Archive for ‘Psicologia’

1 Agosto, 2019

Umberto Galimberti, Identità e libertà

by gabriella

Allora la prima cosa da tenere presente è che le risposte uccidono le domande le chiudono; non bisogna avere un’ansia di risposte, perché le risposte non sono mai le risposte che salvano le situazioni, bisogna invece incrementare le domande e incominciare per esempio a domandarsi “che cos’è l’identità”, oppure che cos’è l’io?

Quindi non è interessante dare dell’io una risposta, quello che si può dire è che l’identità non è una dote naturale, noi non nasciamo con un’identità sociale: l’identità ce la danno gli altri,l’identità è frutto del riconoscimento. 

Se una mamma dice al suo bambino “sei bravo” e la maestra gli dice “sei intelligente”, il bambino costruirà un’identità positiva, se la mamma gli dice “sei un cretino” e poi glielo ribadisce la maestra, crescerà con un’identità negativa.

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4 Giugno, 2019

I poveri sono stupidi? Disuguaglianze cognitive e reddito

by gabriella

sinapsi

Quella descritta in questi articoli di Stefania Medetti e di Jan Mazza è la nuova frontiera della diseguaglianza cognitiva.

Dopo gli studi degli anni 60 e 70 sul divario cognitivo basato sulla parola e sull’uso di codici linguistici estesi o ristretti, si apre oggi un altro scenario, potenzialmente distopico, inaugurato dalla diminuzione delle possibilità di accesso all’alta formazione e dominato dalla disponibilità futura di mezzi chimici, genetici e informatici di potenziamento della performance intellettuale.

Sotto, una riduzione didattica dell’articolo uscito su Pandora. Rivista di Teoria e Politica: indice, titoli, immagini e facilitatori di lettura sono miei.

Vedi anche il classico di Richard Thompson, Lo sviluppo del cervello.

Indice

1. Stefania Medetti, Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza il cervello

1.1 La ricerca dell’Università del Texas
1.2 La preoccupazione influenza le funzioni cognitive
1.3 Il reddito della famiglia conta più dell’istruzione

 

2. Jan Mazza, I poveri sono stupidi? Diseguaglianze cognitive, una minaccia per la democrazia?

2.1 Il tema della disuguaglianza
2.2 Le diseguaglianze cognitive

2.2.1 Meritocrazia e diseguaglianze «giuste»
2.2.2 Diseguaglianze cognitive e smartdrugs
2.2.3 Diseguaglianze cognitive e ingegneria genetica
2.2.4 Diseguaglianze cognitive e protesi esterne

2.3 Uno scenario distopico e una possibile alternativa

 

1. Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza cervello

Articolo pubblicato su D di Repubblica il 31 ottobre 2018.

 

1.1 La ricerca dell’Università del Texas

La povertà comporta paura, stress e talvolta depressione. Lo ha detto J.K. Rawling durante il suo celebre commencement speech all’Università di Harvard.

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3 Marzo, 2019

L’intelligenza degli animali

by gabriella

La puntata di L’umanità e altri animali andata in onda il 23 febbraio 2019 su RadioRai3

27 Febbraio, 2019

Ivan Pavlov

by gabriella

Ivan Petrovic Pavlov (1849 – 1936)

Il 27 febbraio 1936 muore a Leningrado Ivan Petrovič Pavlov. Lo ha raccontato a Wikiradio Matteo Borri a Wikiradio.

25 Gennaio, 2019

Anna Meldolesi, Alla nascita siamo uguali (basta falsità)

by gabriella

Tratto dal Corriere della Sera del 25 gennaio 2019.

Lo sviluppo fisico e cognitivo segue un andamento condiviso e universale. Quindi neonati diversi tra loro cresceranno forti e intelligenti allo stesso modo. Non importa chi di loro vive in India, Kenya, o Brasile, Inghilterra o Italia.

Lo dimostrano i dari raccolti nell’arco di 7 anni dal progetto Intergrowth-21st in 5 Paesi e coordinati dall’Università di Oxford.

Date loro una mamma in buona salute, cibo nutriente, una casa pulita, affetto e attenzione. Neela, Aasir, Izabel, Isaac e Sofia cresceranno forti e intelligenti allo stesso modo. Non conta nulla che abbiano l’incarnato più o meno scuro. Non importa chi di loro vive in India, Kenya o Brasile, piuttosto che in Inghilterra o Italia. Le tappe della loro crescita saranno le stesse. Perché lo sviluppo fisico e cognitivo segue un andamento condiviso e universale. Lo dimostrano i dati raccolti nell’arco di 7 anni dal progetto Intergrowth-21st in 5 Paesi del mondo.

 

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23 Luglio, 2018

Scusa, sono un imbecille

by gabriella

Un ragazzo disabile fa spostare i bagagli a un passeggero, lui lo insulta, un’anziana interviene e lui si scusa. La storia del coraggioso dietro front di un uomo stanco ma non fiaccato dalla vita. Tratto da Repubblica.it.

“Sono su un treno regionale, sto andando a una presentazione del mio libro, fuori una pioggia obliqua cade contro i finestrini. Il treno ferma a una stazione di cui non leggo il nome, alla stazione sale un ragazzo disabile, lo portano su in tre. Il ragazzo è in carrozzina e ha il busto piegato in avanti da un’evidente malformazione. Lo spazio del vagone riservato alle carrozzine è occupato da due ingombranti valigie, il controllore dice a voce alta:

Di chi sono questi bagagli?, senza ottenere risposta, allora urla: DI CHI SONO QUESTI BAGAGLI?

e d’un tratto un uomo sui cinquanta si volta da due sedili più avanti, il controllore lo vede e gli intima:

Li sposti subito, per piacere.

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4 Maggio, 2018

Suzanne O’Sullivan, È tutto nella tua testa

by gabriella

Il saggio della neurologa Suzanne O’ Sullivan, È tutto nella tua testa, appena uscito in Italia per Mondadori, riepiloga i tentativi medico-scientifici condotti nella storia per comprendere e curare l’influenza negativa della mente sul corpo, cioè i disturbi psicosomatici che, come sappiamo leggendo le Cinque conferenze sula psicanalisi di Freud o i resoconti di Charcot, possono essere anche estremamente gravi e invalidanti.

Luca D’Ammando ha recensito il testo su Rivista studio: ne ha parlato stamattina Pagina 3 su RadioRai3.

Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la bibbia degli psichiatri, la definizione «disturbo psicosomatico» non compare. E, leggendo È tutto nella tua testa, il saggio edito da Mondadori in cui la neurologa inglese Suzanne O’ Sullivan racconta «il misterioso mondo delle malattie psicosomatiche», si capisce che intorno alle disabilità provocate da fattori psicologici ancora oggi permane un’aura di mistero e diffidenza, che mina alla base qualunque tentativo di fornire aiuto concreto ai pazienti che ne soffrono.

I disturbi psicosomatici sono sintomi fisici che mascherano un disagio interiore, un malessere generalmente rimosso a cui la somatizzazione dà sostanza rendendolo in parte accettabile agli occhi dei pazienti e dei loro familiari. Come ha scritto George Orwell in 1984,

«se vuoi mantenere un segreto, devi nasconderlo anche a te stesso».

Il riso, le lacrime e il rossore sono esempi del potere della mente sul corpo, ma sono risposte normali e non indicative di una patologia. È solo quando i sintomi psicosomatici vanno oltre la normalità e limitano la capacità funzionale o mettono in pericolo la salute che diventano un disturbo.

Perché nel XXI secolo la malattia psicosomatica appare un disturbo socialmente inaccettabile? Come sottolinea la dottoressa O’Sullivan

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10 Aprile, 2018

La performance di Marina Abramovic

by gabriella

In una sua performance l’artista Marina Abramovic ha voluto mostrare il potere del contesto su spiriti impreparati alla riflessione e alla comprensione degli eventi, confermando i risultati dei celebri esperimenti di psicologia sociale di Zimbardo, Milgram, Sherif ed altri.

In una delle sue opere è rimasta immobile per 6 ore e ha chiarito che non si sarebbe mossa a prescindere da ciò che le sarebbe stato fatto.

