Archive for ‘Scuola Pubblica’

5 Giugno, 2012

Dove nascono i ritardi della scuola italiana

by gabriella

La sottosegretaria all’istruzione Elena Ugolini ed Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli hanno discusso al Festival dell’economia di Trento (31 maggio-2 giugno 2012) delle origini dei ritardi della scuola italiana davanti a un pubblico di insegnanti civilmente inferocito e una Silvia dal Pra, scrittrice e insegnante precaria romana, nel cui quotidiano scolastico molti di noi si sono riconosciuti integralmente. Il puro nulla della Ugolini esce abbastanza malconcio dal confronto facendo da parafulmine allo stipendiato della Fondazione Agnelli, think thank non meno nocivo e aggressivo di un ministero montiano.

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31 Maggio, 2012

Scuola: IoMerito

by gabriella

Leggo su Repubblica.it che domani arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri il decreto sul merito. Insomma, la scuola italiana torna per decreto alla versione fine ottocentesca di Franti e De Rossi. Ecco qui la notizia:

Approda domani in Consiglio dei ministri il decreto sul merito (a scuola), ma alla vigilia Francesco Profumo è rimasto solo. Il Partito democratico ha sbattuto la porta. Francesca Puglisi, responsabile scuola, ha lasciato la riunione preparatoria: “Non voteremo mai la scuola competitiva” [poteva aggiungere “perché l’abbiamo già fatto” NDR], dice adesso. L’ex ministro Giuseppe Fioroni rileva il problema:

Il ministro Profumo sta seguendo la strada sbagliata. L’Italia ha bisogno di una scuola di qualità per tutti e non di una scuola di élite per pochi con il rischio di abbandono per molti” [“non ha bisogno cioè della scuola che si sta affermando e che, modestamente siamo stati noi a lanciare, cominciando a finanziare le scuole private” NDR].

La riforma sul merito è divisa in due parti: una per la valorizzazione dei migliori a scuola, l’altra per la valorizzazione dei migliori all’università. Viene istituita la nuova figura dello studente dell’anno, per esempio: ogni scuola potrà eleggere il più bravo fra coloro che avranno preso 100 e lode della maturità. Il prescelto avrà una borsa di studio aggiuntiva e uno sconto del 30% sulle tasse universitarie. Ma anche tariffe abbattute per viaggiare in bus ed entrare nei musei, grazie alla card “IoMerito”. E poi per gli studenti migliori le master class, corsi estivi da seguire gratuitamente. Sono previsti, ancora, premi per le scuole migliori e all’università più test per tutti.

Il provvedimento doveva essere un disegno di legge, ma il governo all’ultimo momento lo ha trasformato in un decreto. Profumo ha compreso la cattiva accoglienza e ora il Parlamento potrebbe riservargli un percorso a ostacoli. Perplessità sul testo, considerato “frettoloso” e troppo “sbilanciato”, sono emerse anche dal Pdl e dai centristi. Per l’Udc

si rischia di allargare lo spread tra bravi e deboli, di coltivare l’individualismo. E poi la riforma delle nuove norme sui concorsi universitari rischia di creare ulteriore caos” [Avete letto bene, ha detto proprio “allargare lo ‘spread’ tra bravi e deboli“, NDR].

A questo proposito l’ex ministro Mariastella Gelmini si è posta a guardia del suo lavoro: “No allo smantellamento delle nostre norme” [non aggiunge “la scuola pubblica l’abbiamo smantellata noi, astenersi imitatori”, ma il lettore attento lo sa già NDR]. Non piace a nessuno il decreto dei migliori, né alla Cisl né alla Rete degli studenti. Alla Camera e al Senato faticherà.

Per approfondire la questione della meritocrazia, si veda M. Boarelli, L’inganno della meritocrazia; Marco Lodoli, Chi ha i soldi il futuro se lo compra o si prepara a meritarselo; e l’articolo dedicato a Pierre Bourdieu, Tecnocrazia e merito.

29 Maggio, 2012

Collettivo Universitario Autonomo, Prestito d’onore, ovvero il debito e la condizione studentesca

by gabriella
‘You load sixteen tons, what do you get?
Another day older and deeper in debt
Saint Peter don’t you call me ’cause I can’t go
I owe my soul to the company store’

(Sixteen Tons, Merle Travis)

Questa vecchia canzone country, ripresa da Johnny Cash in una cover del 1987, ci parla di una vita dominata dal peso di un debito spietato, impossibile da ripagare anche col duro lavoro, tanto spietato da disegnare l’immagine di un purgatorio in terra, davanti al quale addirittura San Pietro è costretto a rimandare la chiamata in paradiso del nostro minatore. Probabilmente, all’epoca in cui fu scritta, il debito (privato, pubblico, familiare, studentesco, etc.) non era presente come lo è oggi nei dibattiti politici, nello spazio mediatico e nelle preoccupazioni quotidiane di molte persone. Questa canzone ci parla, tuttavia, di un particolare aspetto della questione, ovvero della radice comune dei concetti di debito e colpa, un rapporto che si è stratificato storicamente.

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27 Maggio, 2012

La scuola non è un servizio ma un diritto

by gabriella

Sotto i governi degli sfruttatori, il ragionare è considerato cosa bassa e volgare. Si giudica basso e volgare ciò che è utile a quelli che sono tenuti in basso.

Bertold Brecht, Cinque difficoltà per chi scrive la verità

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26 Maggio, 2012

The Italian School Massacre: il cambiamento a volte è lento, altre volte ti colpisce sulla testa

by gabriella

Il video realizzato da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi per il programma di Sabina Guzzanti “Un Due Tre Stella“, andato in onda Mercoledì 11 Aprile su La7.

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24 Marzo, 2012

Marina Boscaino, La scuola italiana ha bisogno di laicità

by gabriella

Un seminario cui sono stata invitata a partecipare qualche giorno fa presso la Casa delle Donne a Roma mi ha spinta a riflettere ancora sul tema scuola e laicità.

In occasione dell’8 marzo ho pubblicato un pezzo dal titolo Scuola: sostantivo femminile. Anche laicità è un sostantivo femminile. E se è vero – come sostiene Gastone Bachelard ne La poétique de la rÊverie – che esiste un animus e un’anima delle parole nelle differenti lingue, questo qualcosa vorrà dire. Certamente la scuola statale è laicità. La laicità è propria della scuola statale. Esiste un rapporto necessario ed imprescindibile tra questi due termini così cari alla coscienza democratica dell’Occidente.

Il binomio scuola pubblica e laicità evoca automaticamente suggestioni, talune immediate, altre un po’ meno.

Provo a ricordarne alcune, quelle che mi sembrano le più significative.

Scuola e laicità come principio giuridico, che deriva dalla Costituzione. Sono tanti i commi degli articoli 33 e 34 – quelli dedicati alla scuola – che direttamente o indirettamente trattano di laicità. Ancor più dei primi 3 commi dell’art. 33 (L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato), suggestiona straordinariamente il solenne e commuovente incipit dell’art. 34: “La scuola è aperta a tutti”; con poche, semplici parole spiega tutta la grandezza della scuola pubblica e della nostra Costituzione. Eppure il binomio scuola pubblica/laicità ha avuto bisogno – e soprattutto in questi ultimi anni – di essere continuamente riaffermato, oggetto com’è di continue violazioni: dal crocefisso nelle aule, all’insegnamento di religione cattolica, alla legge 62/2000, quella della parità scolastica. Senza contare le continue invasioni di campo che le autorità ecclesiastiche o le istituzioni confessionali http://www.retescuole.net/contenuto?id=20111108091152 compiono – in maniera più o meno diretta – sul terreno della scuola pubblica.

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23 Marzo, 2012

Girolamo De Michele, Per difendere la scuola. L’unica cosa decente che ci resta da fare.

by gabriella

1. Nel maggio 1967, quando viene pubblicata la Lettera a una professoressa, quasi due terzi degli italianiil 63%, per l’esattezza – non è in grado di riassumere un articolo di giornale dopo averlo letto, e più della metà – il 52% – è incapace di applicare nella realtà quotidiana le nozioni di base della matematica. La capacità di comprendere un testo complesso – un romanzo, un articolo di approfondimento corredato da tabelle e cifre – era limitata all’1.9% della popolazione, compresa quella scolarizzata. Mi sembra un quadro eloquente di cos’era l’analfabetismo ai tempi di quella scuola pre-sessantottarda tanto citata oggi, come esempio positivo.

Nei 30 anni che sono seguiti al fatale 1968, la percentuale di analfabeti di ritorno è scesa a poco più del 20% degli scolarizzati, e quella di cittadini attivi, dotati degli indispensabili strumenti per comprendere il mondo ed essere attivi nell’esercizio dei diritti, è salita al di sopra del 10%. Lo ricordo a chi si riempie la bocca con il mantra degli insegnanti che non vogliono farsi valutare: sono questi dati il vero test di valutazione della scuola. E ricordo che stiamo parlando non di risultati rilevati all’uscita dalla scuola, ma di competenze e capacità che si sedimentano nella società attraverso gli anni. Questa è la colpa della scuola italiana: aver combattuto la battaglia di don Milani contro una scuola di classe, cinghia di trasmissione e di assoggettamento del potere e del sapere dominanti. Quando la scuola italiana ha cominciato a scalfire questo dispositivo, sono iniziati gli attacchi alla scuola pubblica.

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9 Marzo, 2012

Resilienza scolastica

by gabriella

I quindicenni europei in condizione socio-economica di svantaggio riescono ancora a superarlo a scuola per ottenere il livello medio di cultura necessario a una buona posizione nel lavoro?

E se si, quanti ci riescono e come? Lo studio OCSE 2011 sulla resilienza scolastica, che ha preso in esame i risultati in scienze (ma l’osservazione è estendibile al profitto scolastico in generale) evidenzia che gli ingredienti dell’inclusione sono due: maggiore tempo scuola e fiducia nelle proprie capacità.

 

Quanti

▪ Tra i paesi OCSE, il 31% degli studenti in condizioni socio-economiche svantaggiate sono “resilienti”, ovvero ottengono i risultati migliori tra tutti gli studenti con background simili a livello internazionale.
▪ Una differenza fondamentale tra studenti svantaggiati che sono resilienti e quelli che non lo sono è che i resilienti fruiscono di un maggior numero di ore curricolari.
▪ I risultati di PISA mostrano che più gli studenti hanno sicurezza di sé e sono motivati, maggiori sono le possibilità che siano resilienti.

Gli studenti socio-economicamente svantaggiati sono condannati a perpetuare un ciclo intergenerazionale caratterizzato da scarsi risultati accademici, prospettive di lavoro scadenti e povertà? Non se frequentano scuole che offrono loro un maggior numero di ore curricolari.

Gli studenti resilienti nelle indagini PISA 2006 e 2009 hanno ottenuto alti livelli nei risultati, nonostante provenissero da condizioni svantaggiate. Hanno superato le condizioni a loro avverse per ottenere risultati superiori a quelli di studenti con condizioni socio-economiche simili alle loro e si sono collocati nel quarto superiore di tutti gli studenti a livello internazionale.

Nell’indagine PISA 2009, quasi un terzo degli studenti svantaggiati tra i paesi OCSE è stato identificato come “resiliente”.

Di fatto, sono risultati resilienti la maggior parte degli studenti con condizioni di partenza sfavorevoli in Corea e nelle economie partner di Hong-Kong, Macao-Cina e Shangai-Cina e oltre il 35% in Canada, Finlandia, Giappone, Nuova Zelanda, Polonia, Portogallo, Spagna, nei paesi partner Liechtenstein e Singapore e TaipeiCina.

 

La ricetta dell’inclusione: due ingredienti 

Più tempo a scuola

I risultati di PISA 2006, ciclo nel quale la literacy in scienze era ambito principale, hanno mostrato che una grande percentuale di studenti svantaggiati non hanno nemmeno raggiunto il livello base di competenza in scienze. Questi studenti rischiano di terminare la scuola senza aver acquisito le abilità e le competenze necessarie per essere pienamente partecipi della società e continuare ad apprendere per tutta la vita.

Quindi, cosa aiuta gli studenti a superare i limiti del loro status sociale e a raggiungere risultati elevati a scuola? Un elemento associato alla resilienza è il trascorrere un maggior numero di ore in classe. Dalle analisi dei risultati di PISA 2006 emerge che gli studenti svantaggiati fruiscono di un minor numero di ore di scienze a scuola rispetto ai loro coetanei più avvantaggiati. Mentre gli studenti relativamente avvantaggiati fanno più di tre ore di lezione di scienze a settimana, gli studenti svantaggiati ne fanno 2 e mezza. Tra gli studenti svantaggiati, il numero di ore di lezione a scuola è uno dei predittori più forti per identificare quali studenti riusciranno a superare i loro pari (sic!). Sostanzialmente, in tutti i paesi OCSE e in tutti i paesi ed economie partner, lo studente resiliente medio fa più ore di scienze a scuola – in media, tra una o due ore in più a settimana – rispetto allo studente medio svantaggiato che ottiene bassi risultati di profitto. Ad esempio, in Francia, Germania e Paesi Bassi, gli studenti resilienti fanno almeno un’ora e 45 minuti in più di scienze a settimana rispetto a quelle di cui fruiscono gli studenti con condizioni socioeconomiche simili che si attestano su livelli bassi della scala di competenza.

 

Motivazione e sicurezza di sé

Sembra ci sia un secondo fattore associato all’essere resilienti: la fiducia degli studenti nelle proprie abilità scolastiche. I risultati di PISA mostrano
che maggiore è il senso di sicurezza di sè degli studenti, maggiori sono le probabilità che siano resilienti. I dati di PISA 2006 ci dicono che più del 50% degli studenti resilienti nei paesi OCSE è convinto di imparare con facilità gli argomenti più complessi delle materie scientifiche, mentre solo il 40% degli studenti svantaggiati che ottengono risultati più bassi sulla scala pensa la stessa cosa. Circa il 75% degli studenti resilienti è convinto di poter rispondere correttamente alle domande di un test di scienze, mentre questa convinzione è condivisa da solo il 50% circa degli studenti svantaggiati che ottengono scarsi risultati.

In molti paesi, anche la motivazione, e in particolare quella che proviene da una pulsione interna e personale, piuttosto che quella indotta da uno stimolo esterno – come ad esempio la prospettiva di un lavoro sicuro o di uno stipendio – è associata alla resilienza, ma questa relazione è più debole.

Questi risultati fanno pensare che le scuole possano giocare un ruolo importante nel promuovere la resilienza. Esse potrebbero iniziare con il fornire agli studenti svantaggiati maggiori opportunità di apprendimento in classe, sviluppando attività, esercizi in classe e metodi didattici che incoraggino l’apprendimento e favoriscano la motivazione e la sicurezza di sé di questi studenti. Ad esempio, è stato rilevato che programmi di mentoring di alta qualità sono particolarmente vantaggiosi; è importante che queste attività coinvolgano soprattutto gli studenti svantaggiati, poiché sono quelli che hanno meno probabilità di ricevere questo tipo di aiuto altrove.


In conclusione, gli studenti svantaggiati possono, e spesso riescono, a sconfiggere le condizioni avverse se viene data loro l’opportunità di farlo. Questo comprende l’offrire a questi studenti eque opportunità di apprendimento e
promuovere la loro motivazione e sicurezza di sé in modo da realizzare il loro potenziale.

25 Febbraio, 2012

Aut aut: il carnevale e la scuola della fine

by gabriella

Accadde in un teatro che le quinte presero fuoco.
Il Buffone uscì per avvertire il pubblico.
Credettero che fosse uno scherzo e applaudirono; egli ripeté l’avviso: la gente esultò ancora di più.
Così mi figuro che il mondo perirà
fra l’esultanza generale degli spiritosi che crederanno si tratti di uno scherzo.

Sören Kierkegaard, Diapsalmata (Aut-aut, Carte di A)

Martedi scorso alcuni studenti non si sono presentati a scuola, optando per il matinée di una discoteca locale. Tra di loro, c’è chi ha candidamente vergato sul libretto delle giustificazioni la causale “CARNEVALE”, facendola firmare ai genitori (immagino, senza eccessiva resistenza da parte loro).

Dai dati sulla dispersione scolastica e sulle difficoltà d’apprendimento nei tre cicli di studi sappiamo che il 50% degli studenti italiani non raggiunge gli obiettivi formativi: compie cioè 19 anni (diplomandosi o meno) senza aver imparato a comprendere un testo, a cogliere un rapporto di causalità, a tenere insieme più fattori esplicativi di un fenomeno.

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20 Febbraio, 2012

Perugia, Dibattito con Girolamo De Michele

by gabriella

Il 21 febbraio 2012 Girolamo De Michele è stato ospite del coordinamento “Viva la scuola pubblica” per un dibattito sulla scuola alla Sala della Vaccara (PG) – la Sala della Vaccara si trova sopra la Sala de’ Notari, salendo la scala esterna del Palazzo de’ Priori.

Presentiamo oggi Girolamo De Michele, un nostro collega, insegnante di filosofia e storia, un intellettuale attivo anche in rete con articoli e inchieste sempre illuminanti per la loro capacità di ricostruzione e svelamento dei fatti e delle scelte che stanno letteralmente “cambiando i connotati” della scuola e della società in cui viviamo.

Da questo punto di vista, La scuola è di tutti è un libro esemplare perché si presenta come una sorta di Summa non solo delle falsificazioni e degli inganni delle politiche di declino dell’istruzione pubblica, ma anche delle prassi, delle involuzioni e persino dei tic che affliggono quello che Girolamo chiama il “ventre molle” della scuola.

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