Posts tagged ‘Gramsci’

23 Ottobre, 2017

Il dibattito sul metodo nella ricerca sociale. 1. I principali dilemmi

by gabriella

I principali dilemmi metodologici della ricerca sociale: la realtà sociale va semplicemente studiata o la sociologia deve contribuire a cambiarla? La sociologia può mettersi al servizio delle concrete domande dell’industria o deve limitarsi alla fare ricerca teorica? E deve avvalersi di metodi qualitativi o quantitativi?

Nel novecento si è sviluppato un ampio dibattito sul ruolo dello scienziato sociale e della sociologia nell’arena pubblica e sui metodi da preferire nella costruzione del sapere sociologico. Le principali opzioni si sono aggregate intorno alla coppia neutralità vs intervento nelle politiche sociali; ricerca teorica vs ricerca empirica; ricerca qualitativa vs ricerca qualitativa.

 

Neutralità vs intervento

Con che coraggio posso perdere il mio tempo a conoscere il segreto delle stelle,
quando davanti agli occhi ho sempre presente o la morte o la schiavitù?
Agitato dall’ambizione, dalla cupidigia, dalla temerarietà, dalla superstizione,
e avendo dentro di me altri simili nemici della vita, mi metterò a pensare al moto del mondo?

Anassagora, A Pitagora [Michel de Montaigne, Essays, 26].

Gramsci

Antonio Gramsci (1891 – 1937)

Nei Quaderni dal carcere, Antonio Gramsci aveva delineato l’identità e il ruolo di un intellettuale di tipo nuovo, l’intellettuale organico, proveniente dalla classe lavoratrice e ad essa legato dal compito di costruirne attivamente l’emancipazione. In questo che può essere considerato il prototipo dell’intellettuale impegnato in politica, Gramsci vedeva il superamento della distinzione tra homo faber e homo sapiens e la creazione di un’intellettualità diffusa capace di determinare cambiamenti sociali attraverso una nuova egemonia – concetto dalla lunga gestazione da Rousseau a Marx.

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27 Aprile, 2017

Antonio Gramsci, L’intellettuale organico

by gabriella
Antonio Gramsci

Antonio Gramsci (1891 – 1937)

Un passo dei Quaderni dal carcere, in cui Gramsci delinea l’identità e il ruolo dell’intellettuale organico, in opposizione a quello dell’intellettuale tradizionale. Gramsci precisa preliminarmente che non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens – lasciando implicito che questa distinzione è una delle tante distorsioni operate dal capitalismo – e propone l’idea di un’intellettualità diffusa, un intellettuale di tipo nuovo non separato per mestiere e appartenenza di classe dal resto della società, ma proveniente da questa e legato alla classe lavoratrice dal compito di costruire attivamente la sua emancipazione. A. Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino 1975, vol. III, pp. 1550-1551. Per ricordarlo a ottant’anni dalla morte [Escludere manualmente l’audio della Grande Storia di RadioRai3 che si avvia automaticamente].

Quando si distingue tra intellettuali e non-intellettuali in realtà ci si riferisce solo alla immediata funzione sociale della categoria professionale degli intellettuali, cioè si tiene conto della direzione in cui grava il peso maggiore della attività specifica professionale, se nell’elaborazione intellettuale o nello sforzo muscolare-nervoso. Ciò significa che se si può parlare di intellettuali, non si può parlare di non-intellettuali, perché non-intellettuali non esistono. Ma lo stesso rapporto tra sforzo di elaborazione intellettuale-cerebrale e sforzo muscolare-nervoso non è sempre uguale, quindi si hanno diversi gradi di attività specifica intellettuale. Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.

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23 Dicembre, 2015

Paolo Ercolani, I mass media, Gramsci e la costruzione dell’uomo eterodiretto

by gabriella
Antonio Gramsci

Antonio Gramsci

Con l’evoluzione della «società dello spettacolo» sta maturando il passaggio da una forma di dominio sui corpi a una sulle menti. L’individuo, sotto attacco nella sua sfera intellettiva, rischia di perdere la capacità di agire consapevolmente e di essere soggetto della storia. Tratto da filosofiainmovimento.

«Nella realtà sociale, nonostante tutti i cambiamenti, il dominio dell’uomo sull’uomo è rimasto il continuum storico che collega la Ragione pre-tecnologica a quella tecnologica»
H. Marcuse 1

Se uno degli ambiti di studio e azione più importanti della filosofia marxista è consistito nell’analisi delle forme di dominio del più forte sul più debole, la grande intuizione di Antonio Gramsci, e quindi uno dei suoi lasciti più fecondi, risiede nell’aver compreso come, con il Novecento, il terreno su cui si svolgevano – e si sarebbero svolte – le nuove forme di dominio non era più dato dal solo contesto strutturale, ma avrebbe interessato la sovrastruttura ideologica2. In forme e con modalità certamente non osservabili (e quindi prevedibili) in tutta la loro potenzialità ai tempi del pensatore sardo, ma che sono sotto gli occhi di tutti nei giorni nostri in piena epoca di trionfo della società dello spettacolo, con i suoi meccanismi tecnologici annessi3.

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25 Marzo, 2015

Pietro Cataldi, Encomio della scuola pubblica

by gabriella

Canto notturnoLe domande di un pastore

Nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, Leopardi affida alla voce di un pastore nomade le grandi domande sul senso della vita e dell’universo. Solo, sotto il cielo stellato, il pastore tenta di spiegare la condizione umana, il ripetersi dell’esistenza di generazione in generazione, il succedersi dei giorni e delle notti, il susseguirsi delle stagioni; cerca di capire il perché del dolore e di quell’inquietudine angosciosa definita dalle parole “tedio” e “fastidio”, un’inquietudine che è infine tutt’uno proprio con il bisogno di senso. La spiegazione è tentata dapprima guardando la vita dal punto di vista della luna, dall’alto, e poi guardandola invece dal punto di vista delle pecore, dal basso. Il punto di vista del pastore è per così dire impregiudicato, e spregiudicato: non ci sono un’ideologia, una religione, un sistema filosofico, una qualunque petizione di principio che impongano una direzione alla ricerca: l’importante è dare un significato alla condizione degli uomini e al rapporto che gli umani hanno con l’universo. Ebbene: Leopardi pone così, con un linguaggio semplice e diretto ma anche con la massima serietà e radicalità, le più grandi questioni filosofiche affrontate nei secoli da tutte le civiltà e tutte le culture.

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29 Gennaio, 2013

Amartia Sen, Infelicità delle istituzioni europee

by gabriella

senInvitato al Festival della scienza di Roma, dedicato quest’anno al tema della felicità, Amartia Sen ha parlato del ruolo dell’uguaglianza nel conseguimento di questo fine umano universale. Il suo intevento mi ha fatto tornare in mente quanto questo nesso sia presente alle culture popolari e codificato nella lingua, dal nostro “benestanti”, o “agiati”, ma anche “facoltosi” (di chi può realizzare i propri desideri), fino al francese “heureux”, che letteralmente suona appunto “i felici”.

Il tema “Felicità e disuguaglianze” suggerito dagli organizzatori di questo meraviglioso festival è molto più ampio di queste circostanze specifiche. Provo a fare il mio dovere parlando prima di una questione più ampia: il posto e la rilevanza della felicità non solo per la vita individuale ma anche per quella della società, per la vita sociale insomma. Ci rientreranno le disuguaglianze, perché in effetti parlerò di “Felicità e istituzioni sociali” – o di “Infelicità e istituzioni europee” – e in questo quadro più ampio, la disuguaglianza conta. Dopo un’analisi generale tornerò alla crisi economica europea per illustrare alcuni aspetti collegati al tema che mi era stato assegnato.

«O gente umana, per volar sù nata, perché a poco vento così cadi?» lamenta Dante nel canto XII del Purgatorio. Perché questo contrasto tra la vita limitata della maggior parte delle donne e degli uomini e le grandi imprese che riescono a compiere? La domanda posta all’inizio del Quattrocento è ancora attuale. Le nostre potenzialità di avere una vita buona, di essere appagati, felici, liberi di scegliere il tipo di vita che vogliamo, eccedono di lunga quelle che riusciamo a realizzare.

La vulnerabilità umana deriva da svariate influenze, ma una delle fonti principali del nostro limite – e anche della nostra forza, dipende dalle circostanze – è che la nostra vita individuale dipende dalla natura della società in cui stiamo. La natura del problema è ben illustrata dalla crisi che ha colpito l’Europa negli ultimi anni, dalla sofferenza e dalle privazioni che incidono sulla vita in Italia e in Grecia, in Portogallo e in Gran Bretagna, in Francia e in Germania, in quasi tutta l’Europa. Non solo per l’Europa di oggi ma anche per quella futura, è un disastro dalle cause complesse e dobbiamo sondarne la genesi, l’accentuarsi e la persistenza.
Sarebbe difficile capire la condizione degli esseri umani coinvolti in questa tragedia senza studiare come ci abbia contribuito, in modi diversi, il malfunzionamento delle istituzioni che ne governano la vita: il ruolo dei mercati e delle istituzioni a essi collegati, ma anche delle istituzioni statali e delle autorità regionali.

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29 Settembre, 2012

Rodolfo Ricci, Populismo

by gabriella

Uno spettro si aggira per l’Europa: il Populismo.

Cosa sia di preciso nessuno lo ha capito, ma il termine prolifera: in bocca a sprovveduti di varia provenienza, riempie ormai i comizi d’amore e d’odio, le pagine di tanta stampa, in Europa e in Italia soprattutto, dopo il varo della campagna d’autunno del partito di Repubblica, rinvigorito da quella altrettanto possente de L’Unità.

Fino a qualche decennio fa, lo spettro si aggirava per altri lidi. In particolare in America Latina dove alcuni sostengono che sia nato all’epoca di Jan Domingo Peron. Oppure per il vasto panorama del terzo mondo asiatico e africano, i cui leader nazionalisti (in particolare i nazionalizzatori delle risorse locali) erano spesso aggettivati come tali: populisti.

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12 Settembre, 2012

Gramsci, Istruitevi, agitatevi, organizzatevi

by gabriella

Prima di morire in un carcere fascista, Gramsci ha fatto in tempo ad entrare nei libri di filosofia e a diventare il riferimento imprescindibile dei cultural studies britannici.

Aveva un’idea forte della scuola, era convinto che per quella strada passasse obbligatoriamente ogni progetto esistenziale di riscatto e autopromozione. Basta osservare il rapporto tra declino scolastico (ultimi vent’anni) e crescita dell’esclusione – due fenomeni non necessariamente dipendenti l’uno dall’altro, ma infallibilmente insieme – per accorgersi che aveva ragione.

Cover story di Left n. 15/2018

ISTRUITEVI AGITATEVI ORGANIZZATEVI In edicola dal 13 aprileA scuola da Gramsci – L'editoriale di Simona Maggiorelli > https://bit.ly/2EHeAVFScuola, democrazia a rischio – Inchiesta di Carmine Gazzanni > https://bit.ly/2HwDjirSommario > https://bit.ly/2ILWd46

Publiée par Left sur Vendredi 13 avril 2018

1 Ottobre, 2011

L’antropologia politica di Niccolò Machiavelli

by gabriella

Niccolò Machiavelli (1469-1527)

Uno studio sull’antropologia del segretario fiorentino e un articolo di Mario Reale sull’attualità politica del Principe, pubblicato dal Rasoio di Occam.

Non si può dare soddisfazione ai grandi “sanza iniuria d’altri”, si può darla invece al popolo, perché quello del popolo “è più onesto fine che quello de’ grandi, volendo questi opprimere, e quello non essere oppresso”.

Il Principe

 

Indice

1. Niccolò Machiavelli e la teorizzazione dell’autonomia della politica

1.1 La posizione di Machiavelli
1.2 Il realismo di Machiavelli
1.3 La virtù del principe

 

2. L’antropologia politica

3. Due interpretazioni di Machiavelli

 

3.1 Il machiavellismo o l’autonomia della politica secondo Leo Strauss
3.2 La concezione aristotelica dell’uomo come zoón politikon
3.3 L’autonomia “relativa” della politica

 

4. L’etica
5. Mario Reale, Sull’attualità politica del Principe

 

1. Niccolò Machiavelli e la teorizzazione dell’autonomia della politica

1.1 La posizione di Machiavelli

Con Niccolò Machiavelli inizia una nuova epoca del pensiero politico: l’indagine politica tende infatti a staccarsi dal pensiero speculativo, etico e religioso, assumendo come canone metodologico il principio della specificità del proprio oggetto, che deve essere studiato (potremmo dire con espressione telesiana) iuxta propria principia, ossia autonomamente, senza essere condizionato da principi valevoli in altri ambiti, ma che solo indebitamente potrebbero essere fatti valere per l’indagine politica.

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