Posts tagged ‘democrazia’

28 Settembre, 2012

Sandro Mezzadra, Europa, una democrazia in cerca di radicalità. Marino Badiale, Ancora un tradimento dei chierici?

by gabriella

La recensione di Sandro Mezzadra a Cittadinanza di Etienne Balibar e, in coda, il seguito del dibattito con l’ottima  critica di Badiale.

1. Intervenendo nel dibattito aperto quest’estate da Jürgen Habermas sulla crisi europea (“il Manifesto”, 20 settembre), Étienne Balibar ha riproposto una tesi formulata ormai da diversi anni: l’idea cioè che l’Europa politica sia sì necessaria, ma che al tempo stesso – per essere “legittima e quindi possibile” – essa debba realizzare un “sovrappiù” di democrazia rispetto agli Stati nazione che la compongono. Il punto è, tuttavia, che questo “sovrappiù” di democrazia non sembra più pensabile nei termini di una continuità lineare con i processi di “democratizzazione” che hanno caratterizzato la storia dello Stato nazione in Europa: con quei processi cioè che, per quanto contraddittoriamente (e con la cesura dei fascismi), a partire dall’Ottocento hanno determinato una progressiva estensione del suffragio e un arricchimento “intensivo” dei diritti di cittadinanza, culminato nella costruzione dello Stato sociale democratico.

Balibar lo riconosce, e introduce – come a saggiarne la produttività – una serie di categorie che all’interno dei dibattiti critici vengono impiegate per “reagire” a questa soluzione di continuità, che rende problematica ai suoi occhi l’insistenza di Habermas su un «costituzionalismo normativo»: democrazia partecipativa, governance, democrazia conflittuale, costruzione del comune, contro-democrazia. Si tratta di ipotesi teoriche non necessariamente compatibili l’una con l’altra: ma Balibar, lungi dal proporre una sintesi tra di esse, sembra essere interessato – coerentemente con il suo stile di pensiero – a porle in tensione, con l’obiettivo di produrre un campo teorico e politico al cui interno sia possibile avanzare nella ricerca di un’uscita in avanti, a sinistra, dalla crisi europea.

read more »

22 Agosto, 2012

Alain Garrigou, Il problema Wikileaks. Ci sono storie che non si raccontano ai bambini

by gabriella

Il segreto di stato nell’era di Wikileaks: i popoli sono bambini e ci sono storie che non si raccontano ai bambini. Tratto da Le Monde Diplomatique dell’ 11 aprile 2011 (traduzione dal francese di José F. Padova).

Nella polemica sulle rivelazioni di WikiLeaks (1) un ex ministro francese degli Affari esteri s’indignava pubblicamente: secondo lui la politica era come le famiglie, vi sono storie che non si raccontano ai bambini. Ci vuole una certa dose di fatuità per osare questo paragone. Hubert Védrine non si rendeva conto di riprendere la vecchia giustificazione delle élite aristocratiche, quando rifiutavano il diritto dei popoli: non erano altro che bambini. Il trionfo della democrazia, quindi, non ha spazzato via il pregiudizio. Rimangono sempre uomini abbastanza persuasi della loro superiorità per pensare che la politica è riservata a gente come loro. Senza peraltro dubitare un solo istante della loro fede repubblicana. Hubert Védrine  era troppo indignato per velare la sua arroganza con un po’ di discrezione, fornendo quindi buone ragioni per dubitare di una superiorità che si crede autorizzato a manifestare.

read more »

10 Agosto, 2012

Cherán K’eri: dalla difesa dei beni comuni all’autogoverno comunitario

by gabriella

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=dzjRVSqrHG8&feature=player_embedded]

Situata nello Stato di Michoacán, nel nord-ovest del Messico, la comunità indigena di Cherán K’eri è protagonista da oltre un anno di una formidabile lotta in difesa del territorio e di un interessante esperimento di autogoverno. Durante la Convención Nacional di Atenco del 14-15 luglio scorsi, abbiamo incontrato David Romero e Samuel Ramos, delegati di Cherán all’evento, i quali ci hanno parlato dei nodi del conflitto e del processo di trasformazione che stanno vivendo. La data che segna lo spartiacque nella storia della comunità è il 15 aprile del 2011, giorno in cui gli abitanti di Cherán, attraverso un vero e proprio levantamiento (sollevamento) popolare, decidono di riprendere in mano il territorio e di ribellarsi allo strapotere della mafia locale (la cosidetta Familia Michoacana, un cartello del narcotraffico operativo nel centro del Messico), che stava letteralmente devastando il monte Pacaracua con una deforestazione senza precedenti.

read more »

8 Luglio, 2012

Cornelius Castoriadis, Daniel Mothé, Autogestion et hiérarchie (Autogestione e gerarchia)

by gabriella

In questo articolo del 1974, Castoriadis e Mothé confutano l’idea che la gerarchizzazione delle relazioni sociali sia naturale o utile e le oppongono l’orizzontalità e l’autentica democraticità di una società autogestita, nella quale i decisori sono tutti gli individui interessati dalle conseguenze e i rappresentanti sono intercambiabili e revocabili con procedure semplici e veloci. In coda al testo il link ad un’intervista in cui Castoriadis descrive i meccanismi della democrazia ateniese.

Nous vivons dans une société dont l’organisation est hiérarchique, que ce soit dans le travail, la production, l’entreprise; ou dans l’administration, la politique, l’Etat ; ou encore dans non hiérarchiques qui ont très bien fonctionné. Mais dans la société moderne le système hiérarchique (ou, ce qui revient à peu près au même, bureaucratique) est devenu pratiquement universel. Dès qu’il y a une activité collective quelconque, elle est organisée d’après le principe hiérarchique, et la hiérarchie du commandement et du pouvoir coïncide de plus en plus avec la hiérarchie des salaires et des revenus. De sorte que les gens n’arrivent presque plus à s’imaginer qu’il pourrait en être autrement, et qu’ils pourraient eux-mêmes être quelque chose de défini autrement que par leur place dans la pyramide hiérarchique. l’éducation et la recherche scientifique. La hiérarchie n’est pas une invention de la société moderne. Ses origines remontent loin -bien qu’elle n’ait pas toujours existé, et qu’il y ait eu des sociétés.

Viviamo in una società la cui l’organizzazione è gerarchica, si tratti di lavoro, produzione, o impresa, amministrazione, politica, o Stato oppure ancora dell’educazione e della ricerca scientifica. La gerarchia non è un’invenzione della società moderna. Le sue origini sono remote, benché non sia sempre esistita, e vi fossero delle società non gerarchiche che hanno funzionato molto bene. Ma nella società moderna il sistema gerarchico (o, il che è lo stesso, burocratico) è diventato praticamente universale. Non appena si verifica una qualunque attività collettiva, essa è organizzata sul principio gerarchico, e la gerarchia del comando e del potere coincide sempre più con la gerarchia dei salari e dei redditi. Di modo che le persone non arrivano quasi più ad immaginarsi che potrebbe essere diversamente, e che potrebbero essere esse stesse qualcosa di diversamente definito che dal loro posto nella piramide gerarchica.

read more »

18 Giugno, 2012

Mauro Boarelli, L’inganno della meritocrazia

by gabriella

Finiti gli scrutini, quest’anno gli insegnanti hanno già toccato con mano gli esiti “autoselezionanti” della “riforma”. Curricoli scardinati, anticipazioni scriteriate di contenuti (dovute alla cancellazione del binomio biennio+triennio e alla sua sostituzione con la formula biennio+biennio+monoennio dove ad ogni passaggio si cambia materia e si procede con metodo storico), affollamento delle classi, inesistenza del sostegno, mancanza degli strumenti di lavoro (dalla LIM ai pc, ai proiettori ..) hanno prodotto medie altissime di ragazzi respinti e rinviati a settembre. Che non sia semplicemente un anno sfortunato lo si capisce poi agli esami di stato (di cui oggi si sono insediate le commissioni), dove ci si confronta con colleghi di altre scuole e si trova conferma di questa impennata di insuccessi attesi a cui la scuola guarda impotente o distratta.

Rileggiamoci allora l’articolo di Boarelli sul merito vah, che ci fa bene.

Marco Boarelli, L’inganno della meritocrazia

La meritocrazia è sulla bocca di tutti, a destra come a sinistra. In una società come quella italiana, dove l’assenza di “merito” incancrenisce ogni articolazione della vita sociale e svilisce aspirazioni, competenze, passioni e idee, quale cittadino – indipendentemente dalle idee politiche professate – potrebbe essere pregiudizialmente ostile verso questo termine? Eppure è un termine ambiguo. Muta di senso a seconda di chi lo usa, ma al tempo stesso custodisce un insieme di significati non negoziabili che dovrebbero indurre a maneggiarlo con prudenza. Come ogni parola, anche questa non è neutrale. Va interrogata alla ricerca del senso profondo e delle sue implicazioni.

read more »

7 Marzo, 2012

Silvano Cacciari, TAV, l’accelerazione della democrazia che può far deragliare Monti

by gabriella

Until lambs become lions, come ricordava anche Robin Hood. Che altro non è che la prima saga popolare, nata dalle campagne, che ha nutrito l’epica delle lotte contadine prima e della classe operaia poi. Le pecorelle lasciamole al mainstream, è tempo di diventare leoni, in modo nuovo.

Qualche giorno fa su La provincia di Varese un lettore scriveva alla redazione per esprimere il proprio parere sulla Tav. Scriveva che i manifestanti notav gli sembravano quegli abitanti delle zone rurali inglesi che si opponevano alla realizzazione della prima ferrovia inglese che partiva da Manchester. Ricordava il lettore che nonostante le proteste, anzi le rivolte, degli abitanti di un territorio  allora notoriamente ribelle il progresso alla fine fece il suo corso.

Certo, bisognerebbe far notare al nostro lettore come, nella zona di Manchester, il progresso avesse una certa dimestichezza con l’uso dei fucili di Sua maestà britannica. Pochi anni prima infatti in quelle zone era avvenuto il massacro di Peterloo, 15 manifestanti uccisi dall’esercito inglese ad un raduno di 60.000 persone, durante una manifestazione che chiedeva una reale rappresentanza democratica in parlamento. L’opposizione alla ferrovia di Manchester dell’epoca godeva quindi di una fresca memoria popolare sull’efficacia della repressione. E sono fattori che contano quando il progresso si impone.

read more »

29 Febbraio, 2012

Valsusa

by gabriella

Sono un chiaro segnale di timore le denigrazioni e le accuse a Luca Abbà, ancora in un letto d’ospedale, al quale “Il Giornale” del 28 febbraio 2012 si è ignobilmente permesso di dare del “cretinetti”. Cresce la paura che una protesta ventennale che non accenna a piegare la testa possa parlare ai tanti che, pur non sapendo esattamente dove sia la Val di Susa, potrebbero cominciare a impararne la lingua. Un articolo di Paolo Baldeschi chiarisce perché. Prima però, il servizio realizzato da Sandro Ruotolo sullo sgombero della baita Clarea, la caduta dal traliccio dell’attivista NO TAV e i ritardi dei soccorsi, mentre le ruspe continuano a scavare.

In coda le ragioni del NO e l’appello a Monti firmato da oltre trecento esperti e un articolo dell’Economist sull’assenza di benefici economici del TAV e il fallimento delle politiche europee di sviluppo dei territori. Chiudono uno studio sui costi e il Libro nero (Ivan Cicconi) di questa “grande opera”, paradigmatica di scelte politiche caratterizzate dall’attitudine alla rapina, cecità per il bene comune e promozione della disinformazione: il TAV è ormai divenuto il simbolo della spoliazione e dell’occupazione violenta dei territori ai quali si chiede di subire il depauperamento delle risorse ambientali, la desertificazione delle attività economiche (paradossalmente, mentre di parla di sviluppo) e i danni alla salute dei cittadini che sono per giunta chiamati a pagarne i costi.

Questo, come affermava la signora padovana che ieri mattina ha telefonato a Prima pagina (radiorai3), significa «essere dominati, non più essere governati». Naturalmente, il conduttore Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica, le ha tolto immediatamente la parola. La signora ha, infatti, colto implicitamente la connessione tra questo tipo di investimenti pubblici e la firma di Monti dell’altro ieri del fiscal compact, con la quale un paese in recessione si obbliga a conseguire il pareggio di bilancio mentre regala denaro pubblico (stimato per ora a oltre 50 miliardi di euro, il 2,6% dei quali a carico dell’UE) al malaffare (partitico-imprenditorial-mafioso) al costo di scuole, strade, ospedali, e qualità della vita dei cittadini.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=u9cSEyMa0v4]

Paolo Baldeschi, TAV Val di Susa. Una battaglia rivoluzionaria per la democrazia

Una battaglia rivoluzionaria, non perché usi la violenza, ma perché le ragioni dei No-Tav, se fossero accolte, implicherebbero una ‘rivoluzione’ nel sistema partitico-imprenditoriale-tangentizio italiano. Tutto ciò è esaurientemente spiegato in Il libro nero dell’alta velocità di Ivan Cicconi. Il libro, documentato oltre possibile dubbio, spiega non solo le vicende, ma le ragioni strutturali di un affare, l’Alta Velocità, che è, dopo tangentopoli, il nuovo banco di finanziamento dei partiti, della casta e, Fiat in testa, dei capitalisti nostrani. E’ un sistema che sfugge a ogni controllo tecnico, contabile e di legittimità e si autoalimenta sestuplicando (come di fatto è accaduto) il costo delle opere.

La chiave dell’architettura è il Project financing combinato alla Legge Obiettivo. Lo stato avrebbe dovuto finanziare attraverso Tav (dal 2010 sciolta in Rete ferroviaria italiana) un quaranta per cento del costo dell’opera, il sessanta i privati; i quali, però, di tasca propria hanno messo gli spiccioli, il resto se lo sono fatto prestare dalle banche, meglio se da loro partecipate. Ma non basta, perché per legge (obiettivo) il General Contractor dell’opera, soggetto privato scelto da Tav, affida direttamente progettazione e realizzazione delle opere a imprese collegate e rappresentative di tutto il capitalismo immobiliare e cementizio italiano: da Caltagirone a Lodigiani, da Todini a Ligresti passando per la Lega delle cooperative, oltre, capofila, Impregilo della Fiat; il tutto senza gare d’appalto e via ‘per li rami’, cioè per sub-appalti e sub-sub-appalti, fino ad arrivare alle imprese della mafia e della camorra.

read more »

17 Agosto, 2011

Slavoj Žižek, Recisa ogni connessione tra capitalismo e democrazia

by gabriella

E’ un’idea di Karl Polanyi che per i sistemi di mercato il fascismo resta un’alternativa sempre possibile (La grande trasformazione, Torino, Einaudi, 1974, p. 299). Lo stralcio seguente dell’intervista concessa da Slavoj Žižek ad Antonio Gnoli sull’allontanamento del capitalismo dalla democrazia, me l’ha fatta tornare in mente.

Una dittatura può essere un sistema necessario per un periodo transitorio. […] Personalmente preferisco un dittatore liberale ad un governo democratico non liberale. La mia impressione personale – e questo vale per il Sud America – è che in Cile, per esempio, si assisterà ad una transizione da un governo dittatoriale ad un governo liberale.

Friedrich von Hayek

La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald’s non può prosperare senza McDonnell Douglas e i suoi F-15. E il pugno invisibile che mantiene il mondo sicuro permettendo alle tecnologie della Silicon Valley di prosperare si chiama US Army, Air Force, Navy e Marine Corps.

Thomas L. Friedman, A Manifesto for the Fast World“. New York Times. March 28, 1999.

Gnoli: Lei sostiene che sia stata recisa ogni connessione fra democrazia e capitalismo. Com’è accaduto? E cosa sostituisce oggi quel legame?

Žižek: Sì, nella mia interpretazione questo accade soprattutto in Cina, anche se non solo lì. Qualche tempo fa il mio amico Peter Sloterdijk mi confessò che, dovendo immaginare in onore di chi si costruiranno statue fra un secolo, la sua risposta sarebbe Lee Kwan Yew, per oltre trent’anni Primo ministro di Singapore. E stato lui a inventare quella pratica di grande successo che poeticamente potremmo chiamare «capitalismo asiatico»: un modello economico ancora più dinamico e produttivo del nostro ma che può fare a meno della democrazia, anzi funziona meglio senza democrazia. Deng Xiaoping visitò Singapore quando Lee stava introducendo le riforme e si convinse che quel modello andava applicato alla Cina.

read more »

14 Luglio, 2011

Remo Bodei, Socrate, il filosofo e la città

by gabriella

Socrate

Che io possa essere visto come un dono del dio alla città, potrete dedurlo anche dal fatto quasi inumano che ho trascurato tutti i miei interessi e ormai da tanti anni lascio che vengano trascurati gli affari di casa mia, mentre da sempre mi occupo dei vostri, avvicinandovi singolarmente per indurvi, come un padre o un fratello maggiore, a coltivare la virtù.

Se guadagnassi qualcosa, elargendo i miei consigli dietro ricompensa, sarebbe comprensibile: ma potete constatare voi stessi che i miei accusatori, in generale, così spudorati nelle loro accuse, non hanno potuto permettersi l’impudenza di produrre un solo testimone del fatto che abbia mai ricevuto o preteso compensi.

read more »


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: