Archive for Marzo, 2018

9 Marzo, 2018

Norberto Bobbio, L’eguaglianza come criterio distintivo tra destra e sinistra

by gabriella

Norberto Bobbio (1909 – 2004)

L’eguaglianza come criterio di distinzione tra destra e sinistra politica nella definizione classica di Norberto Bobbio. Tratto da Enciclopedia Treccani. Su concetto di eguaglianza si veda anche la voce dedicata in Enciclopedia Treccani del Novecento.

Nel suo Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica (1994) Bobbio cercò di identificare i criteri che consentissero un’effettiva differenziazione fra destra e sinistra. La sua proposta dell’eguaglianza come criterio distintivo suscitò un dibattito intenso e aspro, sia nella destra sia nella sinistra a riprova, sottolineò ironicamente Bobbio, dell’esistenza di entrambe.

Il criterio più frequentemente adottato per distinguere la destra dalla sinistra è il diverso atteggiamento che gli uomini viventi in società assumono di fronte all’ideale dell’eguaglianza (p. 119).

La sinistra, sostiene Bobbio, mira a ridurre le diseguaglianze e a perseguire e conseguire l’eguaglianza, mentre la destra prende atto dell’esistenza di diseguaglianze e può giungere a valutarle positivamente come premessa e come esito della competizione sociale ed economica.

Bobbio aggiunge che il concetto di eguaglianza chiama in causa tre variabili:

«a) i soggetti tra i quali si tratta di ripartire i beni o gli oneri;

b) i beni o gli oneri da ripartire;

c) il criterio in base al quale ripartirli» (p. 120).

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8 Marzo, 2018

Breve storia del femminismo

by gabriella

Olympe de Gouges

Mary Wollstonecraft

Una breve storia dei movimenti di liberazione della donna, dalle precorritrici Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft, alle esperienze mature dell’ottocento europeo e americano, dove le lotte femministe si intrecciano con i movimenti abolizionisti della schiavitù (Angelina Grimké) e di emancipazione popolare (Louise Michel, Clara Zetkin).

In coda al post, i poster delle violente campagne contro le attiviste e la nascita degli stereotipi e luoghi comuni sulla naturale soggezione delle donne e la protesta contro-natura delle femministe, dipinte come donne mancate, frustrate dalla bruttezza, dal nubilato e dalla rinuncia alla maternità.

 

Indice

1. Olympe de Gouges
2. Mary Wollstonecraft
3. Emmeline Pankhurst
4. Timeline
5. Il diritto di voto
6. La campagna denigratoria contro le suffragette

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8 Marzo, 2018

Nelly Kaplan, Ciao mariti

by gabriella
Uomo-oggetto

L’immagine umiliante e umiliata di un soggetto degradato a cosa

Cineasta e artista surrealista, Nelly Kaplan ha scritto anche alcuni racconti femministi, tra cui questo Je vous salue, maris, anche noto come Ave, mariti in cui racconta la servitù pavloviana degli uomini nel matriarcato prossimo venturo.

Il testo può sembrare la rivincita onirica di un mondo a parti rovesciate, invece è un esperimento narrativo finalizzato allo smascheramento dell’ideologia sessista, qui ironicamente rivolta all’uomo.

Da millenni ormai viviamo di nuovo sotto il regime del ma­triarcato. Le donne hanno vinto. Hanno proprio vinto. Stiamo pagan­do duramente la loro condizione servile di un tempo. Noi, gli uomini. E ciò dura da millenni.

Eppure, talvolta ho sperato in un cambiamento. Nella storia  di questo mondo i giorni si susseguono e non rassomigliano l’uno all’altro. Nei libri di storia io cerco un motivo di speranza. In­fatti, sono uno dei pochissimi uomini che ancora ama la lettura. Durante le lunghe giornate che passo qui recluso, nella dimora in cui sono relegato, io leggo le opere degli avi. E le capisco, per­fino. Sembra che, nonostante la condizione in cui vivo, la mia intelligenza sia al di sopra della media. E per questo, senza dub­bio, che quelle mi sorvegliano con particolare insistenza. Ma ciò non mi impedisce di divorare delle opere che, a sprazzi, mi rive­lano quel che era il mondo in un lontano passato, molto prima del matriarcato. E mi fanno sognare. Invano. Perché non usciremo mai dal nostro stato. In verità, la speranza non può essere che un’illusione. Quelle ci tengono in pugno. Si sono ammirevolmen­te organizzate per darci l’essenziale: vitto, alloggio e perfino tutti i comfort. Una specie di anestesia, insomma, un’anchilosi men­tale che ci incarcera molto meglio delle sbarre di una prigione.

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8 Marzo, 2018

La donna nell’Atene classica

by gabriella

donna-al-lavabo-tondo-da-un-kylix-attico-a-figure-rosse-attribuito-al-pittore-eufronio-vi-secolo-a-c-new-york-metropolitan-museumDa Studia humanitatis, traggo due brani raccolti da Jean-Pierre Vernant sulla condizione femminile nella Grecia antica: la custodia e la negazione della cittadinanza e il matrimonio.

 

La custodia e la negazione della cittadinanza

Il sesso era un decisivo fattore per determinare chi potesse diventare cittadino adulto in senso pieno. Ad Atene, una donna era integrata nella città non in quanto cittadina, bensì in quanto figlia o moglie di un cittadino. Il diventare adulte per la maggior parte delle ragazze di condizione libera era segnato dalla tappa decisiva del matrimonio.
Alla paideía maschile corrispondeva, nel caso delle femmine, alla “custodia”. Il termine parthénos alludeva in primo luogo allo status antecedente al matrimonio, più che all’integrità fisica vera e propria.

Una legge attribuita a Solone stabiliva che, se il padre avesse scoperto che la figlia intratteneva rapporti sessuali prima del matrimonio, essa cessava di appartenere alla famiglia e poteva essere venduta. Per essa si chiudevano le prospettive del matrimonio; di qui l’importanza della “custodia”, come garanzia di preservazione delle condizioni d’accesso alle nozze. Fin dalla nascita le giovani trascorrevano gran parte della loro vita in casa, affidate alle cure della madre o delle schiave: qui, apprendevano ben presto i lavori domestici della filatura e della preparazione del cibo. Solo le feste religiose delle città erano un’occasione di uscita.

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4 Marzo, 2018

Cornelius Castoriadis, L’invenzione greca della democrazia diretta

by gabriella

Cornelius Castoriadis spiega la logica e il funzionamento della democrazia greca, là dove il popolo è lo stato e le magistrature sono elette, ma i rappresentanti sono estratti a sorte e sottoposti a rigorosa rotazione. Lo fa ponendola magistralmente a confronto con le post-democrazie moderne, ormai oligarchie liberali [qui video e testo con sottotitoli in italiano].

Dopo il video dell’intervista filmata nel 1989 da Chris Marker per la Sept (la futura Arte France) – incluso nella serie L’héritage de la chouette – una scelta di passi significativi tradotti dall’originale francese, disponibile su mediapart.fr.

Ce n’est que le peuple qui doit vivre sous ses lois qui peut décider quelles sont les meilleures.

Solo il popolo che deve vivere sotto le sue leggi può decidere quali siano  le migliori.

 


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4 Marzo, 2018

Cornelius Castoriadis, Perché non siamo in democrazia

by gabriella

cornelius-castoriadis

Perché la società si sgretola in un pullulare di egoismi, razzismi, disuguaglianze crescenti e perdite di solidarietà? Perché cresce l’assenteismo elettorale, mentre i partiti sono sempre meno “rappresentanti del popolo” e sempre più burocrazie volte a perpetuare il loro potere? Perché sembra che esista “una sola politica possibile”, quella del liberismo di mercato suggerita dalla tecnocrazia capitalista?

Per Castoriadis, la crisi della democrazia è la crisi dei presupposti filosofici impliciti dell’occidente. (…)

Sotto il video [a cui ho aggiunto sottotitoli in italiano], l’intervista concessa a Maurizio Blondet, su Avvenire, 26-2-1992. In coda all’articolo un breve stralcio di un’intervista in cui il filosofo spiega il funzionamento della democrazia ateniese.

Per sua esplicita ideologia, la nostra società non ha alcun progetto collettivo, e non vuole averne. Si ritiene che siano gli individui a dare un senso alla propria vita, indipendentemente da ogni quadro e da ogni progetto collettivo. Ciò che è un’assurdità’ totale. Ogni neonato dovrà inventarsi la propria lingua? [Cornelius Castoriadis su Le Monde]

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3 Marzo, 2018

Zeev Sternhell, Israele, fascismo in crescita e razzismo come il nazismo degli esordi

by gabriella

La denuncia dello storico israeliano Zeev Sternhell del clima politico-culturale attuale in Israele pubblicata su Haaretz e in traduzione italiana da Micromega.

Spesso mi chiedo come, tra 50 o 100 anni, uno storico interpreterà la nostra epoca. Quand’è – si chiederà – che la popolazione in Israele ha iniziato a realizzare che lo Stato, nato dalla guerra d’indipendenza, sulle rovine dell’ebraismo europeo, e pagato col sangue dei combattenti, alcuni dei quali erano sopravvissuti all’Olocausto, si è trasformato in una tale mostruosità per i suoi abitanti non ebrei? Quand’è che alcuni israeliani hanno capito che la loro crudeltà e la capacità di prevaricazione sugli altri, palestinesi o africani, ha iniziato a erodere la legittimità morale della loro esistenza come entità sovrana?

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1 Marzo, 2018

Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente

by gabriella

Gregory Bateson (1904 – 1980)

Che cosa intendi per «Ecologia della Mente»?

Beh…più o meno sono le cose di vario tipo che accadono nella nostra testa e nel nostro comportamento… e quando abbiamo a che fare con altre persone… e quando andiamo su e giù per le montagne…. e quando ci ammaliamo e poi stiamo di nuovo bene… Tutte queste cose si interconnettono e, di fatto, costituiscono una rete che, in un linguaggio orientale, si potrebbe chiamare Mandala. Io mi sento più a mio agio con la parola Ecologia, ma sono idee che hanno molto in comune.

Alla radice vi è la nozione che le idee sono interdipendenti, interagiscono, che le idee vivono e muoiono. Le idee che muoiono, muoiono perché non si armonizzano con le altre. E’ una sorta di intrico complicato, vivo, che lotta e che collabora, simile a quello che si trova nelle boschi di montagna, composto dagli alberi, dalle varie piante e dagli animali che vivono lì – un’ecologia , appunto. All’interno di questa ecologia vi sono temi importanti di ogni genere che si possono enucleare e su cui si può riflettere separatamente. Naturalmente si fa sempre violenza al sistema nel suo complesso se si pensa alle sue parti separatamente; ma se vogliamo pensare dobbiamo fare così, perché pensare a tutto contemporaneamente è troppo difficile. G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, Steps to an Ecology of Mind, 1972].


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