Archive for Luglio, 2013

7 Luglio, 2013

Pierre Macherey, La materia viva del simbolico. Fabrizio Denunzio, Sociologia e prassi politica

by gabriella

Bourdieu

In questo testo piuttosto denso pubblicato da Il Manifesto, 3 luglio 2013, Macherey ripercorre la critica bourdieuiana alla filosofia e la riflessione del sociologo francese sul rapporto tra teoria e prassi e fra sociologia e filosofia. Denunzio lo conclude opportunamente evidenziando come l’indicazione di Bourdieu di comprendere la pratica allo stato pratico sorta di critica al quadrato nella quale il sospetto verso la genesi materiale del simbolico si lega a quello verso un teoreticismo altrettanto storico – non può che consistere, da un lato, nello svelamento dei meccanismi di potere che arbitrariamente assegnano i significati ai fenomeni e alle scienze e li vogliono unici e irrevocabili – ciò che Marx per primo definì “ideologia” e, dall’altro, nella ricomposizione di sapere e prassi politica, cioè nella presa di posizione delle scienze sociali tra “ciò che le condiziona e ciò che le libera”.

Devant la servitude du travail à la chaîne ou la misère des bidonvilles sans parler de la torture ou de la violence des champs de concentration – osservava Bourdieu inaugurando il corso al Collèg de France del 1982 – le “C’est ainsi” que l’on peut prononcer avec Hegel revêt la valeur d’une complicité criminelle parce que rien n’est moins neutre quand il s’agit du mond social que d’enoncer l’Etre avec autorité, les constats de la science exercent inévitablement une efficacicté politique qui peut n’être pas celle que voudrait excercer le savant.

[“Davanti alla servitù della catena di montaggio o alla miseria delle bidonville, per non parlare della tortura o della violenza dei campi di concentramento, l'”è così” che si può pronunciare con Hegel riveste il valore d’una complicità criminale, perché niente è meno neutro, quando si tratta del mondo sociale, dell’enunciare l’Essere con autorità, le constatazioni della scienza esercitano inevitabilmente un’efficacia politica che può non essere quella che il sapiente vorrebbe esercitare”.]

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3 Luglio, 2013

Nique-la-police, Lo scandalo Obama-Snowden e l’economia dei big data

by gabriella

Obama_big_dataUn nuovo importante intervento di Nique-la-police spiega il salto di paradigma nei processi di sorveglianza che emerge con lo scandalo Prism: i big data creati dal sistema denunciato da Ed Snowden non sono solo semplicemente informazioni, ma processi digitali che, una volta strutturati, sono in grado di generare un’economia che gli analisti stimano in grado di raggiungere, nel prossimo decennio, fino all’8% del PIL europeo.

Tempi duri per l’ideologia Emergency, quel corpo di suggestioni e convinzioni che considera come invariabilmente positivi, degni di un incondizionato medium fiducia, gli elementi di pensiero e pratiche progressiste sparsi per il pianeta. In pochi giorni due duri colpi a questo genere di ideologia arrivano da due paesi, gli Usa e il Brasile, che nella prima e nella seconda metà della scorsa decade avevano nutrito la punta di diamante di quell’immaginario e di quel corpo di convinzioni.

Il primo viene da Obama, il nobel per la pace più bombardiere della storia, che è partito dall’alleanza con il social network alle elezioni per arrivare a spiarli come pratica prevalente e intensiva. Il secondo viene dal partito dei lavoratori (sic) al potere in Brasile, dove il governo che si voleva entro un processo di mediazione tra movimenti, bilancio partecipato, grande business industriale e delle infrastrutture e crescita della borsa di Rio si è trovato di fronte a manifestazioni imponenti composte da praticamente ogni strato della società brasiliana escluso quello dei ricchissimi.

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2 Luglio, 2013

I campi fascisti. Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò

by gabriella

Un sito dedicato ai luoghi concentrazionari fascisti istituiti dal 1922 al 1945 per il controllo interno degli oppositori e per la repressione del Regio Esercito nelle guerre intraprese in Africa e in Europa. La ricerca, in progress, ne conta per il momento 561: in rosso i campi di concentramento, in giallo per i prigioneri di guerra, in arancio i luoghi di confino, in verde di soggiorno obbligatorio.

campi fascisti

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2 Luglio, 2013

Casellario Politico Centrale 1894-1945

by gabriella

Si può consultare online l’archivio del Casellario Politico Centrale, una banca dati contenente 152.589 fascicoli personali con documentazione (prevalentemente compresa tra il 1894 e il 1945) relativa a note informative, verbali di interrogatori, provvedimenti di polizia, indicazioni di iscrizione nella Rubrica di frontiera o nel Bollettino delle ricerche e spesso una scheda biografica che riporta sinteticamente e cronologicamente tutta l’attività dello schedato. L’archivio è interrogabile e visualizzabile non solo per nominativo, ma per proprietà [ad esempio, provenienza geografica, mestiere o appartenenza politica] e permette di farsi una mappa della repressione poliziesca per date, per luoghi, per obiettivi perseguiti dal potere politico.

Casellario Politico Centrale

Un esempio di scheda personale, quella di Lea Brognara, tessitrice torinese, comunista, nata a Occhiobello nel 1894, ammonita, denunciata al Tribunale Speciale e infine condannata al confino.

Lea Brognara

1 Luglio, 2013

Barbara Alberti sulla morte in carcere di Stefano Cucchi

by gabriella

Per Stefano

Domenica 30 giugno, Barbara Alberti ha parlato di Stefano Cucchi a Radio24ore, nella rubrica La guardiana del faro [dal minuto 26:50].

