulazione di alcune domande che avrebbero dovuto far emergere la personalità dell’interrogato.

Tratto da U. Curi, Marx e la rivoluzione, 8. Capire la filosofia. La filosofia raccontata dai filosofi. La biblioteca di Repubblica, 2011.

Le domande che le figlie rivolgevano a Marx riguardano anche aspetti davvero minori, secondari nella vita dell’autore:

La virtù che preferisci? La semplicità
La qualità che preferisci in un uomo? La forza
La qualità che preferisci in una donna? La debolezza

La tua caratteristica principale? La determinazione
La tua idea della felicità? Lottare
La tua idea dell’infelicità? La sottomissione

Il difetto che scusi di più? La credulità
Il difetto che detesti di più? Il servilismo

La tua occupazione preferita? Razzolare tra i libri
Il tuo poeta preferito? Shakespeare, Eschilo, Goethe
Il tuo eroe preferito? Spartaco, Keplero
Il tuo piatto preferito? Il pesce

Il tuo motto preferito? De omnibus disputandum (occorre discutere e dubitare di tutto)
La tua massima preferita? Nihil humani a me alienum puto (Terenzio, Heautontimoroumenos “niente di ciò che è umano mi è estraneo”).

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14 Marzo, 2018

Pierre Macherey, Le lettere di Marx a Ruge

by gabriella

Deutsch_Franz_JahrbücherTraggo da Consecutio temporum questa bella ricostruzione degli interessi che Marx e Ruge [e Feuerbach] condensarono intorno alla pubblicazione a Parigi del primo [ed unico] numero degli Annali franco-tedeschi, dedicati alla ricerca dei mezzi necessari alla realizzazione pratica della filosofia, il compito che Marx le darà nell’undicesima tesi su Feuerbach.

E così ho finito con il nostro compito comune, ossia l’analisi del filisteo e del suo Stato. Non dirà che ho troppa fiducia nel presente; e se tuttavia non dubito di esso è solo perché la sua situazione disperata mi riempie di speranza. Non parlo affatto dell’incapacità dei signori e dell’indolenza dei servi e dei sudditi, i quali lasciano che tutto vada come piace a Dio; anche se le due cose insieme basterebbero già a provocare una catastrofe. Richiamo la sua attenzione sul fatto che i nemici del filisteismo, ossia tutti coloro che pensano e soffrono, sono giunti a un’intesa per la quale in passato mancavano loro i mezzi; e che persino il sistema passivo di riproduzione degli antichi sudditi arruola ogni giorno nuove reclute al servizio della nuova umanità […] Da parte nostra dobbiamo portare completamente alla luce del giorno il vecchio mondo e creare positivamente il nuovo mondo. Quanto più a lungo gli eventi lasceranno all’umanità che pensa tempo per riflettere e all’umanità che soffre tempo per unirsi, tanto più perfetto verrà al mondo il frutto che il presente porta in grembo.

La riforma della coscienza consiste solo nel rendere il mondo consapevole di se stesso, nel ridestarlo dal suo ripiegamento trasognato, nello spiegargli le sue proprie azioni. Come per la critica della religione di Feuerbach, il nostro scopo non è altro che condurre alla forma umana autocosciente tutte le questioni religiose e politiche.

Karl Marx

Nel marzo 1844 apparve l’unico numero della rivista che Marx, allora deciso a prendere in teoria ed in pratica la massima distanza dalla Germania, aveva fondato a Parigi con Arnold Ruge. Questa pubblicazione comprendeva tre contributi firmati da Marx: uno scambio di lettere con Arnold Ruge, l’articolo su La questione Ebraica (in risposta ad un articolo pubblicato sotto lo stesso titolo da Bruno Bauer) e un’Introduzione alla critica della filosofia del diritto pubblico, redatta a partire del commentario dei passi della terza parte dei Lineamenti della filosofia del diritto di Hegel consacrati allo Stato costituzionale, commentario che Marx – che aveva senza dubbio intrapreso questo lavoro nel 1842 – aveva abbozzato a Kreuznach nel 1843, ma lasciato incompiuto.

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12 Febbraio, 2018

L’eredità hegeliana e il superamento dell’idealismo

by gabriella
David Friedrich Strauss

David Friedrich Strauss (1808-1874)

La filosofia europea dopo la morte di Hegel: la scuola e la dissoluzione dell’idealismo

Indice

1. Destra e sinistra hegeliane
      1.1 I giovani hegeliani
2. La reazione antihegeliana

 

Videolezione: [Gianfranco Marini, Destra e sinistra hegeliana]

 

Destra e sinistra hegeliane

Dopo la morte di Hegel, avvenuta nel 1831, i suoi seguaci si divisero in correnti diverse che proposero interpretazioni opposte della religione e dei fenomeni storico-sociali. Dopo alcuni anni, l’ampiezza della frattura portò alla dissoluzione della scuola stessa e al superamento dell’idealismo.

Le principali questioni su cui si concentrò il dibattito subito dopo la morte di Hegel furono il rapporto tra filosofia e religione cristiana e il significato politico della stessa filosofia hegeliana. Su tali questioni si verificò quasi subito una spaccatura tra i cosiddetti vecchi e giovani hegeliani. La divaricazione divenne evidente nel 1837, quando David Friedrich Strauss propose di denominare le due fazioni “destra” e “sinistra” hegeliana, usando un’immagine che rievocava la disposizione degli schieramenti nel parlamento francese.

I vecchi hegeliani conferivano particolare importanza al sistema hegeliano ed erano particolarmente inclini a servirsene per giustificare l’esistente, dallo stato prussiano ai dogmi della religione cristiana. La loro era una posizione fortemente conservatrice che arrivò ad utilizzare la filosofia di Hegel per legittimare aprioristicamente le istituzioni statali, ritenute razionali in quanto reali, secondo l’insegnamento dei Lineamenti di filosofia del diritto.

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22 Dicembre, 2017

André Gorz, L’invenzione del lavoro

by gabriella

André-GorzIn queste pagine, tratte da Metamorfosi del lavoro [Métamorphoses du travail. Quête du sens Critique de la raison économique, 1988, trad. it. Bollati, 1992, pp. 21-32] Gorz illustra la grande trasformazione dell’industrialismo con la quale «l’attività produttiva si separava dal suo senso, dalle sue motivazioni e dal suo oggetto per diventare il semplice mezzo per guadagnare un salario, cessa[ndo] di far parte della vita per diventare il mezzo per “guadagnarsi da vivere”».

Gorz getta lo sguardo su un meccanismo di alienazione tanto quanto di soggettivazione, nella fase storica in cui, come osserva in un altro scritto, a partire dagli anni ’80 «stiamo uscendo dalla società del lavoro senza crearne nessun’altra».

 

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14 Marzo, 2017

Rapporto della polizia prussiana sull’esilio londinese di Marx

by gabriella

Karl Marx (1818 – 1883)

Il rapporto redatto nel 1852-53 da un agente della polizia prussiana su Karl Marx e la sua famiglia.

Il capo di questo partito (dei comunisti) è Karl Marx; i sottocapi sono Friedrich Engels a Manchester, Freiligrath e Wolff (detto Lupus) a Londra, Heine a Parigi, Weydemeyer e Cluss in America; Burgers e Daniels lo erano a Colonia, Weerth ad Amburgo. Ma la mente attiva e creatrice, la vera anima del partito è Marx; perciò voglio informarla anche della sua personalità.

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23 Febbraio, 2017

Status e ruolo

by gabriella

Indice

1. Origine e significato del concetto di status
2. Il possesso dello status
3. Il concetto di ruolo

 

1. Origine e significato del concetto di status

Indicatori di status sociale

Indicatori di status

Con il termine latino status si intende la posizione occupata da un individuo nella società.

La posizione sociale è una determinata condizione in un sistema di relazioni, alla quale sono connessi diritti o doveri, e un certo grado di prestigio (onore, rispetto, deferenza) corrispondente a qualche forma di ricchezza o proprietà, di potere o d’in­fluenza. In questa accezione lo status identifica e segnala una posizione sociale, mentre il ruolo ne è la conseguenza sul piano normativo; prescrive, cioè i comportamenti conformi allo status.

Nell’antica Roma, il termine status indicava la condizione giuridica di una persona, ovvero la sua idoneità ad essere il sog­getto di un determinato diritto civile, politico, patri­moniale.

Era detta status libertatis la condizione di una persona che nasceva libera, o lo diventava per concessione del padrone o per affrancamento; status civitatis la condizione di cittadino romano, spettante per na­scita o per riconoscimento legale; status familiae la condizione di membro di una familia o di un casato.

Nel diritto romano era pertanto implicita la distin­zione tra status e posizione, cioè la consapevolezza della natura convenzionale dello status, come mostrano i casi in cui ad uno degli occupanti di un medesimo officium (servizio, posto, carica, corrispondente appunto a posizione) era attribuito per merito uno speciale status, o i casi di acquisto o perdita dello status civitatis, la cittadinanza romana.

Ai romani non sfuggiva nemmeno la natura relazionale e produttrice di diseguaglianza dello status, poiché il filius ne aveva uno meno prestigioso di quello del pater, mentre lo schiavo o lo straniero non ne avevano nessuno.

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21 Giugno, 2015

Francesco Berto, Essere e non essere, questo è il problema

by gabriella

contraddizione-499-bertoUna rilettura del principio di non contraddizione alla luce delle logiche contemporanee. Tratto da Micromega.

«Esiste negli esseri un principio rispetto al quale è necessario che si sia sempre nel vero: è questo il principio che afferma che non è possibile che la medesima cosa in un unico e medesimo tempo sia e non sia».

Così Aristotele introduce, nel quarto libro della Metafisica, un principio destinato al nome di “Principio di Non-Contraddizione” – e a diventare la legge più autorevole del pensiero occidentale (firmissimum omnium principiorum, dicevano i medievali).

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30 Aprile, 2015

Gianni Vattimo, La scuola del sospetto

by gabriella
16 Gennaio, 2015

La reificazione

by gabriella
Tecnoscienza

Denaro e tecnoscienze: lo zeitgeist del XXI secolo

Rimaneggio la bella recensione di Carlo Crosato a Sulla reificazione. Nuove prospettive teoriche (Mimesis, 2013), volume che raccoglie gli studi sul concetto hegeliano e marxiano e la sua evoluzione novecentesca di Lucio Cortella e Alessandro Bellan. Dal Rasoio di Occam.

[…] Alla esplicitazione d[el concetto di reificazione] è consacrato Teorie della reificazione (a cura del recentemente scomparso Alessandro Bellan, edito da Mimesis, nel 2013). L’obiettivo generale del libro, infatti, è chiarire il significato della reificazione, depurarlo da letture fuorvianti e da incomprensioni che lo identificano con altri concetti – quali l’alienazione (altro termine centrale nel pensiero marxiano) e il feticismo (su cui la Scuola di Francoforte ha molto ragionato, specie per voce di Adorno e Horkheimer) –; inquadrare la dinamica reificante all’interno delle relazioni che l’uomo intrattiene con il mondo, precisando in modo quanto più intensivo possibile il campo d’interesse. […]

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16 Giugno, 2014

Thomas Piketty, Le capital au XXIe siècle

by gabriella

thomas_pikettyIl saggio di Thomas Piketty, Le capital au XXIe siècle, è diventato un caso editoriale negli Stati Uniti, dove gli economisti meno allineati con l’ortodossia liberale (Krugman, Stiglitz) lo hanno acclamato come testo chiave per comprendere le tendenze strutturali del sistema capitalistico in riferimento all’equità distributiva. La tesi di Piketty è che in un sistema di mercato, la rendita – il reddito da capitale – è maggiore dell’aumento della produttività e del reddito da lavoro (r > g), così che le diseguaglianze economiche non possono che aumentare, soprattutto nei periodi di bassa crescita. Non a caso, uno dei riferimenti iniziali dell’introduzione è Balzac e quel XIX secolo degli ereditieri e delle grandi fortune che Piketty indica come il modello più verosimile del XXI.

La lunga introduzione (accessibile gratuitamente in rete nell’originale francese e incollata sotto) parte dal confronto storico tra le prognosi, parimenti infauste, di Malthus, Ricardo e Marx per i quali le diseguaglianze economiche sono destinate ad impennarsi, rispettivamente, per effetto della sovrappolazione e della scarsità di risorse alimentari, della concentrazione della proprietà fondiaria e della tendenza capitalistica all’accumulazione infinita. Questi autori basavano le loro analisi sul principio di scarsità, incapaci di immaginare, osserva Piketty, come l’aumento della produttività e la spinta delle rivoluzioni tecnologiche avrebbero di lì a poco contrastato la tendenza all’accrescimento delle diseguaglianze, facendo lievitare la ricchezza disponibile e rendendo possibile una maggiore perequazione.

Gli shock economici legati ai due conflitti mondiali e alla ricostruzione posero le condizioni per l’inversione del paradigma apocalittico e per la sua sostituzione con la curva di Kuznets, la quale suggerisce che le diseguaglianze economiche sono destinate ad accrescersi solo nella prima fase dello sviluppo industriale, per attenuarsi fisiologicamente in quelle successive. Nasce con la conferenza di Detroit (1953) e la cattiva divulgazione delle tesi di Kuznets il mito del capitalismo del benessere diffuso e della distribuzione equa della ricchezza in base al merito e al talento quale principio immanente dell’economia di mercato. Si trattava piuttosto, argomenta Piketty, di situazioni determinate da scelte politiche ed eventi irripetibili, la cui inesistenza determina oggi il ritorno ai normali squilibri ottocenteschi. Non per niente il libro si apre con le tragiche rivendicazioni salariali a monte dello sciopero di Marikana in cui trentadue minatori furono uccisi dalla polizia di Johannesburg nel 2012, non diversamente dagli operai di piazza Haymarket del 1° maggio 1886.

 Les distinctions sociales ne peuvent être
fondées que sur l’utilité commune.

Article premier, Déclaration des droits de l’homme
et du citoyen, 1789.

Marikana, 2012

Marikana, 2012

Chicago, Haymarket 1886

Chicago, Haymarket 1886

La répartition des richesses est l’une des questions les plus vives et les plus débattues aujourd’hui. Mais que sait-on vraiment de son évolution sur le long terme ? La dynamique de l’accumulation du capital privé conduit- elle inévitablement à une concentration toujours plus forte de la richesse et du pouvoir entre quelques mains, comme l’a cru Marx au xixe siècle ?

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