
Tucidide (460 – 395 a.C.)
Tucidide (460 – 395 a.C.)
Raffaello, I sofisti allontanati dal gruppo dei socratici [La scuola di Atene, 1509, particolare]
1.1 Da sapiente a cavillatore in malafede
1.2 La rivalutazione otto-novecentesca della Sofistica
2.1 La filosofia della crisi dell’ordine aristocratico e della sua filosofia
2.2 Il contesto storico-politico
2.3 La rivoluzione pedagogica sofista: eccellenti si diventa
2.4 La sofistica di prima e seconda generazione
3.1 L’uomo «misura di tutte le cose»: desacralizzazione e relativizzazione della verità
3.2 «Intorno ad ogni cosa ci sono due discorsi (logoi) in contrasto tra loro»: la verità è relativa, ma può essere trovata
3.21 L’anonimo sofista dei Dissoi Logoi
3.3 «Degli dèi non so né che sono né che non sono»
4.1 Il Trattato Sul non essere o Della natura
4.1.1 Le conseguenze del dire che il non essere non è
4.1.2 Le conseguenze del dire che l’essere è perché non può essere mai negato
4.2 Non sappiamo nulla, perciò crediamo
4.3 L’Encomio di Elena
Il termine «filosofia» [lett.: «amore per il sapere»] comincia ad essere usato nel senso che gli attribuiamo oggi nel V secolo, la sua prima definizione filosofica è data da Platone nel Simposio.
Pitagora (Samo, Crotone) è il primo ad usarla con un significato specifico, paragonando la vita alle grandi feste di Olimpia dove alcuni convengono per affari, altri per partecipare alle gare, altri per divertirsi ed altri ancora soltanto per vedere ciò che avviene. Questi sono i “filosofi”, uomini dediti alla contemplazione disinteressata in opposizione all’affaccendamento dei loro concittadini.
Nelle Storie, Erodoto impiega la parola filosofia per riferire dell’incontro di Solone con Creso (re di Lidia, l’attuale Creta) che lo accoglie dicendo:
Mio ospite, la fama della tua saggezza (sophies), dei tuoi viaggi, è giunta fino a noi. Ci è stato riferito che avendo il gusto della saggezza (philosopheon) tu hai visitato molti paesi, a causa del tuo desiderio di vedere.
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