Crisi del welfare e governo penale della miseria. Esercitazione per la seconda prova

by gabriella

carcereLeggere i brani sottostanti, tratti da articoli e saggi di Alessandro de Giorgi, Loïc Wacquant, Robert Castel e Alessandro dal Lago e stendere lo schema di un tema di scienze umane che illustri:

1. La filosofia che ha sostenuto le politiche di sicurezza statunitensi della «tolleranza zero».

2. Le ragioni dell’aumento della popolazione carceraria e della composizione sociale del carcere a trent’anni di distanza dal discorso di Reagan.

3. Le ragioni della svolta punitiva e dell’equivalenza simbolica tra razza e criminalità.

4. Il rapporto tra il «moral panic» e la «democrazia punitiva».

5. Le ragioni della legittimazione sociale della svolta punitiva.

Servirsi del dizionario e di wikipedia per approfondire i concetti di “fordismo”, “neoliberismo”, “laissez-faire”, modello penale “three strike and you’re out”, politiche “bipartisan”.

Copiare poi le scalette nello spazio dedicato ai commenti.

 

Alessandro de Giorgi, La paura neoliberista e il governo penale della miseria

reagan

Ronald Reagan (1911 – 2004)

Il 14 ottobre 1982 Ronald Reagan teneva un importante discorso in cui illustrava la svolta punitiva alla base della nuova politica criminale della sua amministrazione:

«La crescita di una classe criminale senza scrupoli è stata in parte il risultato di una filosofia sociale sbagliata, che in modo utopico considera l’uomo come prodotto del suo ambiente, mentre la trasgressione è vista sempre come conseguenza di condizioni socio-economiche svantaggiate. Questa filosofia predica che dove si verifica un crimine è responsabile la società, non l’individuo. Ma il popolo americano sta finalmente riaffermando alcune verità indiscutibili: il bene e il male esistono, gli individui sono responsabili delle proprie azioni, il male è spesso frutto di una scelta, e la pena deve essere certa e immediata per chi si fa strada a danno degli innocenti».

A trent’anni da quella dichiarazione di guerra alla criminalità la popolazione carceraria degli Usa ha raggiunto la quota di 2,4 milioni di individui confinati in oltre 5000 istituti penali, per un tasso di incarcerazione di 756 soggetti per 100.000abitanti. Nel complesso 7,2 milioni di persone sono sottoposte a controllo penale: il 2,4% della popolazione. Sebbene trascurata dai media e dal dibattito politico, la situazione carceraria statunitense rappresenta una vera e propria emergenza sociale, risultato di quarant’anni di simbiosi tra liberismo economico e governo punitivo della povertà.

Le coordinate del neoliberismo punitivo si erano delineate già all’inizio degli anni Settanta. Parallelamente alla ristrutturazione capitalistica che sanciva il superamento del sistema fordista keynesiano a favore di un modello di accumulazione flessibile, si registrava una crescita prima progressiva, poi verticale (soprattutto in coincidenza con la distruzione del welfare, realizzata in modo bipartisan tra gli anni Ottanta e Novanta) del sistema penale quale strumento di governo della marginalità urbana. Se fino ai primi anni Settanta i tassi d’incarcerazione statunitensi erano mediamente inferiori a quelli di altre democrazie occidentali, oggi gli Usa sono la prima democrazia punitiva del mondo.

La pluridecennale guerra alla criminalità e alla droga, che nell’agenda politica revanchista della destra americana ha sostituito la guerra alla povertà dichiarata da Johnson nel 1964, ha determinato la legittimazione di ogni eccesso penale in nome della difesa sociale contro le nuove «classi pericolose». Tra il 1977 e il 2007 negli Usa sono state eseguite 1099 condanne a morte, con una media di tre al mese. Sull’onda del panico morale [l’espressione “moral panic” è stata coniata in sociologia negli anni 1970 per identificare un allarme sociale creato ad arte amplificando fatti reali ed esagerandone il numero attraverso statistiche poco scientifiche e diffuse strumentalmente, nonché presentando come “nuovi” fatti e comportamenti in realtà già noti, NDR] suscitato da alcuni crimini eccellenti si sono moltiplicate pratiche penali di tipo autoritario e populista: la pena capitale anche per malati di mente; l’ergastolo anche per i minori; le leggi «Three Strikes» che prevedono l’ergastolo per chiunque commetta un terzo reato anche non grave; la reintroduzione dei lavori forzati in diversi stati del Sud; la pubblicazione dei dati personali e delle foto segnaletiche degli ex detenuti per reati sessuali.

Ma la rivoluzione punitiva si è estesa anche ad altri ambiti della vita sociale, investendo settori tradizionalmente estranei al sistema penale. Si pensi alla afroamericano foto segnaleticafamigerata «riforma» del welfare attuata da Clinton nel 1996, che esclude dall’assistenza sanitaria, dall’edilizia popolare e dai sussidi di disoccupazione chiunque abbia riportato una condanna per reati di droga; o al fatto che i pochi poveri americani che ancora hanno accesso a qualche forma di assistenza sono sottoposti a forme di controllo stigmatizzanti e punitive – quali i test antidroga imposti in diversi Stati come condizione per l’accesso ai sussidi – che di fatto saldano l’assistenza sociale al sistema penale.È stato con queste politiche, volte a disciplinare una popolazione in maggioranza afro-americana e latina sempre più povera e resa superflua dalla ristrutturazione capitalistica, che nell’immaginario sociale americano si è costruita l’equivalenza simbolica tra razza, welfare e criminalità. Le statistiche mostrano che gli afro-americani costituiscono la maggioranza della popolazione carceraria degli Usa, pur rappresentando solo il 12% della popolazione. Un giovane afro-americano su tre di età compresa tra i 20 e i 29 anni è oggi sottoposto a controllo penale. Alle attuali condizioni, un ragazzino afro-americano nato nel 2001 ha il 32%di probabilità di finire in carcere durante la propria vita: un evento più probabile che non iscriversi all’università, arruolarsi nell’esercito o sposarsi.

 

Loïc Wacquant, Punire i poveri. Il nuovo governo dell’insicurezza sociale, (2004)

carceri USA

carcere USA

Privi per lo più della possibilità di accedere a misure di sostegno del reddito e reintegrazione sociale, spesso malati o tossicodipendenti, il 70% dei detenuti americani torna in carcere entro i successivi tre anni, dando luogo a

«un vero e proprio sistema di riciclaggio dell’eccedenza umana prodotta da un modello sociale incardinato nella simbiosi tra laissez-faire economico [essenza della deregolazione e del primato dell’economico sul politico propria dell’ideologia del liberalismo economico] e populismo penale».

Ma,

«l’improvvisa proclamazione di uno ‘stato d’emergenza’ poliziesco e penale negli Stati Uniti e vent’anni dopo, secondo lo stesso schema, in Europa, non corrisponde a nessuna rottura dell’evoluzione della delinquenza che […] non è bruscamente aumentata né ha cambiato aspetto all’inizio dei periodi di interesse sull’una e l’altra sponda dell’Atlantico. […] Non è tanto la criminalità a essere cambiata, in questo caso, quanto lo sguardo rivolto dalla società su certe illegalità di strada – ossia sulle popolazioni diseredate e disonorate per situazione o per origine che ne sono probabilemnte resposanbili e sul posto che essere occupano nel contesto urbano – e l’uso che se ne fa in campo politico e mediatico.

Queste categorie di scarto – giovani disoccupati delle periferie degradate, mendicanti e senzatetto dei quartieri centrali, nomadi e tossicodipendenti alla deriva, immigrati di colore senza permesso di soggiorno e senza vincoli familiari, hanno impriovvisamente assunto rilevanza nello spazio pubblico, dove la loro presenza è divenuta indesiderabile e i loro comportamenti intollerabili, perché essere sono  l’incarnazioen vivente e minacciosa dell’insicurezza sociale generalizzata prodotta dalla disgregazione del lavoro salariato stabile […] promosso a paradigma operativo nei decenni dell’espansione fordista (1945-1975)».

 

Robert Castel, L’insicurezza sociale. Che significa essere protetti? (2003)

Sull’altro versante sociale, il discorso securitario inaugurato da Reagan è stato indirizzato a una classe media impoverita dalle crisi economiche e dalle politiche di riduzione delle protezioni sociali,

«frange della popolazione ormai convinte di essere state lasciate ai margini del percorso, incapaci di controllare il loro futuro in un mondo sempre più segnato dal cambiamento. [Strati di popolazione i cui valori] sono più rivolti al passato che a un avvenire che incute paura. Il risentimento non predispone né alla generosità, né alla capacità di rischiare. Esso induce un atteggiamento difensivo che rifiuta le novità, ma anche il pluralismo e le differenze. Nelle relazioni che intrattengono con gli altri gruppi sociali, queste categorie sacrificate, piuttosto che accogliere la diversità che tali gruppi rappresentano, cercano in essi dei capri espiatori capaci di spiegare la loro sensazione di abbandono.

 

Jonathan Simon, Il governo della paura

Mary Douglas

Mary Douglas (1921 – 2007)

Nel suo libro Rischio e colpa, Mary Douglas sottolinea che una “cultura della non colpevolezza” rispetto alla questione criminale – approccio che l’assistenzialismo penale implicitamente sposa – è subordinata all’esistenza di un’efficace copertura assicurativa e di un corposo flusso di doni. Laddove le società a libero mercato tendono a ritenere gli individui responsabili per i danni da loro provocati, e permettono al rischio di ricadere su chi se ne assume la responsabilità, le culture che promuovono più solidarietà (quelle nelle quali gli individui sono vincolati all’interno di reti di fiducia e di mutuo aiuto) concordano che i danni siano assorbiti dal gruppo, e prevedono I’esistenza di una responsabilità collettiva.

Mary Douglas sostiene che una cultura che si fonda su meccanismi restituivi, anziché sull’imputazione della colpa о sull’irrogazione della pena, è espressione di una società all’interno della quale, nella maggior parte dei cai, le persone nutrono aspettative di tipo riparativo e vi fanno affidamento. Solo in presenza di un contesto che produce fiducia reciproca e sicurezza economica è possibile sostenere una “cultura della non colpevolezza”.

 

Alessandro dal Lago, Non-persone. L’esclusione dei migranti in una società globale (1999)

rive del Po

Le rive del Po’ presso Torino

Nel luglio del 1997, nelle stesse strade di Torino che hanno visto il raid dei naziskin [il 17 aprile 1997 una cinquantina di teste rasate ha aggredito un gruppo di immigrati che stazionava sui Murazzi del Po, ferendone gravemente alcuni] un giovane marocchino viene ucciso in circostanze atroci. Durante uno scontro con un gruppo di giovani italiani, Abdellah Doumi viene colpito e cade nel Po. Dalla riva i giovani italiani lo bersagliano con bottiglie di birra e altri oggetti (tra cui un aspirapolvere) per impedirgli di risalire. Il ragazzo annega.

Dicono che Abdellah Doumi abbai annaspato a lungo prima di affondare nell’acqua torbida del Po. Che pure non sapendo nuotare abbia disperatamente cercato di raggiungere l’argine ma che abbia dovuto arrendersi sotto la gragnuola di bottiglie, lattine e pezzi di legno che il gruppo di ragazzi gli lanciava ridendo.

L’avvocato dei quattro giovani responsabili dei fatti, negherà in Appello la volontà di uccidere, parlando di “gioco stupido”; il Dirigente della Sezione omicidi di Torino “della conclusione tragica di una lite tra ubriachi”.

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17 Responses to “Crisi del welfare e governo penale della miseria. Esercitazione per la seconda prova”

  1. Aldilà dell’esercitazione per la seconda prova (che non ho fatto, ma vorrei usare una giustificazione…) bel post e bel tema, complimenti!

  2. Grazie Redpoz, sei giustificato ;-). Da domani dovremmo vedere gli schemi per lo svolgimento degli studenti, so che non lo troveranno semplice …

  3. 1-La filosofia che ha sostenuto le politiche statunitensi della “tolleranza zero” è quella per la quale l’individuo che commette dei crimini, non lo fa perché indotto dalla sua situazione all’interno della società, m a per scelta.
    2-l’aumento della popolazione carceraria e della composizione sociale del carcere c’è l’unione di liberismo economico e governo punitivo della povertà.
    3-Dato che l’intervento era finalizzato a disciplinare una popolazione in maggioranza afro-americana e latina, nell’imaginario sociale statunitense si creava un’equivalenza tra razza e criminalità
    4-Il “moral panic” non è altro che uno strumento della “democrazia punitiva” poiché amplificando fatti reali ed esagerandone il numero attraverso statistiche poco scientifiche, nonché presentando come “nuovi” fatti e comportamenti in realtà già noti hanno provocato l’aumento delle pratiche penali di tipo autoritario e populista
    5-Dato che il discorso di Reagan era rivolto a frange della popolazione ormai convinte di essere state lasciate ai margini del percorso, (che non guardano al loro futuro ma al passato) tale riflessione ha provocato in loro un profondo risentimento, il quale non provoca generosità, ma piuttosto un atteggiamento difensivo di fronte alle novità o alle differenze, quindi piuttosto che accoglierle, spiegano la loro sensazione di abbandono, attribuendo la colpa ai gruppi sociali diversi dal proprio in questo caso afroamericani e latini

    • L’inquadramento dei problemi va bene, l’esercitazione prevedeva però di realizzare lo schema di un tema di scienze umane fatto di argomenti e deduzioni.

  4. – Il popolo americano sta riaffermando che non è la società responsabile delle azioni degli individui, ma è l’individuo il solo responsabile delle sue azioni, in quanto il male che compie è il frutto di una scelta.

    -L’aumento della popolazione carceraria è il frutto di quarant’anni di simbiosi tra liberismo economico e governo punitivo della libertà.
    Vediamo come la crisi del welfare e quindi la mancanza di aiuto delle classi più povere abbia portato ad una crescita della criminalità e quindi ad un aumento della popolazione carceraria.

    -Tra razza e criminalità c’è un equivalenza in quanto coloro che soffrono di più per la crisi del welfare sono i poveri, cioè gli afro-americani.
    Vediamo infatti come gli afro-americani che rappresentano solo il 12% della popolazione sono anche coloro che popolano in maggioranza le carceri negli Usa.

    -Il moral panic, cioè l’amplificazione di fatti reali esagerando il numero attraverso statistiche poco scientifiche e diffuse strumentalmente, nonché presentando come “nuovi” fatti e comportamenti in realtà già noti, serve a giustificare la democrazia punitiva.

    -La presenza di queste categorie di scarto è diventata indesiderabile e i loro comportamenti intollerabili in quanto essi sono l’incarnazione vivente e minacciosa dell’insicurezza sociale.

    • Ti rivolgo lo stesso invito fatto ad Enxhi: creare una scaletta aiuta a migliorare il testo scritto. Prova a stenderla, vedrai che diventi subito più precisa. Sd es:
      – discorso di Reagan
      – retoriche sulla tolleranza zero (responsabilità individuale, ininfluenza delle condizioni ..)
      ..
      Soprattutto il secondo punto: cos’è il liberismo economico? (devo spiegarlo), il governo punitivo della libertà non mi suona, forse volevi dire della “povertà”.
      Rileggi e aggiusta.

  5. 1 Oggi gli USA sono la prima democrazia punitiva del mondo,ciò è conseguente alla filosofia della tolleranza zero secondo cui il bene ed il male esistono e gli individui sono responsabili delle proprie azioni (la crescita della criminalità è data dalla concezione, non errata, che l’uomo è il prodotto della società in cui si sviluppa) 2 a 30’anni dalla dichiarazione di Regan la popolazione carceraria degli USA è notevomente aumentata, a causa della simbiosi tra liberismo economico e governo punitivo della povertà
    3 Nell’immaginario comune si è costruita l’equivalenza simbolica tra razza, welfare e criminalità a causa delle politiche volte a disciplinare una popolazione per lo più afro-americana e latina.
    4 il moral panic rappresenta un allarme sociale amplificatore dei fatti, esso aumenta la democrazia punitiva moltiplicando le pratiche penali.
    5Il discorso di Raegan è indirizzato a frange della popolazione ormai convinte di essere state lasciate ai margini del percorso, ciò li porta a rifiutare le novità e le differenze, questi individui cercano di spiegare attraverso il “diverso” la propria situazione.

    • Proviamo stendere lo schema: sarà più facile capire se sto argomentando o facendo una semplice descrizione, se sto seguendo un filo o lo sto perdendo. Ad esempio:
      (prima questione)
      1. discorso di Bush
      1.1 la responsabilità è personale
      1.2 chi delinque lo fa per libera scelta
      1.3 condizioni e vincoli ambientali non sono responsabili del crimine e non è compito dello stato rimuoverli
      ..
      (seconda questione)
      2. individuazione del target penale: colpire la microcriminalità dei ghetti neri e dei quartieri periferici
      2.1 guerra alla droga
      2.2 inasprimento penalità contro piccole economie criminali
      2.3 connessione tra concessione benefici assistenziali e comportamento sociale irreprensibile= diminuzione dei benefici e del numero degli aventi diritto
      2.4 aumento povertà= peggioramento delle condizioni favorenti il crimine
      2.5. incarcerazione giovani neri (decuplicati, percentuali, tendenze, confronto con popolazione bianca ecc……)

      prova a modificare la risposta che hai dato, ricavando una scaletta analitica.

  6. 1- La politica statunitense, con Regan al potere ha formalizzato tutte quelle idee di “tolleranza zero” che circolavano già da un pò. Non sono più le condizioni ambientali (socio-economiche) a predisporre un individuo alla criminalità o meno; l’uomo conosce il bene ed il male e per questo ogni sua azione e riconducibile solo a sé stesso.

    2-La popolazione carceraria americana è aumentata molto negli ultimi 30 anni; ho meglio è aumentata la presenza di persone afro-americane nei carceri. Questo fenomeno è dovuto all’unione tra il neoliberismo economico e la scomparsa, o meglio l’irrigidimento delle condizioni per usufruire del welfare. la politica punitiva della povertà statunitense cerca di bloccare la micro criminalità presente nei ghetti delle città , per questo si è creata una simbiosi tra “comportamento corretto della persona=maggior i benefici disponibili”.

    3-Quello che porta a vedere questa equivalenza tra razza e criminalità è proprio creata dalla stato, poichè le condizioni per giungere ad attenere gli aiuti sociali e quindi godere del welfare sono cosi tanto restrittive, ed a volte proprio volte a discriminare certi gruppi razziali; che sono proprio i più bisognosi di tale sostegno sociale a rimanerne fuori.

    4- “moral panic” la paura è sempre stato uno dei maggiori fattori di controllo di uno stato. Anche in questo caso il governo americano ha cercato di ingigantire eventi criminali, sottolineando nella maggior parte dei casi, la razza del criminale. Tutto questo ha portato la popolazione, spaventa dai “grandi e atroci crimini”, ad schierarsi dal lato punitivo dello stato, richiedendo misure punitive moto più incisive(pena di morte)

    5-Il discorso di Regan era proprio rivolto a quelle frange della società con maggiori difficoltà, quali criminalità, povertà ecc…
    Tali gruppi di persone, si sono sentite messe in pericolo e questo a portato ad una reazione refrattaria, a qualunque provvedimento e riforma che il governo vari. Questo fenomeno a portato anche ad accollare tutta a colpa al “diverso” , cioè a tutti quei gruppi razziali differenti dal proprio.

    • Il lavoro è più utile se si fa una scaletta e nel tempo risparmiato alla stesura si consulta wikipedia o il dizionario per approfondire il significato del lessico economico-politico che non conosciamo:
      1. discorso di Reagan
      1.1 nuova visione del rapporto individuo-società (dà voce a un punto di vista esistente)
      1.2 responsabilità individuale, minimizzazione dell’importanza delle condizioni sociali

      nel punto due precisa il significato di “neoliberismo economico”.
      Sviluppa in questo modo il lavoro, modificando il commento che hai già inserito

  7. -Ronald Reagan afferma che l’uomo non commette i crimini a causa della società che lo emargina,ma a causa della scelta dell’uomo di compiere il bene o il male.
    -Secondo Reagan il crollo del walfare è dovuto alla criminalità e alla droga,e quindi bisogna condannare le persone che compiono tali reati causando l’aumento delle incarcerazioni.
    -Lo stato diffonde il panico morale per legittimare le sue leggi,identificando un capro espiatorio a cui attribuisce il crollo del walfare.
    -Attraverso le riforme che hanno colpito la popolazione afro-americana perchè povera,si è venuto a creare il legame tra razza e criminalità,identificando i criminali in base al colore della pelle.

  8. 1.1 La criminalità non è frutto della società ma dipende dal singolo individuo (seconod Reagan)
    ** dunque dobbiamo punire chi infrange le norme**
    1.2 Politica nei confronti della criminalità molto più aspra, ciò che porta all’aumento dei carcerati ( nonostante non sia questo il risultato sperato)
    ** si colpisce la microcriminalità
    ** ciò comporta la selezione di parti della società che vivono in condizioni di marginalità
    ** Le carceri si riempiono di poveri
    1.3 Selezione restrittiva per i diritti del Welfare
    **invece di sostenere il reddito si spende per punire
    ** si spende di più per incarcerare che per eliminare le condizioni di degrado (terreno di coltura della microcriminalità)
    2.1 Si constata che in assenza del Welfare aumnta la criminalità, questo porta ad un aumento dei carcerati anche 30 anni dopo l’inizio della politica di Reagan
    2.2 per questo, la popolazione carceraria continua ad essere in prevalenza di individui latino-americani e afro-americani (il 32% ha la probabilità di finire in carcere)

    3.1 In uno scenario di liberalismo si è creato un forte aumento della criminalità che ha portato al bisogno (socialmente provato) di una svolta punitiva
    3.2 Le statistiche provano una stretta relazione tra razza e criminalità, questo perchè gli individui afro-americani, abbandonati dal Walfare e dalla società trovano l’unica soluzione nella criminalità

    4.1 La società (infuenzata del moral panic) che si è venuta a creare è del tipo omogenea con solidarietà meccanica (DURKEIM)

    5.1 Alla base della svolta punitiva ci sta un comune disagio sociale anche delle classi meadio-basse (crisi, disoccupazione, ecc)
    5.2 La società punta il dito contro quelle minoranze che stanno ai margini della società (questo viene pure sottolineato dai mass media)

    • In effetti, ci sono analogie tra il diritto penale three strikes e il diritto punitivo delle società antiche: qui però siamo in pieno post-moderno (non “pre”) con una società fortemente differenziata e intedipendente (tutt’altro che omogenea).

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