Archive for Novembre, 2012

10 Novembre, 2012

I conflitti di ruolo e di status. Esercizio di psicologia sociale

by gabriella

Traggo da SchoolStorming questo esercizio di psicologia sociale su uno spezzone de Il massacro di Fort Apache, di John Ford. L’esercizio si prefigge di sviluppare l’osservazione della comunicazione dello status e del ruolo e dei possibili conflitti in situazione, attraverso la comunicazione non verbale.

 

La scena si svolge nell’alloggio del Sergente O’Rourke. All’inizio, seduti attorno al tavolo, sono presenti  i componenti della famiglia che è composta da:

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9 Novembre, 2012

Roma: scuole occupate contro i tagli e il ddl Aprea-Ghizzoni

by gabriella

(AGI) – Roma, 8 nov. – Gli studenti non fermano la protesta contro i tagli alla scuola e il ddl Aprea e in vista del corteo di sabato e della manifestazione di mercoledì, giornata dello sciopero generale europeo, intensificano iniziative e occupazioni. Oggi a Roma si sono tenuti due cortei in zona Tuscolano e a Corso Francia e per domani e’ prevista una mobilitazione a Ostia, dove sono occupati quattro istituti superiori: l’Enriques, l’Anco Marzio, il Labriola, il Faraday.

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9 Novembre, 2012

Stefano Guglielmin, A proposito dell’inno nazionale

by gabriella

Propongo questa riflessione di Stefano Guglielmin, opportunamente segnalatami da Pietro, alla quale aggiungo soltanto che l’abbandono del riferimento alla resistenza e la sua sostituzione con la retorica risorgimentale cominciò con Ciampi per essere poi rafforzato da Napolitano, il presidente uscente al quale il Ministro Profumo offre oggi l’insegnamento obbligatorio dell’Inno di Mameli.

L’inno di Mameli è un canto ispirato al bisogno di libertà dallo straniero. Mameli infatti fu un irredentista che collaborò con i milanesi durante la guerra contro gli austro-ungarici e fu con Garibaldi e Mazzini per liberare Roma dai francesi e dall’assolutismo di papa Pio IX.

Divenne inno nazionale provvisorio nel 1946, per volontà del ministro della guerra Cipriano Facchinetti. Tale provvisorietà è tuttora in atto, non essendo ancora inserito, nell’articolo 12 della Costituzione repubblicana, un rigo che lo confermi in via definitiva. La consuetudine, tuttavia, aveva deciso da un pezzo la sua funzione: quell’inno, musicato da Michele Novaro, già si cantava nei momenti più patriottici del Risorgimento, sino alla Resistenza ossia in circostanze di guerra o, perlomeno, di organizzazione ideologica delle coscienze in funzione unitaria. Infatti il canto, composto nel 1847, è fortemente bellicoso, così come voleva il romanticismo politico del XIX secolo.

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8 Novembre, 2012

Province: chiuderemo le scuole

by gabriella

Gaetano Bucci ci aveva messi sull’avviso: il pareggio di bilancio è incostituzionale. La riduzione della spesa sta ridisegnando il patto sociale e il sistema dei diritti. Viene tagliata infatti la spesa “sociale”, TAV, ponte sullo stretto e F35 non sono invece in discussione. Per questo trovo il comportamento di Saitta l’unico “consono all’istituzione che rappresenta”.

Aggiornamento del 9 novembre: il giorno dopo la dichiarazione  di Saitta, il Tg2 delle 13 ne ridicolizza il coraggioso atto d’accusa, scatenando contro l’incauto la reazione della scuola pubblica. Va così in onda la triste pesca di presidi ed insegnanti che abboccano prontamente all’amo: “la scuola ha già pagato”, “che taglino piuttosto le auto blu”.

E’ battaglia tra governo e Province italiane. A dichiararla è l’appena nominato presidente dell’Upi, Antonio Saitta: “Le Province faranno ricorso ai Tar contro i tagli del governo”, ha annunciato. “E’ una decisione non più rinviabile: i 500 milioni di tagli imposti alle province con la spending review non sono sopportabili”. E a breve decideranno la chiusura dei riscaldamenti nelle scuole e il conseguente aumento delle vacanze per gli studenti.

