Gilles Deleuze, J comme joie

by gabriella

In questa conversazione, inclusa nell’Abécédaire de Gilles Deleuze, la gioia è interpretata, spinozianamente, come realizzazione, pienezza, potenza, da non confondere con il potere che, per definizione, si oppone ad ogni realizzazione ed è dunque malevolo – forse per natura.

Non esiste “potenza” cattiva – osserva Deleuze -, se è cattiva è il più basso grado di potenza e il più basso grado della potenza è il potere. Cos’è infatti la cattiveria? E’ impedire a qualcuno di fare ciò che può, di realizzare la sua “potenza”, così non c’è potenza cattiva, ci sono cattivi poteri – «il n’y a pas puissance mauvaise, il y a pouvoirs méchants» [3:05-3:36] -.

In questo senso, già in Spinoza, la gioia è resistenza, opposta all’impotenza e alle odierne passioni tristi.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=9UeYEzSaUOA&feature=related]

Evitiamo le passioni tristi: la rassegnazione, la cattiva coscienza, i sensi di colpa, tutti i sentimenti tristi – dice l’intervistatrice – e viviamo con la gioia al massimo della nostra potenza.

Dopo aver definito la potenza, Deleuze si chiede cos’è allora la tristezza, rispondendo che la tristezza è il separarsi da una potenza, una capacità di cui, a torto o a ragione, mi credevo capace. “Avrei potuto fare questo ma .. le circostanze .. o non era permesso..”. Allora questa è tristezza: bisognerebbe dire – nietzscheanamente – che ogni tristezza è un nostro difetto di potere. Non esiste “potenza” cattiva – osserva quindi Deleuze -, se è cattiva è il più basso grado di potenza e il più basso grado della potenza è il potere. Cos’è infatti la cattiveria? E’ impedire a qualcuno di fare ciò che può, di realizzare la sua “potenza”, così non c’è potenza cattiva, ci sono cattivi poteri. La confusione tra potenza e potere è rovinosa perché il potere separa sempre, la gente, ogni cosa. Il potere separa la gente da ciò che essa può.

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6 Comments to “Gilles Deleuze, J comme joie”

  1. Della potenza e del potere.
    L’enegia buona che mi ha sempre accompagnato,
    come colonna sonora nella vita, è scaturita da recettori
    sensibilissimi ai quali sono e sarò debitore delle
    intuizioni migliori, delle ispirazioni, che hanno permesso
    prossimità al mondo reale del mio breve-lungo transito:

    Me and some of my friends
    We were gonna save the world
    We were tryin’ to make it better
    We were ready to save the world

    Then we skipped the rails
    And we started to fail
    And we folded up
    And it’s not enough
    To think about how close we came
    I want to walk like a giant on the land
    I want to walk like a giant on the land

    Whenever I see the big fire comin’
    Comin’ to burn down all my ideas
    I try to hold to my thinking
    Remember how it feels

    Non impotenza, non passioni tristi.
    Creazione attimo per attimo anche tra
    le macerie, quando tutto sembra irrimediabilmente
    perduto. Mi piace.
    Grazie Gabriella
    http://www.youtube.com/watch?v=TEPPuyA3GOs

    • può essere la colonna sonora anche della mia vita. Certo i capelli grigi di Neil Jung e miei cozzano contro l’idea dell’energia vitale che accompagna il cambiamento. Per me che ho davanti decine di ragazzi ogni giorno, è sempre motivo di stupore e tristezza constatare quanta più vita possa conservare a cinquant’anni chi non abbia rinunciato alla gioia, rispetto a chi non l’ha mai conosciuta.

  2. La gioia non è la contrarietà che contrappone alla composizione dello spazio la disposizione allo spazio. La gioia è la risposta alla domanda: “Come vanno le cose? – Una gioia”; è il fuori luogo.

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