Testo della lezione sulla psicanalisi pensato per una terza liceo di Scienze umane.
Indice
1. L’intervista alla BBC alla fine della vita di Freud
2. La psicanalisi
3. Le origini della teoria
4. La dialettica coscienza-inconscio
5. L’interpretazione dei sogni
5.1 La censura onirica
5.2 Il lavoro onirico
6. Le rappresentazioni psicoanalitiche della mente
6.1 La prima topica: inconscio, preconscio, coscienza
6.2 La seconda topica: Io, Es, SuperIo
7. Le fasi dello sviluppo psicosessuale: la crisi edipica, la formazione dell’Io e dell’identità di genere
7.1 La fase orale
7.2 La fase anale
7.3 La fase fallica
7.4 La fase genitale
8. I meccanismi di difesa
8.1 La sublimazione
8.2 La rimozione
8.3 La proiezione
8.4 Le formazioni reattive
8.5 La razionalizzazione
9. Psicologia e antropologia in Totem e tabù
10. Gli ultimi anni di Freud
1. L’intervista alla BBC alla fine della vita di Freud
Il 7 dicembre 1938, Freud rilascia un’intervista alla BBC in cui legge un comunicato di appena due minuti. È a Londra dal giugno, dopo aver abbandonato Vienna, nelle mani dei nazisti, per sottrarsi alle persecuzioni antiebraiche. Morirà nove mesi dopo per gli esiti di un cancro alla mascella di cui soffriva da vent’anni.
Si tratta dell’unica intervista concessa da Freud ed è dunque significativo il contenuto di questa dichiarazione dello scienziato morente [videolezione 1].
2. La psicanalisi
Il termine psicanalisi compare per la prima volta in uno scritto del 1896, L’ereditarietà e l’eziologia della nevrosi, in cui Freud lo utilizza al posto di altri usati in precedenza per illustrare i suoi metodi osservativi e terapeutici di alcuni disturbi psichici.
Un anno prima, il medico viennese aveva iniziato ad elaborare una spiegazione simbolica dei sogni, lavorando su un suo sogno personale [videolezione 3] elaborato nella notte tra il 23 e il 24 luglio 1895 e noto come «il sogno dell’iniezione di Irma».
Si trattava dell’inizio dell’elaborazione di una nuova visione dell’inconscio e dell’analisi della psiche, il cui primo passo maturo è rappresentato, appunto, dall’Interpretazione dei sogni (1900) e dai Tre saggi sulla sessualità (1905).
Con L’interpretazione dei sogni Freud, infatti, offre un’illustrazione del rapporto tra coscienza e inconscio, evidenzia la natura simbolica dei sogni ed adotta il metodo terapeutico delle “libere associazioni”, abbandonando l’ipnosi, mentre nel testo del 1905 indica nelle pulsioni sessuali e nel loro ruolo nella vita umana, la spiegazione principale della nevrosi.
Ciononostante, Freud non si attribuì la paternità della psicanalisi, dichiarando invece il proprio debito verso lo psichiatra viennese Joseph Breuer [Prima conferenza sulla psicanalisi, Boston 1909].
Sulla base delle sue osservazioni di psicopatologie di diversa gravità – dall’isteria, alla nevrosi ossessiva, alle fobie, ai tic ed altre ancora – la psicologia freudiana saldò progressivamente le interpretazioni dei fenomeni psicopatologici con quelli dei processi psichici normali, estendendo la propria attenzione a diversi campi dell’attività umana, quali la creazione artistica, la linguistica, l’antropologia, ecc., costruendo un modello esplicativo unitario.
Per questa ragione la psicanalisi è, al tempo stesso, un metodo di indagine sulle modalità in cui si manifestano i fenomeni psichici, quali espressione di processi inconsci; una tecnica terapeutica che, partendo dall’idea che la vita psichica è spiegata da processi inconsci, analizza le difese e resistenze che il soggetto instaura nei confronti dei propri desideri, pensieri e tendenze inconsci che sono all’origine dei suoi disturbi; e una teoria della mente, costruita sulle osservazioni compiute in ambito clinico e sull’estensione del metodo psicanalitico ad altri campi, quali l’arte, la religione, e ogni altro fenomeno culturale.
3. Le origini della teoria
Seguendo il suo interesse per l’evoluzionismo, Freud si era iscritto alla facoltà di medicina a Vienna nel 1873. Interessandosi allo studio della mente, si era trovato in un ambiente influenzato dagli studi medici e fisici dello strutturalismo a cui inizialmente aveva aderito.
Le sue ipotesi si svilupparono in seguito come critica alla riduzione dei fenomeni psichici a spiegazioni di tipo fisico. Aggirando la regola che si possa studiare solo ciò che è osservabile, aveva iniziato a formulare una spiegazione non organica, ma psicologica, delle malattie mentali sulla base della quale sviluppò un’interpretazione del funzionamento della psiche normale e del ruolo dei fenomeni inconsci.
Nel 1885, aveva frequentato le lezioni di Charcot, un medico francese che eseguiva ricerche alla Salpêtrière di Parigi applicando l’ipnosi alla cura dell’isteria.