Vi abbiamo fatto sentire la canzone di Franco Battiato, specialmente per la frase chiave che contiene e che, ahimé, abbiamo avuto occasione di ricordare molte altre volte: “ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore”. Frase che si attaglia a tante tragedie italiane che si svolgono accanto a noi e non cambiano niente, come i suicidi per disperazione, gente che non ha il lavoro, che ha subito un’ingiustizia, persone che si danno fuoco o si sparano, rivolgendo la rabbia contro di sé.

Stefano CucchiQuesta volta con la frase di Battiato ci riferiamo a Stefano Cucchi che entrò in carcere vivo e ne uscì moribondo, per morire poco dopo all’Ospedale a causa delle percosse ricevute ma, secondo la sentenza emessa dai giudici nel finale del processo, non è stato nessuno. Ho davanti a me la sua foto che non è facile da guardare, quella pubblicata sul Fatto quotidiano del 6 giugno, dove ha il volto devastato.

Il giornale si riferisce alla sentenza del tribunale, il quale ha assolto gli agenti della Polizia penitenziaria accusati di averlo picchiato causandone la morte e titola: “L’hanno ridotto così, ma per i giudici è colpa dei medici”. I medici hanno avuto delle pene leggere, ma la pena è stata sospesa per tutti.

Questo ragazzo si chiamava Stefano Cucchi. Aveva 31 anni, era geometra, gli piaceva la boxe. Era stato tossicodipendente e qualche anno prima della morte si era curato in comunità. Io qui cito da wikipedia: “Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi venne trovato in possesso di 21 grammi di hashish e antiepilettici – oh, questi farmaci era assolutamente legittimo che lui li avesse perché aveva sofferto anche di epilessia -“. In conseguenza di questo venne decisa la custodia cautelare.

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1 Luglio, 2013

Fabio Milazzo, Il dibattito sul nuovo realismo

by gabriella

Da Haecceit@s.

Il dibattito, che oggi si struttura intorno ad un Manifesto[2] affonda le proprie radici nella “svolta post-ermeneutica” di Maurizio Ferraris  avvenuta ormai più di un decennio fa quando, riprendendo e sviluppando le analisi realistiche di Paolo Bozzi[3], decise di criticare il soggettivismo e il relativismo dell’ermeneutica a favore di un più rassicurante realismo che riconosce nella realtà esterna il mondo quale èper essenza diremmo- al di là delle interpretazioni attraverso le quali lo denotiamo di senso[4].

Anselmo d'AostaIl Realismo classico della filosofia, quello di Anselmo d’Aosta e di Guglielmo di Champeaux[5], anche nella versione moderata di Tommaso d’Aquino, prevede l’esistenza di una realtà esterna al soggetto conoscente indipendente dal processo conoscitivo del soggetto stesso. In altre parole, e radicalizzando la questione: il mare che vedo fuori dalla mia finestra è blu e le foglie della palma sono di un verde che vira verso il giallo “secco” tipico della stagione calda che “sta per arrivare”[6].

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1 Luglio, 2013

Fabio Milazzo, Il nuovo realismo è un totalitarismo

by gabriella

totalitarismo

Pubblicato su Haecceit@s, questo articolo di Fabio Milazzo espone condividibili ragioni di diffidenza verso il “nuovo realismo”.

Apologia della doxa

Il “nuovo realismo” è letteralmente una trovata geniale. Il paradigma, reso recentemente famoso da Maurizio Ferraris, che ne è il promotore in Italia, e da quella fucina di idee progressiste che è il gruppo La Repubblica[1], è riuscito a ritagliarsi un posto nelle asfittiche e claustrofobiche chiacchierate della filosofia italiana. Ma cos’è questa postura intellettuale che tanto credito sembra ottenere da personalità quali Umberto Eco – che, a dir la verità, già dai tempi de I limiti dell’interpretazione ha operato una svolta anti-ermeneutica – e dalle tante teste pensanti riunite in convegni quali quello di Bonn[2]?

Fondamentalmente è un ritorno ai fasti della doxa (δόξα), l’opinione comune, ciò contro cui si erge il pensiero filosofico fin dalle sue origini pre-socratiche[3]. Detta in maniera brutale, ma forse anche efficace, il nuovo realismo afferma la consistenza oggettiva della realtà, al di là di ogni fenomeno interpretativo. Il suo principale avversario non può che essere il Nietzsche che nel noto frammento postumo dichiarava profeticamente:

«Contro il positivismo, che si ferma ai fenomeni: “ci sono soltanto fatti”‘, direi: no, proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni. Noi non possiamo constatare nessun fatto “in sé”; è forse un’assurdità volere qualcosa del genere. “Tutto è soggettivo”, dite voi; ma già questa è un’interpretazione, il “soggetto” non è niente di dato, è solo qualcosa di aggiunto con l’immaginazione, qualcosa di appiccicato dopo.

È infine ancora necessario mettere l’interprete dietro l’interpretazione? Già questa è invenzione, ipotesi. In quanto alla parola “conoscenza” abbia senso il mondo è conoscibile; ma esso è interpretabile in modi diversi, non ha dietro di sé un senso, ma innumerevoli sensi. “Prospettivismo”. Sono i nostri bisogni, che interpretano il mondo: i nostri istinti e i loro pro e contro. Ogni istinto è una specie di sete di dominio, ognuno ha la sua prospettiva, che esso vorrebbe imporre come norma a tutti gli altri istinti»[4].

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