E mentre per la nomina a presidente dell’Unione delle Province italiane sono arrivati i complimenti del ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, e i suoi auguri ad avere un comportamento “più consono all’Istituzione che rappresenta”, Saitta ha invocato un’iniziativa comune per esortare gli amministratori delle Province ad “aprire uno scontro con gli organi dello Stato”, alzando i toni. “Chiediamo solo rispetto. Non siamo una lobby economica, siamo un pezzo elettivo dello Stato e chiediamo rispetto” [infatti, se foste una lobby economica lo avreste, NDR] ha replicato il neopresidente delle Province d’Italia rispondendo alle affermazioni del ministro della Pubblica amministrazione che questa mattina, intervenendo ad Agorà, su RaiTre aveva parlato di “abolizione totale delle province” ma “su revisione costituzionale e solo se se ne è convinti”.

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7 Novembre, 2012

Roberto Petrini, Matematica e Autisme-economie

by gabriella

La crisi economica ha riaperto la questione del rapporto tra matematica ed economia. La teoria mainstream ha fondato l’“equilibrio del sistema” su complesse costruzioni matematiche. Ma è incappata in clamorosi scivoloni: l’economia, infatti, non è una scienza esatta, ma una scienza storico-sociale.

Nel giugno del 2000 un gruppo di studenti di economia pubblicò sul web una petizione. I capi d’accusa che il documento formulava contro il modello di insegnamento dell’economia erano due: a) l’assenza di realismo; b. l’uso incontrollato e fine a se stesso della matematica. Il risultato – scrivevano gli studenti – era che l’economia stava correndo il rischio di diventare una scienza «autistica»: di qui l’esigenza impellente di bloccare questa nefasta tendenza. Da quell’appello nacque un vero e proprio movimento dal nome suggestivo ed evocativo: «Autisme-Economie».

Ma non sono solo gli studenti a denunciare il disagio dell’eccesso di matematizzazione dell’economia: già nel settembre del 1988, in una lettera a “Repubblica”, i maggiori economisti italiani lanciarono un severo ammonimento: “Economisti di varia tendenza e provenienza”, scrissero Paolo Sylos Labini, Giorgio Fuà, Giacomo Becattini, Onorato Castellino, Sergio Ricossa, Siro Lombardini e Orlando D’Alauro,

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7 Novembre, 2012

Introduzione al concetto di capitalismo

by gabriella

Per Marx il capitalismo è la struttura del dominio di una classe sull’altra. Nel Manifesto del Partito Comunista, il filosofo osserva infatti che il capitalismo ha abbattuto tutte le variopinte diversità dell’oppressione sociale, sostituendo ad esse la struttura di un mercato nel quale chi possiede i mezzi di produzione acquista lavoro offerto come merce.

I borghesi, proprietari, acquistano, quindi, tempo di vita, ore di lavoro, dai proletari che, privi dei mezzi di produzione del reddito, sono costretti a vendere il proprio tempo e la propria attività (nonché quella dei propri figli o prole) su questo mercato, per assicurarsi di che vivere. Il valore prodotto dai lavoratori è però maggiore di quello della loro retribuzione, in questa differenza Marx colloca perciò lo sfruttamento, inteso come lo spogliamento del lavoratore dei frutti del proprio lavoro da parte del capitalista.

La borghesia ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria. Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l’uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo “pagamento in contanti”. Ha affogato nell’acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell’esaltazione devota, dell’entusiasmo cavalleresco, della malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli. In una parola: ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d’illusioni religiose e politiche. La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività che fino allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l’uomo della scienza, in salariati ai suoi stipendi. La borghesia ha strappato il commovente velo sentimentale al rapporto familiare e lo ha ricondotto a un puro rapporto di denaro.

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6 Novembre, 2012

Pensioni: sostenibilità finanziaria vs sostenibilità sociale

by gabriella

Da una ventina d’anni in Italia i diritti sono esigibili solo se compatibili con le esigenze di bilancio. La Corte dei Conti ha tracciato un bilancio dei conti dell’INPS, concludendone che precariato e licenziabilità avranno «riflessi su adeguatezza delle prestazioni e sostenibilità sociale del sistema». In sintesi, i versamenti sempre più modesti e aleatori finiranno per dissestare il sistema previdenziale, nonostante i futuri pensionati percepiranno assegni che li collocheranno sotto la fascia di povertà. La ricetta della Corte é il rilancio della previdenza integrativa (=pagatevi anche quella) attualmente rifiutata dai lavoratori sia a causa delle turbolenze finanziarie (e relativi crack dei fondi pensione) che dell’impossibilità di dilazionare parti di reddito già oggi insufficiente.