Aveva iniziato a praticarla a sua volta, ma si era presto reso conto che l’ipnosi agiva solo sui sintomi e non poteva rimuovere le cause del disturbo [vedi Il caso di Elizabeth von R.]. Introdusse perciò delle modifiche al metodo, chiedendo al paziente di ricordare particolari esperienze dolorose che ipotizzava essere la causa dei comportamenti patologici.
Si tratta del cosiddetto metodo catartico, elaborato a partire dalle osservazioni di Joseph Breuer sull’efficacia terapeutica della talking cure, una pratica legata alla parola e alla relazione di cura che si stabilisce progressivamente tra terapeuta e paziente.
«Quale poteva essere la ragione per la quale i pazienti avevano dimenticato tanti fatti della loro vita interiore ed esteriore e potevano invece ricordarli quando si applicava loro la tecnica sopra descritta? Tutte le cose dimenticate avevano avuto per un qualche motivo un carattere penoso per il soggetto, in quanto erano considerate temibili, dolorose e vergognose per le aspirazioni della sua personalità. Per rendere di nuovo cosciente ciò che era stato dimenticato, era necessario vincere nel paziente una resistenza mediante una continua opera di esortazione e incoraggiamento».
Freud sostenne in seguito che i sintomi isterici sono i sostituti dei processi psichici normali che vengono usati dal soggetto in risposta a un trauma. Il sintomo isterico è dunque la rimozione di un processo psichico normale non verificatosi e sostituito da quello patologico e, al tempo stesso, una reminiscenza del motivo che l’ha provocata.
L’efficacia del metodo catartico è quindi legata, da un lato alla risalita al livello della coscienza delle problematiche rimosse e alla loro verbalizzazione (l’espressione attraverso le parole) da parte del paziente, dall’altro, alla potenza terapeutica della cura, dell’attenzione e della parola attraverso le quali l’analista interagisce con lui [Videolezione 2]
4. La dialettica coscienza-inconscio
Come si è visto, la psicanalisi è sia una tecnica esplorativa per scopi terapeutici, sia un modello teorico della vita psichica umana. Essa si presenta come una psicologia del profondo che pone l’accento sullo scontro tra un inconscio inteso come un mondo dotato di senso, dotato di una sua logica (simbolica) che si esprime in codice – e non più una cieca forza biologico-istintuale – e la coscienza che intrattiene con esso un rapporto difensivo (approccio dinamico).
L’inconscio è infatti il luogo di condensazione delle pulsioni sessuali e aggressive che l’individuo socializzato deve sottomettere al controllo della coscienza perché il proprio comportamento (e il proprio atteggiamento psicologico) sia socialmente compatibile.
Freud sottolinea come il soggetto non sia consapevole delle (vere) ragioni che lo spingono ad agire in un certo modo; spiega come il conflitto tra individuo e società sia inevitabile e come siano le esperienze infantili a determinare molte delle caratteristiche della personalità adulta.
Secondo la celebre definizione di Paul Ricoeur, Freud è dunque uno dei maestri del sospetto (con Marx e Nietzsche), per il quale non solo la realtà può non essere come appare (quale critica scettica ad ogni forma di conoscenza) ma la coscienza stessa non è come appare a se stessa.
Lo psichiatra austriaco studia il problema della falsa coscienza attraverso l’analisi del sogno e del sintomo nevrotico, intesi, il primo come un appagamento allucinatorio di desideri infantili; il secondo come un segno, cioè come qualcosa che sta al posto di qualcos’altro, più la difesa e l’interpretazione del problema da parte della coscienza, cioè la reazione difensiva dell’inconscio ad un problema rimosso.
La nevrosi si ha quando l’Io cosciente blocca l’impulso, «la coscienza e la scarica diretta», mentre una resistenza rimuove l’impulso nella parte inconscia della psiche (rimozione). Freud osserva in proposito che
«le tendenze rimosse, divenute incoscienti, potevano ottenere una scarica e una soddisfazione sostitutiva per vie indirette, facendo in tal modo andare a vuoto l’intento della rimozione. Nell’isteria di conversione tale cammino indiretto portava nella sfera dell’innervazione somatica e l’impulso rimosso risorgeva in una qualsiasi parte del corpo creando i sintomi che erano pertanto, il risultato di un compromesso; essi costituivano infatti una soddisfazione sostitutiva, anche se deformata e deviata dai suoi fini dalle resistenza dell’Io».
In questo quadro, compito dello psicanalista è, dunque,
[costruire] un quadro attendibile e completo in tutti i suoi elementi essenziali degli anni dimenticati della vita del paziente […] Tutti sappiamo che l’analizzato deve essere portato a ricordare qualcosa che egli stesso ha vissuto e rimosso […]. L’analista deve scoprire, o per essere più esatti, costruire il materiale dimenticato dalle tracce che quest’ultimo ha lasciato dietro di sé. Il lavoro di costruzione, o se si preferisce di ricostruzione, rivela un’ampia concordanza con quello dell’archeologo che dissotterra una città distrutta e sepolta o un antico edificio [traendo le sue conclusioni] dai frammenti di ricordi, dalle associazioni e dalle altre manifestazioni dell’analizzato. Kostruktionen in der Analyse, 1937.
5. L’interpretazione dei sogni
L’interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung), pubblicato nel 1899 ma datato 1900 per enfatizzarne il carattere di lavoro epocale, segna il passaggio del metodo psicoanalitico dalla tecnica della libera associazione di idee all’analisi dell’attività onirica, la cui natura comporta un sensibile abbattimento dell’attività censoria della ragione.
Da questo momento, il sogno diventa così la via regia per l’interpretazione dell’inconscio.
L’origine dei sogni, secondo Freud, sono i desideri inconsci, inaccessibili all’Io ma attivi nella psiche umana nella quale si fanno largo nel momento in cui il sonno indebolisce il potenziale censorio della coscienza, emergendo sotto forma di immagini oniriche.
Freud distingue il contenuto manifesto, ovvero la situazione, o scena, che appare direttamente in sogno e viene raccontata il giorno dopo dall’individuo, e il contenuto latente, ovvero ciò a cui il sogno nascostamente allude.
Freud spiega che il sogno rappresenta l’appagamento di un desiderio spesso inaccettabile per l’Io del soggetto, così che il suo vero significato viene mascherato in modo da non essere riconoscibile ed eludere la censura.
I desideri profondi del sognatore trovano, infatti, ostacoli nello stesso individuo, per cui devono in qualche modo mascherarsi, spostarsi o attenuarsi ed essere accompagnati da manifestazioni di disapprovazione o di timore.
Nella formazione dei sogni interviene dunque una «censura onirica» che rende i desideri «latenti» nella loro espressione finale, meno allarmanti e dunque più accettabili alla coscienza del sognatore.
Lo studioso nota che il contenuto manifesto trae spesso origine spesso da residui psichici diurni, ma che tali residui non sarebbero in grado di portare alla formazione del sogno se non fossero rafforzati da un desiderio inconscio in grado di amplificarlo e portarlo all’attenzione della coscienza.
Secondo lo psicanalista il sogno è una «realizzazione velata di desideri inibiti», l’«appagamento allucinatorio di un desiderio infantile represso» che la coscienza disapprova esercitando una censura psichica che impedisce loro di emergere.
5.1 La censura onirica
Si è pensato a lungo che la censura onirica coincidesse con i criteri morali e sociali del sognatore, ma spesso i meccanismi censori sono più elementari e primitivi.
Si sono quindi delineati alcuni modi principali di funzionamento della censura onirica.
1. Il desiderio appare abbastanza chiaramente nel contenuto manifesto, ma il sogno è accompagnato da ansietà, paura, dolore o riluttanza.
Una signora trentenne, insoddisfatta della vita sessuale coniugale, ma fedele al marito, sogna che un uomo molto elegante e di piacevole aspetto entra nella sua camera per derubarla. Prova una grande paura e si risveglia.
È chiaro che il « ladro » rappresenta un uomo animato da intenzioni erotiche, quale la sognatrice desidererebbe incontrare, malgrado i suoi principi morali. La censura agisce, in parte deformando simbolicamente il sogno — presentando cioè l ’uomo come ladro, e non come corteggiatore o amante e in parte introducendo nel sogno una connotazione sgradevole: la paura.
2. Il mascheramento simbolico può permettere al desiderio di esprimersi, nel sogno, in una forma accettabile alla censura.
Un giovane che si sente, a torto o a ragione, ostacolato nelle sue affermazioni personali da un padre troppo opprimente contro il quale, peraltro, non osa ribellarsi, sogna di accompagnare il padre alla stazione, e di vederlo partire per un lunghissimo viaggio. Questo sogno non provoca angoscia o dolore, perchè il desiderio — che il padre se ne vada, scompaia, muoia — è accuratamente coperto dal simbolo del « lunghissimo viaggio » (un viaggio, evidentemente, senza ritorno).
3. La censura opera come quella che controlla i giornali in tempo di guerra, offuscando o cancellando intere scene del racconto onirico, così che il sogno presenta tipici « vuoti » e lacune.
Un giovane diciottenne racconta: « Ho sognato che suonavo al portone di un’amica di mia madre, la signora B. Questa si affaccia alla finestra e mi dice: “ Se vuole salire… ” (il resto della frase si perde in un mormorio inafferrabile). Poi mi ritrovo per la strada, sulla via di casa ».
Non è difficile vedere che in questo sogno la censura ha reso inascoltabili alcune parole — presumibilmente d’invito erotico — della signora B e ha inoltre completamente cancellato l’incontro, e gli eventuali rapporti intimi del sognatore con la signora. Il giovane si ritrova sulla via di casa, « come se non fosse successo nulla ». Interrogato, ammette di avere molta simpatia, accompagnata da timidezza, nei riguardi della donna sognata.
4. Un altro tipico effetto della censura è quello di far convergere una determinata carica emotiva non su un elemento essenziale del sogno, ma su un particolare secondario, in modo da «deviare» la carica stessa, e rendere il sogno meno evidente e meno allarmante.
Una ragazza sogna di incontrare il sig. G., e di prodigare carezze ed espressioni affettuose a un piccolo fox terrier che lo accompagna. La ragazza ammette poi, con quel che difficoltà, di provare sentimenti molto intensi per il sig. G. — che peraltro conosce appena. Nel sogno, l ’espressione di tali sentimenti si è indirizzata, per motivi di censura, verso un piccolo animale; il che rende il sogno assai più innocente e tollerabile.
5. Per effetto della censura, nel sogno il desiderio può subire una deformazione così radicale, da esprimersi nella rappresentazione dell’opposto.
«Una ragazza, che all’età di cinque anni ha provato una grande frustrazione alla nascita di un fratellino e alla vista della madre che gli dava il seno, ha lottato a lungo contro questa gelosia, arrivando a voler bene al fratello. Tuttavia, un lieve dissenso risveglia un giorno i suoi vecchi rancori, ed essa sogna: “Mia madre aveva detto qualche cosa di sgradevole al mio fratello più giovane, che si alzava da tavola e stava per uscire di casa. Allora io lo raggiungevo, lo consolavo, e lo riconducevo perché si riconciliasse con mia madre. »
Nel sogno, «è espresso il desiderio di essere migliore della madre, più amata e più influente. Esso capovolge il vecchio desiderio di vedere il fratello cacciato ed abbandonato dalla madre ». Si noti, peraltro, che questo vecchio desiderio è anch’esso manifestato abbastanza chiaramente nella prima parte del sogno.
6. La censura può agire anche ex post, cioè facendo in modo che il sognatore, come spesso accade, dimentichi completamente il sogno (che forse poteva essere accettabile all’Io durante il sonno, ma non così all’Io di veglia), e «non ci pensi più ». E noto che moltissimi sogni si dimenticano appena svegli, o dopo breve tempo dal risveglio.
In conclusione, questi esempi mostrano:
a) la natura regressiva del sonno normale;
b) la tendenza del sogno ad appagare desideri del sognatore;
c) la varia natura di questi desideri; d)
l’aspetto figurato e metaforico di molti sogni, e la conseguente distinzione tra « contenuto manifesto » e « contenuto latente »;
e) il contrasto, nel sogno, di desideri diversi od opposti;
f) la funzione correttiva della « censura onirica ».
5.2 Il lavoro onirico
Come si è visto, l’inconscio si esprime attraverso un proprio linguaggio simbolico, differente da quello conscio che opera per concetti. Per tale ragione, i sogni sono contenitori di immagini simboliche che alludono ad altro, a ciò che conta davvero, cioè ai desideri erotici o alle pulsioni egoistiche o aggressive dell’individuo.
Nella teoria interpretativa che Freud consegna al Die Traumdeutung, vengono spiegate le leggi a cui la produzione di sogni obbedisce.
Freud spiega il lavoro onirico esplorando, tra gli altri, l’uso dei resti diurni, il funzionamento della condensazione è il collegamento tra un particolare del contenuto manifesto e due o più significati, lo spostamento è, invece, l’attribuzione del carattere di un elemento ad un altro elemento.
Il lavoro onirico opera sui “resti diurni”, selezionando impressioni, ricordi, fantasie atti a ridestare risonanze associative ed emozioni profonde (Freud chiama questa modalità «sogni dall’alto») oppure, certe importanti tendenze inconsce del sognatore trovano in un elemento della vita diurna un importante elemento associativo (i «sogni dal basso»). Due esempi di condensazione, tratti da annotazioni di psicoterapeuti:
Durante la giornata, un ragazzo vede un bambino mangiare una caramella alla menta. La notte successiva sogna di essere al ristorante e di protestare violentemente contro una donna che gli mette davanti una bevanda non richiesta. Al risveglio ricorda con un certa fatica che, da bambino, la madre gli dava a volte dell’olio di ricino alla menta, che egli respingeva con rabbia. Il racconto del ragazzo prosegue con uno sfogo sulle varie e presunte “stupidaggini” e “prepotenze” della madre, specialmente inerenti l’alimentazione.
Un ragazzo sogna di nuotare in acque molto mosse accanto ad una donna di cui ricorda solo che aveva i capelli di un biondo chiarissimo. Al risveglio ricorda di aver visto un manifesto pubblicitario in cui un ragazzo e una giovane bionda stanno per tuffarsi da un trampolino. Poi gli viene in mente una sua cugina per la quale da adolescente aveva provato sentimenti non corrisposti. Ammette di provare ancora una simpatia per lei, nonostante siano oggi entrambi sposati, ma che qualsiasi tentativo di tradurre in realtà tale sentimento lo farebbe andare incontro a “un mare di guai”.
6. Le rappresentazioni psicanalitiche della mente
Freud ha descritto in più modi il funzionamento della mente, la genesi delle nevrosi e lo sviluppo normale dell’individuo.
Ha chiarito il rapporto difensivo della coscienza con l’inconscio e il funzionamento della rimozione, cioè il confinamento di un contenuto insopportabile (perché intollerabilmente doloroso o giudicato immorale o illegittimo) nella sfera inconscia, dove resta inaccessibile alla coscienza alla quale lo lega il sintomo nevrotico.
Ha poi evidenziato che la mente è un apparato psichico il cui funzionamento è regolato da energia nervosa che deve essere mantenuta ad un livello costante.
Le emozioni, quando si manifestano, permettono una scarica di energia che mantiene l’equilibrio del sistema. Nel caso in cui vengano represse, l’accumulo di energia ostacola il normale funzionamento del sistema, come quando in un sistema idraulico, la pressione dei liquidi si concentra in una strozzatura, creando un ingorgo e rompendo le condutture.
Attraverso il metodo catartico, la terapia psicanalitica permette alle emozioni represse di liberarsi e di manifestarsi, permettendo alla mente di riprendere il proprio normale funzionamento. Catarsi, in greco, significa infatti, purificazione, liberazione. La psicanalisi riprende questo termine per indicare la ripresa del flusso di energia psichica e la liberazione dai sintomi nevrotici operate dalla psicoterapia.
Freud ha infine, adottato una metafora topica, rappresentando la mente come sede (topos) di fenomeni psichici strutturati in due triadi dialettiche.
La prima topica descrive la mente come il luogo della relazione tra inconscio, coscienza e preconscio; la seconda, come luogo del rapporto tra Es, Io e SuperoIo.
6.1 La prima topica: inconscio, preconscio, coscienza
Freud ha individuato nella dialettica coscienza-inconscio il motore fondamentale della dinamica psichica e offerto una definizione di inconscio innovativa e cruciale.
Nella sua visione, l’inconscio è dominio dell’Es, di cui accoglie pulsioni sessuali e desideri inconfessabili, rimossi in quanto incompatibili con le regole vigenti (Kultur). E’ inoltre un mondo dotato di senso che si manifesta secondo una determinata logica e non una cieca forza istintuale, un deposito di rifiuti incoerenti e incomprensibili come si tendeva a ritenere a fine ‘800.
Questa logica traspare all’analisi e consente di rintracciare il codice con cui i ricordi sono immagazzinati. Una delle maggiori conquiste di Freud è dunque la comprensione che la vita psichica non è solo la manifestazione di energie interiori in contrasto tra loro, ma nasconde una maggiore complessità che si esprime secondo un linguaggio simbolico.
Il preconscio occupa un ruolo meno importante nella teoria freudiana, ma rilevante nella clinica e nella spiegazione di molte dinamiche sociali. Esso ospita i contenuti mentali che sono inconsci in un particolare momento, ma che, non essendo stati oggetto di rimozione, sono accessibili al ricordo e possono diventare consci al momento opportuno, oppure rimossi, nel caso in cui la coscienza li ritenga inaccettabili.
Il preconscio è quindi il luogo in cui il Super Io, tramite il meccanismo della censura, seleziona i contenuti psichici accessibili alla coscienza. In Introduzione alla psicanalisi (1932), Freud spiega che la psicoanalisi
[…] distingue due tipi di inconscio – uno dei quali è facilmente, sotto circostanze che si verificano frequentemente, trasformato in contenuto conscio, e un altro per il quale questa trasformazione è difficoltosa, e ha luogo solo in seguito ad uno sforzo considerevole, o talvolta, in nessun caso […]. Noi chiamiamo l’inconscio che è solo latente, e quindi si trasforma facilmente in conscio, il “preconscio”, e riserviamo il termine “inconscio” all’altro.
La coscienza, infine, contiene i pensieri logici e razionali soggetti al controllo dell’Io. Secondo la teoria psicanalitica, l’Io è la chiave dell’adattamento (principio di realtà), il che significa che è l’Io a decidere se un comportamento può essere adottato o deve essere represso.
6.2 La seconda topica: Io, Es, SuperIo
Secondo Freud, la componente originaria della vita psichica è l’Es (o principio di piacere), il complesso di pulsioni e desideri che preme per esprimersi e che lo psichiatra interpreta essenzialmente come energia erotica o libido.
Ad esso si oppone il Super-Io, sede dei valori etici e del codice morale interiorizzati attraverso la socializzazione primaria – cioè l’educazione in senso ampio, l’inclusione dell’individuo dalla nascita nel sistema di regole, visioni, comportamenti del suo ambiente.
Dal conflitto tra l’istintualità primitiva dell’Es e i divieti posti dal Super-Io emerge l’Io (o principio di realtà): la funzione psichica che ha il compito di mediare, trovare un equilibrio tra le due istanze opposte.
Va detto fin d’ora che è proprio il tipo di equilibrio che l’Io riesce a stabilire a determinare lo stato psichico e a decidere se il suo funzionamento sia normale o patologico e a strutturare la personalità. Un Io debole soccomberà infatti all’impulsività (alla forza dell’Es), oppure a quella del SuperIo, adottando un comportamento nevrotico e inibito.
Freud ha paragonato l’Io ad un cavaliere che deve domare il proprio cavallo con le sue sole forze: non è difficile riconoscervi un riferimento ai classici, da Platone a Kant, nei quali il raggiungimento della maturità personale (Io) coincide con la conquista della ragione (universale).
7. Le fasi dello sviluppo psicosessuale: la crisi edipica, la formazione dell’Io e dell’identità di genere
Freud ha usato il mito di Edipo per spiegare la natura conflittuale dello sviluppo della personalità e dell’identità di genere.
Secondo lo scienziato, la conquista della maturità psicologica e dell’identità sessuale richiedono un duro lavoro che caratterizza l’età infantile, durante la quale lo sviluppo della personalità procede parallelamente allo spostamento dell’area del piacere sessuale da un’area erogena ad un’altra.
Ciò avverrebbe perché l’energia psichica, che Freud chiama libido, tende a scaricarsi su zone erogene il cui valore altamente simbolico rappresenta proprio il grado di equilibrio psichico o maturità dell’Io conquistato dal bambino ad ogni tappa del proprio sviluppo.
La psicanalisi spiega dunque che durante l’infanzia, l’area del piacere sessuale si sposta secondo una sequenza determinata biologicamente, dando luogo a cinque fasi di sviluppo (o fasi libidiche): la fase orale, la fase anale, la fase fallica, (la latenza) e la fase genitale.
7.1 La fase orale
Dalla nascita allo svezzamento e oltre la quale la libido è concentrata nel cavo orale, per cui il bambino prova piacere nella suzione o in altre stimolazioni orali. L’oggetto del desiderio – o relazione oggettuale -, verso cui è rivolta la pulsione sessuale, è il seno materno.
L’azione che procura piacere è l’atto del poppare che «traduce un desiderio di incorporare oggetti».
Il bambino porta alla bocca tutto ciò che lo interessa e il piacere di avere si confonde con quello di essere, caratteristiche che ritornano amplificate nel caso dell’adulto la cui personalità sia fissata o regredita alla fase orale (avidità).
La personalità orale, cioè fissata o regredita alla fase orale, dà luogo ad adulti che mangiano, bevono, masticano, fumano, o parlano in modo compulsivo – cioè eccessivamente, irrefrenabilmente e senza averne piena consapevolezza – nel tentativo di gratificare una carenza di tipo orale patita durante l’infanzia o al contrario di rivivere la soddisfazione perfetta legata a quella fase.
Freud chiama fissazione il processo attraverso cui, nel corso dello sviluppo psichico, una quota di energia pulsionale si lega a particolari zone, oggetti, condizioni o forme di soddisfacimento per cui la parte fissata della pulsione non è più libera di orientarsi diversamente. Si tratta di una particolare «inerzia psichica» che si oppone al cambiamento ed alla base della nevrosi.
Si ha una fissazione quando la zona erogena, la fase libidica o la relazione oggettuale implicata è stata la fonte di una esperienza libidica o troppo gratificante o troppo frustrante.
Si ha regressione, invece, quando, in momenti di difficoltà fisica o psicologica, una personalità torna a un livello di sviluppo e di funzionamento psichico più semplice e primitivo del livello di organizzazione posseduto. Un esempio classico è il ritorno all’enuresi notturna, cioè alla pipì a letto, di bambini grandicelli a cui sia appena nato un fratellino o abbiano subito un trauma di qualche tipo.
7.2 La fase anale
Dai diciotto mesi ai tre anni l’interesse corporeo del bambino si sposta sul polo opposto, investendo l’ano, il retto, la vescica e il piacere si sposta sulle attività sfinteriche di cui il bambino raggiunge il controllo.
La maggiore fonte di piacere consiste nell’espulsione delle feci e delle urine poi, quando il bambino diventa capace di controllo, si lega alla loro ritenzione, il cui significato simbolico (quindi psicologico) equivale al donare le proprie feci alla mamma o nell’esercitare il potere di negargliele.
La personalità anale si riconosce negli adulti egotici (incapaci di donare) e che si preoccupano in modo maniacale della propria igiene personale e della puntualità (personalità ritentiva) o, al contrario, nei prodighi o che si mostrano totalmente incapaci di ordine e pulizia in ogni aspetto della loro vita personale (personalità espulsiva).
7.3 La fase fallica
Dai tre ai sette anni il piacere sessuale si sposta sui genitali. E’ durante la fase fallica che si presenta la fondamentale crisi edipica, attraverso la quale, come vedremo, il bambino comincia a costruire la propria personalità (Io o principio di realtà) e la propria identità di genere (immagine di sé come uomo, donna o altro).
I fallici sono individui che entrano sistematicamente in relazione di potere con gli altri, ingaggiando competizioni a somma zero (win-loss) e perseguendo i propri obiettivi senza curarsi degli altri.
Si tratta di individui incapaci di empatia e immedesimazione (sociopatici) il cui rapporto con gli altri è di tipo strumentale soggetto-oggetto. Il fallico tratta la propria donna, il proprio figlio, come una cosa che gli appartiene, la cui indipendenza e valore di persona gli sono indifferenti. Ne è un esempio è la figura di Don Giovanni.
Il momento più critico dello sviluppo infantile si situa dunque proprio in questa fase e nel tentativo infantile del suo oltrepassamento per approdare alla fase genitale.
E’ in questo momento, infatti, che il bambino vive un passaggio edipico che, se irrisolto, si fissa in un vero e proprio complesso di Edipo (nella bambina in un complesso di Elettra che ha però caratteristiche diverse). La fase edipica è caratterizzata dall’attrazione sessuale del bambino per la madre e dal timore della riprovazione del padre che il maschio vive come ansia di castrazione.
Ne L’interpretazione dei sogni, Freud scrive:
Il caso più semplice si struttura, per il bambino di sesso maschile, nel modo seguente: egli sviluppa assai precocemente un investimento oggettuale per la madre, investimento che prende origine dal seno materno […]; del padre il maschietto si impossessa mediante identificazione.
Le due relazioni per un certo periodo procedono parallelamente, fino a quando, per il rafforzarsi dei desideri sessuali riferiti alla madre e per la constatazione che il padre costituisce un impedimento alla loro realizzazione, si genera il complesso edipico. L’identificazione col padre assume ora una coloritura ostile, si orienta verso il desiderio di toglierlo di mezzo per sostituirsi a lui presso la madre. Da questo momento in poi il comportamento verso il padre è ambivalente; sembra quasi che l’ambivalenza, già contenuta nell’identificazione fin da principio, si faccia manifesta. L’impostazione ambivalente verso il padre e l’aspirazione oggettuale esclusivamente affettuosa riferita alla madre costituiscono per il maschietto il contenuto del complesso edipico nella sua forma semplice e positiva.
Secondo Freud, il principio di realtà (l’Io) in via di formazione permette al bambino di rendersi conto che il desiderio sessuale che egli prova per la propria madre è irrealizzabile a causa del padre che vanta i propri diritti su di lei.
Il bambino si darebbe allora una serie di spiegazioni magico-simboliche (tipiche dell’attività psichica primitiva) della propria impossibilità di competere col padre, osservando che il proprio potere-fallo è molto più piccolo del suo. Nella visione freudiana, il bambino associa il pene al potere grazie all’osservazione della propria supremazia domestica su sorelline e cuginette che, come sperimenta rapidamente, sono considerate molto meno importanti di lui perché non hanno il pene.
Il bambino dunque teme che insistendo nella propria opposizione al padre per la conquista della madre, egli sarà punito dal genitore con la privazione del pene, cioè con la riduzione allo stato di impotenza femminile.
E’ proprio per tenere sotto controllo queste pericolose pulsioni che il bambino finisce per vivere mediatamente, cioè attraverso il padre, la gratificazione sessuale ricercata con la madre, identificandosi con il genitore del proprio sesso di cui interiorizza gran parte dei valori (identificazione, interiorizzazione) dando forma al superIo.
Come si vede, la posta in gioco della fase edipica è la costruzione complessiva della personalità e non solo dell’identità di genere (che ne è una componente).
Le fasi dello sviluppo psicosessuale
[mappa dettagliata della crisi edipica]
La fase fallica è seguita da un periodo di latenza (dai 6 anni circa all’adolescenza), durante il quale la libido perde di intensità, consentendo all’Io una tregua per il consolidamento di ciò che è stato acquisito.
7.4 La fase genitale
Il culmine dello sviluppo psicosessuale è la fase genitale alla quale si perviene a partire dall’adolescenza, la cui caratteristica più importante è la comparsa dell’interesse per una relazione reciprocamente gratificante con un altro, con gli altri. Ciò che nella fase precedente costituiva ostacolo e fonte di frustrazione (la presenza di un terzo, cioè del padre), diventa ora fonte di piacere, possibilità di completamento, fonte di felicità.
L’aspetto rilevante dell’interpretazione freudiana è che questo grado di maturazione dell’io non viene conseguito automaticamente, ma rappresenta il compimento di uno sviluppo armonico della personalità che può essere mancato. In questo modo, il padre della psicanalisi sottolinea (kantianamente) che lo stato di immaturità cognitiva ed emotiva può non essere superato e l’autonomia (etico-morale) può non essere raggiunta dall’individuo.
8. I meccanismi di difesa
Un ruolo fondamentale nella costruzione della personalità individuale è giocato, secondo Freud, dai meccanismi di difesa, strategie psichiche che l’Io mette in campo per controllare il disagio e i conflitti generati dalle proibizioni riguardanti l’Es, pulsioni sessuali e aggressive incompatibili con la vita sociale.
8.1 La sublimazione
Si ha sublimazione quando l’io trasforma le energie sessuali e aggressive in motivi socialmente accettabili che ne mascherano completamente le origini e la motivazione: la pulsione sessuale può essere canalizzata in amore per l’arte o in filantropia, le pulsioni aggressive possono essere sublimate nell’agonismo sportivo o nell’attività dello spaccare la legna.
La sublimazione possiede la caratteristica, quindi, non solo di permettere la scarica delle tensioni legate al mancato soddisfacimento delle tensioni, ma anche di legare questo soddisfacimento ad attività che godono di approvazione sociale.
8.2 La rimozione
Tutti i meccanismi di difesa mettono in atto, in qualche modo, una rimozione in quanto ci impediscono di esprimere direttamente e in modo non mascherato i nostri impulsi.
La rimozione è un meccanismo di difesa che agisce in modo opposto alla sublimazione: a differenza della sublimazione, gli impulsi sessuali non trovano infatti sbocco in attività socialmente lecite, ma vengono negati.
Secondo Freud, però, poiché l’energia della personalità è un sistema idraulico chiuso, la tensione accumulata e non scaricata, deve alla fine sfociare in qualche manifestazione psichica, cioè in una psicopatologia.
Ad esempio, il lapsus è per Freud una lieve psicopatologia, nella quale un pensiero rimosso, torna a manifestare la sua presenza. Un esempio tratto da Psicopatologia della vita quotidiana (1901):
E’ per me una noia (gioia) ricordare i meriti del mio stimato predecessore [Freud in Psicopatologia della vita quotidiana, illustrando il lapsus di un professore alla sua prolusione di insediamento].
Esempi di atti mancati offerti da Freud, sono il caso di Jones che per qualche ragione aveva lasciato per alcuni giorni sulla scrivania una lettera senza spedirla. Quando si decise a spedirla, se la vide respingere perché aveva dimenticato di scrivere l’indirizzo; la portò di nuovo all’ufficio postale ma non riuscì ad inviarla perché aveva dimenticato l’affrancatura.
Prese atto, a quel punto, delle ragioni della propria riluttanza ad inviare la lettera. Un altro esempio è quello di chi arrivato davanti alla porta di casa di una amico fraterno, si cerchi in tasca le chiavi di casa, a significare che là si sente proprio come a casa.
Il meccanismo della rimozione agisce anche quando il soggetto allontana dal pensiero cosciente contenuti psichici dolorosi, instaurando un sistema durevole di difese contro di esso da cui emerge solo il sintomo della nevrosi. Ecco perché il malato non può raggiungere da solo la consapevolezza delle cause del suo disturbo, ma deve essere curato con un metodo che gli consenta di far riemergere (a partire dai sintomi) le cause del suo disagio.
Il sintomo isterico è dunque la causa “mascherata” del disturbo, spetta al terapeuta interpretare i “segni” del malessere psichico e rintracciarne la causa rimossa dalla coscienza.
8.3 La proiezione
La proiezione consiste nell’attribuire le proprie qualità o desideri ad un’altra persona. Ad esempio, chi è in collera con il proprio datore di lavoro, può attribuirgli intenzioni aggressive e convincersi che è lui ad essere arrabbiato (cioè che è lui ad essere aggressivo), non viceversa.
In questo modo, il soggetto che si vede vittima, trova giustificazione ai propri sentimenti aggressivi.
E’ uno dei meccanismi di difesa più densi di implicazioni sociali, particolarmente studiata dall’allievo di Freud, Carl Gustav Jung che ha definito l‘ombra la parte oscura della personalità, presente in ognuno di noi, ma negata e proiettata sugli altri (i criminali, gli stranieri, gli ebrei, ecc.) o su qualche elemento esterno (il demonio), la cui rappresentazione come esterna/estranea a noi ha funzione di rassicurazione.
Proprio questo elemento consolatorio, ma ottundente la consapevolezza, spiega l’interesse della televisione trash per la cronaca nera.
8.4 Le formazioni reattive
Come la proiezione e la sublimazione, la formazione reattiva è un modo inconscio per soddisfare pulsioni inesprimibili. In questo caso, l’io trasforma la pulsione nel suo esatto contrario.
Tra queste forme di falsa coscienza si possono citare le forme d’odio che si trasformano in amicizia, ma la cui espressione caricaturale appare è falsa ed esagerata a chi osservi oggettivamente. Così la madre che provi sentimenti di ostilità per il figlio li muta in iperprotezione, mascherandoli in sentimenti socialmente accettabili che però tradiscono la vera intenzione di schiacciare e soffocare il figlio.
Un altro esempio è il fanatismo verso le norme morali: il pervertito converte la sua ossessione sessuale in predica contro il sesso, per potersi occupare permanentemente di ciò che tanto lo attrae, ma in modo socialmente accettabile.
Un esempio ci è offerto dal raccontino zen che narra del viaggio lungo un fiume di due monaci buddisti, durante il quale incontrano una ragazza che chiede loro di essere presa a bordo.
Attraversando le rapide la ragazza cade nel fiume e si pone ai religiosi il problema di come aiutarla, stante il divieto assoluto per il monaco buddista di toccare una donna. Uno dei due, si toglie allora rapidamente il mantello e tuffatosi in acqua aiuta la ragazza a guadagnare la riva. Tornato sulla barca, però, l’altro non la finisce più di discutere se abbia fatto bene o male a salvare la ragazza (formazione reattiva: il desiderio sessuale si esprime attraverso un’ossessiva repulsione).
Il salvatore risponde allora che, si, lui ha toccato la ragazza, ma l’ha anche lasciata sulla riva, mentre il compagno la porta ancora in braccio (la pulsione, apparentemente rimossa, è centrale nella dinamica del monaco accusatore, mentre si mostra superata-sublimata nello spirito religioso del monaco salvatore).
8.5 La razionalizzazione
Il meccanismo di razionalizzazione interviene quando il soggetto soddisfa un desiderio o timore inconscio, ma ne offre una spiegazione socialmente accettabile che maschera il motivo reale.
Quelli esposti, insieme all’identificazione, sono sono alcuni dei meccanismi di difesa illustrati dalla psicanalisi. Da ricordare anche la conversione (la ricomparsa a livello fisico di un contenuto rimosso) e la somatizzazione, nella quale l’emozione viene immediatamente deviata sul corpo, così che ne è impossibile l’elaborazione mentale.
9. Psicologia e antropologia in Totem e tabù
Nel 1913, dopo la rottura con Jung ed in risposta al suo interesse per la mitologia, