Archive for ‘Filosofia’

18 Settembre, 2023

La nottola di Minerva

by gabriella

Blade runnerNella scena di Blade Runner in cui Roy si reca a casa dell’ing. Tyrrell per cercare un modo di prolungare la vita dei replicanti, si nota una civetta, simbolo della conoscenza di cui quell’abitazione era il tempio.

athena

Athena glaukopis con la sua civetta

La nottola, o civetta, di Minerva, è l’essere alato che accompagna Athena glaucopide nei miti dell’antica Grecia, nei quali simboleggia la saggezza e la filosofia.

Da Omero in poi, Atena è infatti definita glaukopis (γλαυκώπις), appellativo che viene solitamente tradotto come con lo sguardo scintillante o dagli occhi lampeggianti.

Il termine è una combinazione di glaukos [γλαύκος, che significa “lucente”, “argenteo” ed ha la stessa radice del nome greco glaux (γλαύξ, civetta), probabilmente per i particolari occhi di cui è dotato l’animale] e ops (ώψ, “occhio” o talvolta “viso”).

La figura di quest’uccello capace di vedere di notte è strettamente legata alla dea della saggezza che, fin dalle prime raffigurazioni, è dipinta con la civetta appollaiata sulla testa.f

Gli occhi e il becco del rapace seguono la linea della lettera φ (fi), simbolo alfabetico greco della filosofia che accomuna armonia, bellezza e amore per la conoscenza e per la ricerca in senso lato.

La nottola di Minerva compare nell’ultimo capoverso della Prefazione dei Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel, che la dipinge come l’uccello che inizia il suo volo sul far del crepuscolo.

La filosofia non può essere l’anticipo di un mondo che dovrà venire: è il proprio tempo appreso col pensiero. Hegel nota infatti che la filosofia sboccia sempre al momento culminante delle civiltà: Socrate e Platone sono vissuti quando cominciava la decadenza della Grecia ed essa iniziava a lacerarsi al proprio interno; non sono fioriti quando la Grecia vinceva contro i Persiani. 

[…] la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell’e fatta. […] La nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo.

22 Maggio, 2023

Rousseau

by gabriella

Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778)

Critico della politica e della vita associata, Rousseau ha condotto una riflessione globale sui problemi della vita civile, dedicando gli sforzi più significativi alla costruzione degli strumenti politici ed educativi per modificare tale realtà.

Indice

1. I temi antiilluministi del Discorso sulle scienze e sulle arti

2. La critica della civiltà del Discorso sull’origine della diseguaglianza

2.1 La diseguaglianza è contraria alla legge di natura
2.2 La contestazione delle visioni dello stato di natura di Locke e Hobbes

2.2.1 Lo stato di natura in Locke
2.2.2 Lo stato di natura in Hobbes
2.2.3 Lo stato pre-civile secondo Rousseau

 

 3. L’Emilio

3.1 Libri I. L’infanzia e l’educazione negativa
3.2 Libro II. La fanciullezza e l’educazione positiva

3.2.1 L’autoregolarsi della libertà: dipendenza dalle cose e dipendenza dagli uomini
3.2.2 Contro Locke: l’illusione del ragionare coi fanciulli
3.2.3 L’esempio del maestro
3.2.4 L’apprendimento della lettura

3.3 Libro III. L’educazione dai dodici ai quindici anni

3.3.1 La nobiltà del lavoro manuale

3.4 Libro IV. L’adolescenza e l’educazione alla socialità
3.5 Libro V. La giovinezza

 

4. Il Contratto sociale

4.1 Il patto originario
4.2 Libertà ed eguaglianza

 

5. La travagliata ricezione dell’Emilio

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21 Marzo, 2023

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino

by gabriella

26 agosto 1789

I Rappresentanti del Popolo Francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale,

rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri;

affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del Potere legislativo e quelli del Potere esecutivo dal poter essere in ogni istante paragonati con il fine di ogni istituzione politica;

affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su dei princìpi semplici e incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento della Costituzione e la felicità di tutti.

In conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino:

Articolo 1

Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.

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1 Marzo, 2023

Il discorso di Alcibiade

by gabriella

alcibiadesNel Simposio è raccontata l’educazione sentimentale dei giovani di buona famiglia, il nobile scambio della loro bellezza per la sapienza di uomini fatti.

Farsi uomo voleva dire farsi fare (uomo) da un uomo (fatto). Ma si potrebbe dire lo stesso per le donne, vedi la scuola di Lesbo.

La giovinezza e la bellezza fanno di Alcibiade un amato perfetto. Socrate dovrebbe essere l’amante e infatti è questo che Alcibiade si aspetta. Il cortocircuito parte dal rifiuto di Socrate di porsi dal lato della sapienza: Socrate nega di sapere. Non ha niente da dare in questo scambio. Di più: non ha niente da prendere perché la bellezza di Alcibiade non ha valore ai suoi occhi.

Altrove Platone fa dire a Socrate che nell’amicizia (philia) amandosi fra amici si ama sempre il Bene ed è proprio quest’oggetto comune d’amore che tiene uniti gli amici (e gli amanti).

Allora Socrate ha ragione a respingere le pretese di esclusività di Alcibiade: nell’amore di Socrate per i bei ragazzi dall’animo bello e nel loro amore per lui c’è il comune amore per la sapienza, per il Bene desiderato come possesso perenne.

Amore è dunque un patto di ricerca in comune. Lo stesso patto che univa gli iniziati nell’Accademia platonica, come ribadito nella Lettera VII.

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Il discorso di Alcibiade

“Questo disse Socrate. Mentre tutti si complimentavano con lui e Aristofane cercava di dirgli qualcosa perché Socrate di sfuggita aveva fatto una allusione al suo discorso, ecco che si sentì bussare alla porta dell’atrio, e un gran vociare di gente allegra, e la voce di una suonatrice di flauto.
“Ragazzi – disse Agatone – andate a vedere, presto. Se è uno dei miei amici, invitatelo ad entrare. Altrimenti dite che abbiamo già finito di bere e che stiamo andando a dormire.”

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2 Febbraio, 2023

Platone, Il Protagora

by gabriella

Themis

Ci fu un tempo in cui esistevano gli dei, ma non le stirpi mortali. Quando giunse anche per queste il momento fatale della nascita, gli dèi le plasmarono nel cuore della terra, mescolando terra, fuoco e tutto ciò che si amalgama con terra e fuoco; ordinarono poi a Prometeo e a Epimeteo di dare con misura e distribuire in modo opportuno a ciascuno le facoltà naturali.

Il furto del fuoco da parte di Prometeo procurò agli uomini il sapere tecnico e la capacità di produrre cultura, separandosi dal resto del mondo animale, la giustizia fu invece un dono degli dèi, preoccupati che senza di essa l’umanità potesse estinguersi a causa della violenza reciproca.

 

Indice

1. Platone, Protagora 320c-324a [temi della giustizia, dell’uguaglianza e dell’educazione alla virtù]
2. Sintesi dell’intero dialogo


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11 Gennaio, 2023

Il materialismo storico

by gabriella

Ludwig Feuerbach

Con Marx ed Engels, la filosofia europea arriva a una nuova definizione dell’umano: noi siamo non solo il risultato delle esperienze e degli stimoli che abbiamo ricevuto, ma anche i creatori e produttori di queste esperienze e stimoli, dunque l’uomo è creatore di se stesso.

Di qui la spiegazione della storia, dei valori, dello spirito dei tempi che cambia in funzione delle scelte e dello sguardo degli uomini che costruiscono le condizioni di esperienza delle generazioni successive.

Gli idealisti tedeschi arrivano, con Feuerbach a concepire la coscienza umana come un prodotto delle condizioni in cui singoli e collettività vivono, cioè come un prodotto della loro esistenza.

Marx oltrepassa questa prospettiva per indicare l’uomo come l’essere che trasforma il mondo ed è egli stesso il prodotto della propria creazione (cioè delle trasformazioni operate dalle generazioni precedenti).

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9 Gennaio, 2023

Paolo Ercolani, La filosofia delle donne: uguaglianza, differenza, indifferenza. Nancy Fraser, Come il femminismo divenne l’ancella del capitalismo

by gabriella

adamo-ed-evaDopo un’efficace panoramica della tradizione pagana e cristiana del pregiudizio di genere, Ercolani si sofferma sul pensiero femminista tra affermazione della differenza e ricerca dell’uguaglianza, con condivisibili osservazioni finali ispirate dal Manifesto per un nuovo femminismo e particolarmente dal contributo di Sara Giovagnoli. Dal Rasoio di Occam.

Indice

1. Un antico pregiudizio
2. Fra tradizione pagana e cristiana
3. Uguaglianza e differenza
4. Per un nuovo femminismo tra Freud ed Hegel
5. Nancy Fraser, Come il femminismo divenne l’ancella del capitalismo

 

1. Un antico pregiudizio

Che si tratti di un essere fisiologicamente connaturato al male, capace di accoglierlo e di produrlo (e riprodurlo?) in maniera perfino inimmaginabile da parte dell’uomo, è convinzione radicata e agevolmente riscontrabile nel panorama culturale dell’Occidente.

Se è la prima donna Eva a convincere il primo uomo Adamo a disobbedire al volere divino, introducendo così nel mondo il peccato e soprattutto la morte, secondo la chiosa di S. Paolo (Biblia sacra: Rom 5,12), morte che Dio non aveva previsto originariamente per la sua creatura prediletta (Biblia sacra: Sp 2,24); è sempre una donna, stavolta la moglie, a tentare il buon Giobbe, descritto di per sé come «integro e retto, timorato di Dio ed estraneo al male», esortandolo a maledire Dio per tutti i colpi gratuiti ricevuti (Biblia sacra: Gb 1,1 e 2,9).

Né le cose andavano meglio nella cultura della Grecia antica, dove la donna era vista come un essere irrazionale e ferino, sostanzialmente portatore di discordie, guerre e, infine, morte. Nel poema esiodeo de Le opere e i giorni è Pandora, una donna, colei che recita il ruolo di portatrice dei doni che gli dèi fanno agli uomini (fra i quali proprio le donne), dando in questo modo inizio alle interminabili sciagure che da quel momento li avrebbero colpiti (Esiodo, Opere e giorni: vv. 80-82).

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17 Novembre, 2022

Zenone e la dimostrazione per assurdo

by gabriella

achille e la tartarugaI paradossi di Zenone di Elea, discepolo di Parmenide, sono il primo esempio che la filosofia abbia fornito di dimostrazione dialettica o per assurdo (reductio ad absurdum) di una tesi. Questo tipo di argomentazione logica consiste nell’assumere temporaneamente un’ipotesi e svilupparne le conseguenze così da giungere ad una conclusione assurda e dimostrare, di conseguenza, che l’assunto originale è errato.

Per difendere la logica eleatica contro le obiezioni del senso comune e la testimonianza dei sensi e ribadire la rigorosa argomentazione di Parmenide contro la realtà del divenire (se il divenire è totalmente altro rispetto all’essere, allora è non essere, nulla) Zenone avrebbe ideato 40 paradossi (parà, cioè “contro” la doxa, l’opinione corrente) a sostegno dell’unità e indivisibilità dell’essere.

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9 Novembre, 2022

Thomas More, Utopia

by gabriella

Thomas More (1478 – 1535)

Analizzando dunque e valutando dentro di me la situazione degli stati esistenti, non riesco a vedere altro – Dio mi perdoni – che una cospirazione dei ricchi, i quali, nel nome e per conto dell’autorità pubblica, non fanno altro che curare i propri interessi privati. […] I ricchi si avvalgono dei loro subdoli sistemi nel nome dello stato, cioè anche nel nome dei poveri, e così diventano legge.

Thomas More, Utopia, II

Il De optimo reipublicae statu deque nova insula Utopia (qui la versione italianaqui l’originale  inglese) è un dialogo in due libri pubblicato da Thomas More nel 1516 e divenuto subito notissimo non solo tra gli intellettuali umanisti ma anche tra gli anabattisti, che per i suoi contenuti politici lo inclusero tra i propri riferimenti dottrinari, e tra i luterani che, per le stesse ragioni, lo circondarono di ostilità.

Il termine utopia è un neologismo coniato da More che presenta un’ambiguità di fondo: Utopia“, infatti, può essere intesa come la latinizzazione sia di Εὐτοπεία (eutopeia), frase composta dal prefisso greco ευ– che significa positività, bontà, e τóπος (tópos), che significa luogo, seguito dal suffisso -εία (quindi ottimo luogo), che di Οὐτοπεία, (outopeia) considerando la U iniziale come la contrazione del greco οὐ (non), cioè non-luogo, luogo inesistente o immaginario. Il significato del neologismo di Moro sembra essere quindi la congiunzione delle due accezioni, ovvero l’ottimo luogo (non è) in alcun luogo, che è divenuto anche il significato moderno della parola utopia.

utopiaL’autore dedicò l’opera a Peter Gilles, umanista olandese amico di Erasmo, che nel dialogo compare come un giovane in vista della città di Anversa, nella quale More si era recato per affari personali dopo essere stato inviato dal re d’Inghilterra a Bruges, nelle Fiandre, in missione diplomatica. E’ proprio Gilles a presentargli il forestiero Raffaele Itlodeo, un marinaio portoghese

«di una certa età, dal viso abbronzato ed una folta barba ed un mantello cadente su una spalla» – cito dalla (pessima) edizione curata da Franco Cuomo, Roma, Newton, 2010, p. 20 –

che dalle sue peregrinazioni in mezzo mondo aveva ricavato esperienze molteplici e straordinarie, la principale delle quali era un lungo soggiorno nell’isola di Utopia:

«i mostri – osserva infatti More – non fanno più notizia. Sembra che non vi sia luogo della terra che non sia popolato di spaventose creature, votate a terrorizzare gli esseri umani o a divorarli, mentre non è affatto facile trovare comunità socialmente evolute» (p. 23).

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4 Ottobre, 2022

Tzvetan Todorov, Sul buono e cattivo uso della natura umana

by gabriella

Tzvetan, Todorov (1939 – 2017)

L’ultima riflessione di Tzvetan Todorov, uscita postuma su Micromega (3/2007).

Il saggio, dedicato alla ‘natura umana’, illustra le opposte radicalizzazioni di Montaigne [‘tutto è cultura’] e Diderot [‘tutto è natura’] dalla prospettiva rousseauiana che l’autore riafferma.

Se per Montaigne “tutto è cultura” e per Diderot “tutto è natura”, l’approccio di Rousseau è infatti differente: non rinuncia all’universalismo e a una sua fondazione come Montaigne per cui non vi è natura ma solo cultura e consuetudine; né cerca, come Diderot, di fondare la natura umana e la sua universalità sul fatto, ma assume la “socialità” della natura umana come fondamento della moralità (Gianfranco Marini).

Ai giorni nostri si ha qualche ripugnanza a riferirsi alla «natura umana». Questa espressione sembra aver partecipato al naufragio generale delle pompose astrazioni ereditate dal passato. E se lo stesso naufragio appartenesse a tali astrazioni? Il nostro vocabolario odierno non è meno pomposo di quello dei nostri predecessori; ma, ammaliati dalla novità delle formule, stentiamo a giudicarle con serenità. In luogo della natura e dell’uomo compaiono però vocaboli che non vogliono necessariamente dire altro né sono generalizzazioni più felici.

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