Archive for 4 Novembre, 2015

4 Novembre, 2015

Gilles Deleuze, R comme résistance

by gabriella

La philosophie crée des concepts, et dés que l’on crée, on résiste. Les artistes, les cinéastes, les musiciens, les mathématiciens, les philosophes, tout ces gens là résistent. Mais ils résistent à quoi exactement ?

Deleuze : Ils résistent d’abord aux entraînements et aux vœux de l’opinion courante, c’est à dire à tout ce domaine d’interrogations imbéciles. Ils ont vraiment la force d’exiger leur rythme à eux, on ne leur fera pas lâcher n’importe quoi dans des conditions prématurées, tout comme on ne bousculera pas un artiste, personne n’a le droit de bousculer un artiste. Que créer ce soit résister, je crois… Il y a un auteur que j’ai lu récemment qui me frappe beaucoup à cet égard, je crois qu’un des motifs de l’art et de la pensée c’est une certaine “honte d’être un homme”. Je crois que l’homme, l’artiste, l’écrivain qui l’a dit le plus profondément c’est Primo Levi. Il dit: “quand j’ai été libéré ce qui dominait c’était la honte d’être un homme”. Alors c’est une phrase à la fois très splendide, très belle, mais ce n’est pas abstrait, c’est très très concret la honte d’être un homme. Mais elle ne veut pas dire les bêtises que l’on risque de lui faire dire : ça ne veut pas dire que nous sommes tous des assassins, ou ça ne veut pas dire que nous sommes tous coupables, par exemple que nous sommes tous coupables face au nazisme. Primo Levi le dit admirablement, cela ne veut pas dire que les bourreaux et les victimes soient les mêmes, ça, on ne nous fera pas croire ça. Il y a beaucoup de gens qui nous racontent que nous sommes tous coupables; mais non non non, rien du tout. On ne me fera pas confondre le bourreau et la victime. Moi je crois que, à la base de l’art, il y a cette idée ou ce sentiment très vif: une certaine honte d’être un homme qui fait que l’art consiste à libérer la vie que l’homme a emprisonnée. L’homme ne cesse pas d’emprisonner la vie, il ne cesse pas tuer la vie. L’artiste c’est celui que libère une vie, une vie puissante, une vie plus que personnelle. Ce n’est pas “sa” vie. Libérer la vie, libérer la vie des prisons que l’homme… et c’est ça résister… c’est ça résister…

read more »

4 Novembre, 2015

Gilles Deleuze, J comme joie

by gabriella

In questa conversazione, inclusa nell’Abécédaire de Gilles Deleuze, la gioia è interpretata, spinozianamente, come realizzazione, pienezza, potenza, da non confondere con il potere che, per definizione, si oppone ad ogni realizzazione ed è dunque malevolo – forse per natura.

Non esiste “potenza” cattiva – osserva Deleuze -, se è cattiva è il più basso grado di potenza e il più basso grado della potenza è il potere. Cos’è infatti la cattiveria? E’ impedire a qualcuno di fare ciò che può, di realizzare la sua “potenza”, così non c’è potenza cattiva, ci sono cattivi poteri – «il n’y a pas puissance mauvaise, il y a pouvoirs méchants» [3:05-3:36] -.

In questo senso, già in Spinoza, la gioia è resistenza, opposta all’impotenza e alle odierne passioni tristi.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=9UeYEzSaUOA&feature=related]

Evitiamo le passioni tristi: la rassegnazione, la cattiva coscienza, i sensi di colpa, tutti i sentimenti tristi – dice l’intervistatrice – e viviamo con la gioia al massimo della nostra potenza.

Dopo aver definito la potenza, Deleuze si chiede cos’è allora la tristezza, rispondendo che la tristezza è il separarsi da una potenza, una capacità di cui, a torto o a ragione, mi credevo capace. “Avrei potuto fare questo ma .. le circostanze .. o non era permesso..”. Allora questa è tristezza: bisognerebbe dire – nietzscheanamente – che ogni tristezza è un nostro difetto di potere. Non esiste “potenza” cattiva – osserva quindi Deleuze -, se è cattiva è il più basso grado di potenza e il più basso grado della potenza è il potere. Cos’è infatti la cattiveria? E’ impedire a qualcuno di fare ciò che può, di realizzare la sua “potenza”, così non c’è potenza cattiva, ci sono cattivi poteri. La confusione tra potenza e potere è rovinosa perché il potere separa sempre, la gente, ogni cosa. Il potere separa la gente da ciò che essa può.