Su un tavolo ha messo 72 oggetti, alcuni erano di piacere, altri di distruzione, fiori, piume, profumi, un coltello, un’arma da fuoco carica. Ha invitato le persone a usare gli oggetti che volevano nel modo che preferivano.

“Inizialmente erano pacifici e timidi, ma rapidamente è iniziata un’escalation di violenza. Quello che ho imparato è che se lasci la decisione al pubblico, possono ucciderti. Mi sono sentita davvero violentata, mi hanno tagliato i vestiti, mi hanno piantato spine di rosa nello stomaco, uno mi ha messo la pistola alla testa, un altro l’ha portata via. Hanno creato un’atmosfera di aggressività. Dopo 6 ore mi sono alzata e ho iniziato a camminare tra il pubblico. La gente se ne andava, non riuscivano a guardarmi in faccia. Scappavano al confronto”.

Quest’opera rivela qualcosa di terribile dell’umanità, simile a quanto dimostrato dall’esperimento di obbedienza all’autorità di Stanley Milgram. Dimostrano quanto velocemente una persona possa farti del male in circostanze favorevoli.

Dimostra quanto sia facile disumanizzare una persona che non combatte, che non si difende.

Dimostra che se viene fornito lo scenario adatto, la maggior parte delle persone, apparentemente normali, non avrà coscienza della crudeltà perpetrata dagli altri, che a loro volta sembrano normali.

8 Aprile, 2018

Il diagramma linguistico della maturità dell’Io

by gabriella

dimmi come parli e ti dirò chi sei

Le parole, quelle che usiamo tutti i giorni e che poco hanno che vedere col nostro curriculum scolastico, sono un po’ come dei marcatori, indicatori del nostro livello di Ego, cioè dello stadio di sviluppo o maturazione della personalità degli individui in termini cognitivi, di pensiero, sociali e morali.

Questa è la conclusione, sebbene semplificata, di una ricerca sul linguaggio parlato realizzata da psicologi Usa e pubblicata su Nature Human Behavior.

 

1. Il livello dell’ego e le parole

Gli autori dello studio hanno utilizzato 44mila brevi testi parlati raccolti in 25 anni dal Washington University Sentence Completion Test (Wusct), uno strumento che psicologi e psichiatri utilizzano da tempo per misurare l’Ego level. Per l’analisi dei linguaggi i ricercatori si sono serviti del Linguistic Inquiry and Word Count (Liwc), un sistema validato che, sulla base del conteggio delle parole e la valutazione della sintassi di testi, costruisce 81 categorie di linguaggio.  

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5 Aprile, 2018

La tattica del genio distratto

by gabriella

Dalla distrazione arrogante all’incompetenza strategica all’egocentrismo contemporaneo: l’evoluzione dello stereotipo del genio distratto nello spassoso reportage del filosofo canadese Joseph Heath. Tratto da Internazionale del 3 aprile 2018.

“Lavoro con molti esempi dello stereotipo del professore distratto”,

scriveva tempo fa il filosofo di Toronto Joseph Heath sul blog canadese In due course. Un ex collega, ricordava,

“un venerdì sera mi ha chiamato per chiedermi perché non ero ancora a casa sua. Sua moglie gli aveva affidato il compito di fare gli inviti per la cena, lui se n’era dimenticato e poi si era dimenticato di essersene dimenticato”.

Gli accademici tra i miei lettori capiranno sicuramente di che cosa sto parlando, ma anche tutti gli altri, perché è uno stereotipo che risale a migliaia di anni fa: si racconta che l’astronomo dell’antica Grecia Talete, un giorno cadde in un pozzo perché camminava guardando le stelle. Quelli che hanno sempre la testa tra le nuvole dovrebbero tenerlo presente, ma anche quelli che camminano mentre mandano messaggi dal telefono.

A rendere particolarmente fastidiosa questo tipo di smemoratezza è che non dovrebbe neanche darci fastidio: il professore distratto può non presentarsi a un appuntamento o dimenticare che vi deve dei soldi, ma il mondo

“la trova una cosa adorabile e forse anche un segno di genialità”.

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