MILANO – Le “crescenti forme di precarietà del mercato del lavoro, nei posti e nelle retribuzioni, che incidono sui futuri trattamenti pensionistici, soprattutto per le fasce più deboli (giovani e donne)” avranno “riflessi su adeguatezza delle prestazioni e sostenibilità sociale del sistema”. Lo afferma la Corte dei Conti nel rapporto sull’Inps in cui si sottolinea anche la necessità di monitorare assiduamente l’incidenza delle riforme del lavoro e della previdenza obbligatoria sulla spesa pensionistica fino all’entrata a regime del sistema contributivo e sottoporre a riesame il modello della previdenza complementare.

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4 Novembre, 2012

Gustavo Zagrebelsky, Tutti gli inganni della cultura nell’era della compiacenza

by gabriella

Repubblica pubblica un brano dell’intervento di Zagrebelsky alla Biennale dei Beni Culturali che si apre oggi a Firenze. La sensazione è che sia stato scritto in grande velocità, ma ha il merito di affrontare il tema centrale del «tradimento dei chierici».

Tutti i bisogni sociali sono ascrivibili a uno degli elementi di quella triade [immagino si riferisca alla partizione medievale di chierico, cavaliere, contadino, NDR.] elementi che, variamente configurati, intrecciati, coordinati o messi in gerarchia connotano il modo d’essere e di reggersi delle nostre società. La dottrina delle tre funzioni, che ha radici antichissime, deve tener conto degli odierni postulati della libertà e dell’uguaglianza.

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3 Novembre, 2012

Enrico Berti, L’etica delle virtù e l’educazione del futuro

by gabriella

In questo importante intervento, Berti discute i presupposti particolaristici dell’«etica delle virtù» alla luce del testo aristotelico, prendendo posizione nel dibattito tra comunitarismo e liberalismo, contro il primo, per i Lumi.

Indice

1. Il contributo di McIntyre
2. Comunità e società
3. Tradizione e razionalità
4. Quale futuro per l’educazione?

 

1. Il contributo di MacIntyre

Alasdair MacIntyre è sicuramente uno dei più originali e interessanti filosofi contemporanei. Specialmente col libro Dopo la virtù (1981) [A. MacInyre, After Virtue. A Study in Moral Theory, Notre Dame, Indiana, University of Notre Dame Press, 1981, trad. it. Milano, Feltrinelli, 1988] egli ha portato un contributo decisivo al dibattito sull’etica nella filosofia del Novecento, prospettando la possibilità di una “terza via” tra contrattualismo e utilitarismo, la quale da lui ha preso il nome di “etica delle virtù”.

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3 Novembre, 2012

Mario Dogliani, Costituzione e virtù politica

by gabriella

Il professor Dogliani inquadra dal punto di vista aristotelico – di una costituzione della città saldamente legata alla realizzazione della vita buona dei suoi cittadini – il rapporto tra declino della virtù politica e tradimento costituzionale. La nostra sarebbe, per dirla con lo stagirita, una “città solo a parole”, nella quale una politica servile ha smarrito il vincolo di fedeltà costituzionale alla felicità dei propri cittadini. Che il professore lo dichiari con candore in un convegno del PD, pare il segnale più evidente dell’astrattezza del costituzionalismo.

1. Ci stiamo inabissando. Stiamo correndo a grandi passi verso un qualcosa di molto simile a una regressione verso un primitivismo politico: il paese continua a dimostrarsi attratto (certo, provocato da comportamenti politici vergognosi) da forme, diciamo così, semplificate ed elementari di organizzazione e legittimazione del potere, mostrando di non avere alcuna fiducia nel conflitto democratico. Continua a resistere, mutate le forme, il richiamo esercitato da un potere illusionistico (non sprechiamo l’aggettivo “carismatico”) fondato sulla affabulazione e sulla manipolazionequello descritto con precisione da Thomas Mann ne Mario e il mago (Mario und der Zauberer) nel 1930 – i cui interessi sono stabilmente sincronizzati con quelli dei poteri extrasociali (i signori dell’oro, nazionali e internazionali, e i signori dello spirito, tutori dei credenti non adulti).

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