4 Novembre, 2015

L’Abécédaire de Gilles Deleuze

by gabriella

Deleuze a VincennesLe immagini di Deleuze tra i suoi allievi a Vincennes (Paris 8) scorrono sulle note di Quand je serai K.O (Alain Souchon), a ricordare il patto del filosofo con Claire Parnet, l’intervistatrice, sua ex-allieva, che impegnò a pubblicare la ripresa (1988) solo dopo la sua morte, avvenuta il 4 novembre 1995.

Davanti alla richiesta, per lui inconcepibile, di commentare una lista di parole senza aver adeguatamente riflettuto, Deleuze ironizza: “ciò che mi salva è la clausola”, 

“[…] mi sento così ridotto – come puoi immaginare – allo stato di puro spirito, di mero archivio di Pierre- André Boutang (il regista), di foglio di carta e questo mi conforta, mi consola molto. E quasi allo stato di puro spirito, io parlo dopo la mia morte. E’ noto, se si è fatto delle sedute spiritiche, che un puro spirito, non è qualcuno che dà delle risposte molto profonde o molto intelligenti ..”.

Gilles è insomma uno “spirito” paradossale che, non credendo ad alcuna dimensione ultraterrena, espone liberamente e si deresponsabilizza sia verso le proprie parole che verso il proprio lascito. Si tratta, per questo, di una ripresa avvincente, a tratti folgorante, spiritosa e commovente (come il sorriso luminoso del filosofo, gravemente malato, giunto alla fine della sua fatica, alla lettera Z).

A – C

3:20 A comme Animal; 23:40 B comme Boisson; C comme Culture 35:24

A proposito di animali, segni e territorio:

la filosofia ha bisogno di inventare un termine nuovo, barbaro per rendere conto di una nozione con pretese innovative. La nozione con pretese nuove è che non c’è territorio senza uno strumento d’uscita dal territorio e che non c’è strumento d’uscita dal territorio, cioè deterritorializzazione, senza uno sforzo per reterritorializzare se stessi altrove.

Gli animali domestici sono espressamente “sopportati” da Deleuze che dei gatti non tollera il loro strofinarsi continuo conro di noi (“non amo chi si strofina, in generale”) e dei cani l’abbaiare (“decisamente meglio l’ululare alla luna, sempre che non si prolunghi troppo”). Insomma, ciò che Deleuze non perdona agli animali domestici è proprio il loro essere “familiari”, mentre si dichiara vicino a qualcosa che è nell’animale non addomesticato. Ciò che è importante è d’“avere un rapporto animale con l’animale“, non un rapporto umano con esso. Da questo punto di vista, perfino i cacciatori (che non ama) hanno un rapporto con gli animali preferibile a quelli che li trattano in modo “umano”. Ciò che gli ripugna degli animali domestici è così proprio ciò che lo affascina in quelli selvatici.

 

D – F

D comme Désir x; E comme Enfance; F comme Fidélité

G – F

G comme Gauche;: H comme Histoire de la philosophie; I comme Idée; J comme Joie; K comme Kant; L comme Littérature

M – Z

M comme Maladie; N comme Neurologie; O comme Opéra (musique); P comme Professeur; Q comme Question; R comme Résistance; S comme Style; T comme Tennis; U comme Un; V comme Voyage; W comme Ludwig Wittgenstein; X et Y comme Inconnues; Z comme Zigzag

4 Novembre, 2015

Gilles Deleuze, C come culture. H comme Histoire de la philosophie

by gabriella

La critica (classicamente filosofica) della cultura e la storia della filosofia per Gilles Deleuze, tratte dall’intervista pubblicata postuma come Abécédaire Gilles Deleuze.


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: