La nascita della scuola

by gabriella

Indice

1. La rivoluzione neolitica e la nascita delle civiltà fluviali nella Mezzaluna fertile

1.1 I cambiamenti economici nel passaggio dal nomadismo alla sedentarietà
1.2 I cambiamenti sociali legati alla trasformazione neolitica

 

2. La nascita della scuola

2.1 La scrittura come strumento di governo

 

3. Egitto e Mesopotamia: l’educazione del sacerdote e dello scriba

3.1 La scrittura è il sapere più alto della casta sacerdotale
3.2
La scuola si laicizza

1. La rivoluzione neolitica e la nascita delle civiltà fluviali nella Mezzaluna fertile

1.1 I cambiamenti economici legati al passaggio dal nomadismo alla sedentarietà

Tra i 10.000 e i 3.500 anni prima di Cristo, nella lingua di terra dell’Asia occidentale, bagnata dai fiumi Tigri, Eufrate e Nilo chiamata mezzaluna fertile, si svilupparono alcune delle prime grandi civiltà.

Lo stesso passaggio dal nomadismo alla sedentarietà avveniva nello stesso periodo più o Oriente, presso le valli dell’Indo e del Gange, e quelle del Fiume Giallo e del fiume Azzurro.

In questi territori, culla delle prime civiltà, i primi gruppi umani sperimentarono il passaggio da economie nomadi di caccia e raccolta a economie sedentarie basate sull’agricoltura grazie alla presenza di terreni fertili che permisero l’insediamento dei primi villaggi: il termine civiltà viene infatti da civitas, città.

 

1.2 I cambiamenti sociali legati alla trasformazione neolitica

La nascita dell’agricoltura e la sedentarietà, cioè la rivoluzione neolitica, si accompagnano a profondi cambiamenti della struttura sociale delle popolazioni coinvolte: i gruppi nomadi hanno infatti società semplici, nelle quali la divisione del lavoro è inesistente perché ognuno si occupa di tutto quanto serve al clan e la distribuzione delle risorse disponibili del tutto equa.

La società neolitica diventa verticale e complessa, perché la produzione di prodotti della terra ha bisogno di organizzare il lavoro di più persone e di differenziarne le attività, mentre le eccedenze alimentari arricchiscono la società permettendo di destinare risorse ad attività diverse da quelle di sussistenza.

Nascono così le professioni artigianali, quelle militari e le funzioni specializzate di governo esercitate da sacerdoti e scribi. Anche la guida della società viene assunta da un sovrano la cui figura perde rapidamente le caratteristiche di eccellenza tra pari tipiche ancora oggi dei capi tribù nomadi, per diventare rapidamente un’entità mediatrice tra mondo divino e mondo umano (come i sacerdoti) o sacra essa stessa.

Rivoluzione neolitica

 

2. La nascita della scuola

pittogramma

Le società agricole come quelle mesopotamiche e quella egizia erano quindi prospere e producevano eccedenze che dovevano essere conservate e immagazzinate, mentre la potestà dei re si esercitava sulla terra che andava ormai conquistata, misurata, delimitata.

 

2.1 La scrittura come strumento di governo

geroglifico egizio

La scrittura nacque quindi come tecnologia di governo di società che avevano bisogno di strumenti amministrativi e contabili per governare lo stato: cioè per registrare le quantità di sementi che giungevano nei depositi, per quantificare i tributi e far giungere il comando del re lontano dalla reggia, fino ai confini del regno (3.200 a.C. Bassa Mesopotamia).

Ben prima del baconiano “sapere è potere”, ogni forma di conoscenza e la scrittura prima di ogni altra era volta all’amministrazione dello stato e alla gestione del potere.

Le prime forme di scrittura sono pittografiche, consistono cioè in raffigurazioni degli oggetti che si vogliono comunicare.

In seguito evolvono nelle forme schematizzate degli ideogrammi, come nei geroglifici egizi e nei Kanji cinesi e giapponesi.

Una prova dello stretto legame tra nascita della scrittura e la gestione dello stato è data dallo sviluppo della scrittura ideografica in Cina, paese che non sviluppò mai una scrittura alfabetica a causa della vastità di un impero stabilizzatosi in tempi antichissimi che includeva oltre cento popoli con le loro cento lingue parlate.

Come ha spiegato il gesuita seicentesco Daniello Bartoli, era infatti necessario che il comando scritto dell’imperatore potesse essere letto e compreso in tutte le lingue dell’immenso paese.

L’uso della scrittura alfabetica da parte di un potere centrale avrebbe richiesto un’impossibile unificazione linguistica dell’impero, non necessaria invece con una scrittura ideografica i cui caratteri possono essere letti in molte lingue diverse pur continuando ad indicare i medesimi oggetti:

Daniello Bartoli

Daniello Bartoli (1608-1685)

Primieramente dunque i Cinesi non hanno Alfabeto, né a  significare in carta i concetti della lor mente, accozzano, come noi, lettera con lettera, sì che di più insieme se ne compongano sillabe, e parole: ma scrivono tutta d’un corpo la voce intera: percioché ogni lor carattere, o per meglio dire, cifera, è significativa di tutta una cosa: appunto come le figure che gli Astrolaghi e gli Alchimisti adoprano a significare, quegli i Pianeti, e i loro aspetti, i segni del zodiaco, e i nodi eclettici, e questi, tutte le materie, e le operazioni dell’arte. Per ciò quante le voci in fra loro diverse, altrettanti sono i caratteri dei Cinesi […].

Hanno anche un altro singolar pregio i caratteri della Cina, e l’hanno in gran parte per quello che in essi è di misterioso: ciò è intendersi da le altre nazioni d’intorno a lei, come il Giappone, il Corai, la Cocincina, il Tunchin, e per fino anche Siàn, e Cambogia, oltre alla isole più da presso. E avvegnaché tutti questi abbiano la lor propria favella, dissimile fino a non intendersi gli uni gli altri (ciò che anche avviene d’alcune provincie in corpo alla Cina) tutti non per tanto leggono la scrittura cinese, pronunziando uno stesso carattere ciascuno diversamente in sua propria lingua: tal che se ragionando gli uni son barbari a gli altri per la diversità dell’idioma, scrivendo, s’intendono come fossero d’una medesima patria per la conformità de’ caratteri.

Daniello Bartoli, La Cina, Milano, Bompiani, 1975, p. 116; 118.

 

3. Egitto e Mesopotamia: l’educazione del sacerdote e dello scriba

3.1 La scrittura è il sapere più alto della casta sacerdotale

Nella società egizia e in quella sumerico-babilonese, il monopolio della cultura e del potere politico appartiene alla casta sacerdotale. 

I sacerdoti conservano e trasmettono come misteri religiosi le conoscenze astronomiche, matematiche e mediche, compilano i calendari, conservano il ricordo delle epoche passate e amministrano il regno, progettando anche gli edifici e le opere monumentali.

Anche la scrittura è custodita dai sacerdoti che la considerano una scienza sacra, come le altre conoscenze tecnico-scientifiche. Tremila anni avanti Cristo, la prima scuola è quindi il tempio e l’istruzione è concepita come una forma di iniziazione da impartire in modo rigorosamente graduale come avviene per i misteri religiosi.

Le scuole egiziane e mesopotamiche degli scribi sono organizzate come vere scuole: hanno ambienti attrezzati, materiali specifici, insegnanti professionisti, discipline e metodi ben definiti, libri di testo.

 

 

3.2 La scuola si laicizza

Le scuole egiziane e mesopotamiche degli scribi sono organizzate come vere scuole: hanno ambienti attrezzati, materiali specifici, insegnanti professionisti, discipline e metodi ben definiti, libri di testo.

La prima scuola di cui abbiamo testimonianza è quella assira degli scribi di Mari databile a circa 2.000 anni prima di C. Lontana dal tempio, questa scuola dimostra che le scuole degli scribi sono ormai autonome dal centro religioso. A Mari sono stati trovati banchi di pietra, bacinelle per mantenere umide le tavolette d’argilla per la scrittura e conchiglie per le operazioni di calcolo.

Tutta la didattica è finalizzata all’apprendimento della scrittura che si fa con la copiatura di elenchi di parole o di brevi massime a contenuto morale accanto alle quali il maestro annota le proprie correzioni.

Quando l’allievo diventa più esperto, la copiatura è di testi più lunghi e complessi, di carattere religioso o morale. Uno di essi è la cosiddetta Istruzione di Duauf, un testo copiato per quasi 2.000 anni nelle scuole degli scribi, che è uno dei primi libri di testo conosciuti.

Ho visto colui che è battuto: devi volgere il cuore ai libri. Ho osservato colui che è esentato dal lavoro coatto: guarda, nulla è superiore ai libri. Potessi farti amare i libri più di tua madre, potessi metterti sotto gli occhi  la loro bellezza.

 

Come si vede, le finalità educative di queste prime scuole sono l’insegnamento della scrittura, cioè la trasmissione di un preciso sapere (istruzione), ma anche la formazione del carattere dell’allievo attraverso la trasmissione di valori di tipo etico-religioso (educazione).

La formazione scolastica in scuole come quella di Mari prevede castighi e punizioni corporali. La prima testimonianza dell’uso della violenza come mezzo pedagogico si trova in un testo egizio dell’epoca di Ramses II:

Scrivi con la tua mano, leggi con la tua bocca, ascolta coloro che ne sanno più di te […]. Non passare il giorno nell’ozio, o verrai battuto. L’orecchio di un ragazzo, in verità, si trova sulla schiena, ed egli fa attenzione soltanto quando viene energicamente bastonato. Stai attento, ascolta quello che ti ho detto: ne trarrai beneficio.

https://video.repubblica.it/mondo/scoperte-centinaia-di-tavolette-in-argilla-di-seimila-anni-fa-erano-nella-pompei-d-oriente/376971/377582?ref=RHTP-BS-I270682269-P3-S1-F

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