Archive for ‘Psicologia’

12 Luglio, 2015

Il cervello e i suoi miti

by gabriella

il cervello

Il cervello è ancora tutto da svelare e, nei prossimi anni, lo Human Brain Project in Europa e Brain negli Stati Uniti, cercheranno di comprendere quali sono i meccanismi che ne regolano il funzionamento. È già possibile però, sfatare molte false convinzioni su di esso.

Utilizziamo solo il 10% del nostro cervelloattività cerebrale

Questa affermazione è priva di qualsiasi fondamento. La sua origine  potrebbe essere legata ad una delle tante citazioni di  Einstein. Ma anche, forse, a ciò che scrisse William James, che a proposito del cervello sosteneva che utilizziamo solo una piccola parte delle nostre risorse mentali, ma anche agli studi di  Karl Lashley che tra gli anni 20 e 30 ha rimosso, senza creare deficit apprezzabili, parte della corteccia dei ratti.

Oggi sappiamo che il nostro cervello funziona globalmente e le scansioni fatte sul cervello con le varie metodiche di indagini confermano che non ci sono aree inattive ma solo l’esistenza di alcune più attive di altre. Inoltre quando ci sono lesioni al cervello, queste hanno spesso ripercussioni sull’intero apparato.

Predominanza degli emisferi nel creativo o nel razionaleemisferi cerebrali

Anche questa convinzione nasce da un interpretazione errata del  premio Nobel Roger Sperry che si era focalizzato sulla attività dei singoli emisferi di individui che avevano perso la connessione. Un docente britannico, Tom Bennet, che si occupa di neuroscienze e insegnamento, ha pubblicata su Plos One il risultato di uno studio ove sembrerebbe dimostrato, che le persone non hanno aree cerebrali più sviluppate in funzione delle loro attitudini. Di conseguenza sarebbe giunto alla conclusione che non esiste una correlazione tra la singola propensione (artistica, letteraria, matematica, etc) e gli emisferi.

Immagini o video: a ognuno il suo stile di apprendimento

stili di apprendimentoSu New Scientist, Bennet ci  ricorda il metodo Vark (che sta per:  V isual, Auditory, Read-write, Kinaesthetic, ed identifica come si apprende e cioè in modo: visivo, uditivo, scrittura-lettura e cinestetico). Questo metodo è stato introdotto dall’insegnante neozelandese Neil Fleming. Secondo la teoria ognuno apprende nel suo modo specifico, ovvero attraverso il canale di elezione. Questa teoria sugli stili di apprendimento, anche se ha influenzato il modo di insegnare, presta il fianco a diverse critiche ad esempio nei metodi usati per scoprire il canale di elezione dei singoli soggetti e anche per la mancanza di studi scientifici che supportino tale teoria.

In un articolo del 2008, della rivista dell’Association of Psychological Science, Bennett

“…scrive che al momento non esistono basi scientifiche adeguate per giustificare l’incorporazione di valutazioni sugli stili di apprendimento nella pratica educativa generale”.

Le abilità cerebrali declinano passati i 40abilità cerebrali

Alcune attività, come imparare una nuova lingua, imparare a memoria brani, sequenze o immagini, etc, risultano più facili per i giovani ma altre attività, come la capacità linguistica, quella di risolvere tensioni e conflitti o gestire le emozioni migliorano con l’età. Quindi, non è vero che dopo i 40anni, le abilità cerebrali diminuiscono.

cervello e computerIl cervello funziona come un computer

Quante volte se ne parla, anche nei film. Tutto nasce dal fatto che entrambi ricevono dati che una volta elaborati restituiscono una risposta. Da un certo input, viene prodotto un output. Peccato però che il modo con cui vengono svolte queste attività sia completamente diverso. Basti pensare agli stimoli visivi e alla capacità di elaborare anticipazioni, quindi di prevedere (neuroni a specchio) il futuro. Altre mere somiglianze vorrebbero che il cervello sia paragonabile  ad un circuito elettrico molto complesso ma, non è assolutamente così. Il circuito elettrico non cambia in modo dinamico, il cervello si. Fa continue sinapsi. Prendiamo ad esempio le persone con deficit uditivi. Reagiscono specializzando le capacità tattile e visive; le persone invece con deficit visivi, specializzano il tatto e l’udito. Nessun circuito elettrico ha questa capacità. Il computer non sarà mai equiparabile al cervello.

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5 Luglio, 2015

Annalucia Accardo, Alessandro Portelli, Il negro domestico. Psicologia di un nemico interno

by gabriella
ex schiavo davanti alla sua casa in Texas nel 1939

Ex schiavo davanti alla sua casa in Texas nel 1939

Le dinamiche dell’identità e del riconoscimento nella figura dell’house slavelo schiavo domestico per cui Malcolm X aveva coniato l’espressione «negro da cortile».

Gotta stay on the good side
Of the devil and with God,
Don’t know which one I land up with
When they put me in the sod.

Devo tenermi buoni
sia il diavolo sia Dio:
non so con quale andrò a finire
quando mi metteranno sotto terra.

Elma Stucker, An Egg in each basket, in The Big Gate, 1976

 

Introduzione

Denmark Vesey (1767 - 1822)

Denmark Vesey (1767 – 1822)

Nel 1822 a Charleston, South Carolina, ebbe luogo uno dei più importanti tentativi di rivolta di schiavi e neri liberi [ricordato, dal nome del suo ispiratore, come la «rivolta di Denmark Vesey»]. Uno dei leader della rivolta, lo schiavo Peter Poyas, dava le seguenti istruzioni agli altri giurati:

«Stai attento a non dire niente a quegli schiavi domestici che ricevono doni di giacche smesse e roba del genere dai padroni, о ci tradiranno» [Killens 1970: 52].

Peter Poyas non aveva torto: come scrivono i giudici di Charleston, «quasi mai si era cercato di reclutare servi domestici, verso i quali non c’era fiducia», proprio uno di questi, un certo Peter Devany [«uno house slave nel cuore, nell’anima e nel cervello» lo chiama John Oliver Killens] che corse ad avvertire il padrone e le autorità, facendo fallire il progetto [Starobin 1970: xvi].

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14 Giugno, 2015

Telmo Pievani, Gender

by gabriella

Radio3Scienza ha dedicato la puntata di oggi [24 giugno 2015] al Gender. La presunta “teoria” che negherebbe la differenza biologica tra uomo e donna è di nuovo sotto attacco, additata in questi giorni come strumento di corruzione infantile. Ma esiste davvero? Cosa dicono gli studi di  genere su identità sessuale, costrutti culturali e comportamenti naturali. Sono intervenuti Telmo Pievani, filosofo della biologia all’università di Padova, e Raffaella Rumiati, neuroscienziata della Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste.

Le Linee guida dell’OMS per l’educazione sessuale a scuola

Cosa non è l’ideologia del gender, Wired

La teoria del genere nel mirino dei nuovi crociati, Internazionale

29 Marzo, 2015

Sara Garbagnoli, L’invenzione dell'”ideologia del genere”

by gabriella

Gender-identityUna sintesi dell’articolo di Sara Garbagnoli, dottoranda presso il Centre de Sociologie Européenne dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (Paris) sulla creazione e l’etichettamento della teoria del genere. La studiosa spiega come l’«ideologia del genere» sia la caricatura delle ricerche prodotte nell’ambito degli studi di genere che rende invisibile l’approccio genetico strutturalista che li caratterizza: «lungi dal sostenere che ciascuno può scegliere la sua identità o il suo orientamento sessuale, tali studi indagano il funzionamento dell’ordine sessuale e delle gerarchizzazioni che lo definiscono. Storicamente costruito, l’ordine sessuale è, infatti, solidamente naturalizzato attraverso un sistema di strutture sociali che iscrivono le norme che lo caratterizzano nelle categorie mentali, nelle categorie istituzionali e nelle divisioni del mondo sociale come fossero un fatto di natura».

Pubblicato in About Gender, vol. 3, 6, 2014, pp. 250-263. In coda un’intervista alla studiosa che sintetizza efficacemente i temi della sua ricerca.

Per una ricognizione completa del tema, anche nei suoi risvolti pedagogici, si veda anche La Ricerca (Loescher), Dicembre 2015, II, n. 9, pp. 76.

 

1. L’«ideologia del genere»?

L’«ideologia del genere» sconosciuta e misteriosa come il Carneade di manzoniana memoria? Sì, se si considera che pochi ancora sanno che l’espressione è stata coniata all’inizio degli anni 2000 in alcuni testi redatti sotto l’egida del Pontificio Consiglio per la Famiglia con l’intento di etichettare, deformare e delegittimare quanto prodotto nel campo degli studi di genere. No, se si osserva la diffusione virale che tale sintagma ha conosciuto (restando assai nebuloso nel suo significato) da almeno due anni a questa parte, a partire dal momento in cui il suo impiego è migrato dai testi vaticani per diventare parte degli slogan scanditi da migliaia di manifestanti mobilitatisi (in Francia e in Italia, soprattutto) contro l’adozione di riforme giuridiche miranti alla riduzione delle discriminazioni subite dalle persone non-eterosessuali (matrimonio tra persone dello stesso sesso, riconoscimento dell’omogenitorialità, legge di contrasto alle violenze omotransfobiche).

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29 Marzo, 2015

Non straight identity on Facebook

by gabriella

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Ci sono 58 diciture su Facebook per descrivere la propria identità sessuale. Ma se nessuna fosse adatta a noi, ora possiamo scegliere anche l’opzione gender-free.

Last year we were proud to add a custom gender option to help people better express their identities on Facebook. We collaborated with our Network of Support, a group of leading LGBT advocacy organizations, to offer an extensive list of gender identities that many people use to describe themselves. After a year of offering this feature, we have expanded it to include a free-form field.

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28 Marzo, 2015

Chiara Saraceno, L’anatema della Chiesa contro la teoria del genere

by gabriella

bagnasco

Dalle osservazioni etnografiche sulle differenze del modo di vivere il genere nelle diverse culture umane, alla tesi freudiana sulla sua genesi, l’idea che il genere sia storicamente costruito e non biologicamente dato (tra i fondamenti delle scienze umane) non piace alla Chiesa cattolica. Le osservazioni della sociologa della famiglia.

Ancora una volta, per voce del capo dell’episcopato italiano, il cardinale Bagnasco, la Chiesa cattolica ha lanciato il proprio anatema contro la “teoria del genere” in quanto promuoverebbe la confusione tra maschile e femminile dando vita, per ciò stesso, ad un «transumano», ad una sorta di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, «privo di meta e di identità».

È fin troppo facile pensare che dietro a queste parole si celi innanzitutto la condanna di ogni tentativo di normalizzare l’omosessualità come uno dei modi in cui uomini e donne sperimentano la propria sessualità. Esse tuttavia rappresentano una visione dell’umanità che ci riguarda, donne e uomini, a prescindere dall’orientamento sessuale. Si tratta di una visione in cui la differenza sessuale diviene totalizzante, assorbe e spesso impedisce ogni altra differenza, una forma di naturalizzazione priva di storia e riflessività che di fatto ipostatizza non tanto le differenze sessuali, quanto il modo in cui, a partire da esse, si sono costruiti rapporti e identità sociali e interi modelli organizzativi e culturali.

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17 Marzo, 2015

Massimo Recalcati, Incubi della modernità: madre coccodrillo o madre narciso

by gabriella

la-famiglia-patriarcaleIl doppio volto della patologia della maternità: l’eccessiva presenza, l’assenza di distanza, il cannibalismo divorante, o l’indifferenza, l’assenza di amore, la lontananza, l’esaltazione narcisistica di se stessa. Tratto da Repubblica, 28 febbraio 2015.

Nella cultura patriarcale la madre era sintomaticamente destinata a sacrificarsi per i suoi figli e per la sua famiglia, era la madre della disponibilità totale, dell’amore senza limiti. I suoi grandi seni condensavano un destino: essere fatta per accudire e nutrire la vita. Questa rappresentazione della maternità nascondeva spesso un’ombra maligna: la madre del sacrificio era anche la madre che tratteneva i figli presso di sé, che chiedeva loro, in cambio della propria abnegazione, una fedeltà eterna. È per questa ragione che Franco Fornari aveva a suo tempo suggerito che i grandi regimi totalitari non fossero tanto delle aberrazioni del potere del padre, ma un’“inondazione del codice materno”, una sorta di maternage melanconico e spaventoso.

coccodrillo

La madre-coccodrillo della famiglia patriarcale

La sicurezza e l’accudimento perpetuo in cambio della libertà. Sulla stessa linea di pensiero Jacques Lacan aveva una volta descritto il desiderio della madre come la bocca spalancata di un coccodrillo, insaziabile e pronta a divorare il suo frutto. Era una rappresentazione che contrastava volutamente le versioni più idilliache e idealizzate della madre. Quello che Lacan intendeva segnalare è che in ogni madre, anche in quella più amorevole, che nella struttura stessa del desiderio della madre, troviamo una spinta cannibalica (inconscia) ad incorporare il proprio figlio. È l’ombra scura del sacrificio materno che, nella cultura patriarcale, costituiva un binomio inossidabile con la figura, altrettanto infernale, del padre-padrone. Era la patologia più frequente del materno: trasfigurare la cura per la vita che cresce in una gabbia dorata che non permetteva alcuna possibilità di separazione.

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10 Dicembre, 2014

Massimo Recalcati, Libertà e vincoli affettivi e simbolici

by gabriella
Gorz e sua moglie

André Gorz e Dorine poco prima del loro suicidio

Tratto da Repubblica del 10 dicembre 2014.

Il nostro tempo esalta l’autonomia dell’Io come l’espressione più appagante della nostra libertà e considera la maturità psichica come la capacità di vivere nella più assoluta indipendenza, senza appoggiarsi all’altro. Questo è il mito della libertà come pura negazione dei vincoli simbolici e affettivi.

E tende ad irridere coloro che, al contrario, ammettono la loro vulnerabilità e la loro dipendenza dall’esistenza dell’altro. Alla luce della psicoanalisi il sogno di un soggetto che si fa il proprio nome da se stesso è un sogno puramente narcisistico. La vita umana è tale solo se sa riconoscere i propri rapporti di dipendenza senza negarli ferocemente. Senza la presenza dell’altro, dell’amore, la vita perde il suo senso. Tuttavia esistono legami dove la presenza dell’amato si è a tal punto insediata in noi stessi che la nostra vita fatica a vivere senza questa presenza. Senza questa presenza essa precipita traumaticamente nel buio.

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10 Dicembre, 2014

Massimo Recalcati, Se fallisce il nostro io, esplode la violenza

by gabriella

Caino-ed-Abele

Tratto da Repubblica del 5 maggio 2013.

Non è un caso che l’Antico Testamento si apra con il gesto atroce e ingiustificabile di Caino. II punto scabroso e che uccidere il proprio fratello non appartiene a un mondo animale, ma a un mondo umano. É un aspetto terrificante dell’umano sul quale non bisogna chiudere gli occhi. II crimine non è infatti la regressione dell’uomo all’animale come una cattiva cultura moralistica vorrebbe farci credere, ma esprime una tendenza propriamente umana. Questo è il dram­ma che il moltiplicarsi recente di atti efferati di violenza ci costringe ad affrontare.

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19 Ottobre, 2014

Konrad Lorenz, Il linguaggio animale

by gabriella
Konrad Lorenz con l'oca Martina

Konrad Lorenz

Gli animali non possiedono un linguaggio nel vero senso della parola, ma ogni individuo appartenente alle specie superiori, e soprattutto alle specie che vivono in società, come ad esempio le taccole o le oche selvatiche, possiede fin dalla nascita tutto un codice di segnali e di movimenti espressivi. E innata è tanto la capacità di emettere tali segnali, quanto quella di «interpretarli correttamente», cioè di rispondervi in modo coerente e propizio ala conservazione  della specie.

Queste mie affermazioni, che si fondono su molte osservazioni e molti esperimenti, vengono a ridurre notevolmente la somiglianza che, a una considerazione superficiale dei fatti,, sembra sussistere tra tutti i modi di comunicare degli animali e il linguaggio umano. Questa somiglianza si riduce ancora ulteriormente quando a poco a poco ci si rende conto che in tutte le manifestazioni sonore e mimiche l’animale non ha mai l’intenzione cosciente di influenzare con questi mezzi un suo simile: anche le oche e le anitre selvatiche o le taccole cresciute in isolamento, emettono tali segnali quando si trovano nello stato d’animo corrispondente. Si tratta dunque di un processo coatto e meccanico, che decisamente ha assai poco a che fare con il linguaggio umano.


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