Il 28 maggio 1974, una bomba esplode in Piazza della Loggia, a Brescia, durante una manifestazione antifascista, uccidendo otto persone (cinque giovani insegnanti, tre operai, un pensionato) e ferendone oltre cento.
Quarant’anni dopo la strage, la Cassazione ha riaperto il caso giudiziario autorizzando un nuovo processo d’appello contro l’assoluzione dei neofascisti imputati nel delitto: il medico veneziano Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, uomo dei servizi infiltrato in Ordine Nuovo. La verità giudiziaria è arrivata 43 anni dopo con la loro condanna.
«Ora gli italiani sanno che l’inquinamento delle prove, i depistaggi investigativi, le connivenze degli apparati dello stato con l’eversione neofascista erano parte di una vita democratica incompiuta e minacciata».
Alfredo Bazoli, padre di Giulietta, 34 anni, insegnante
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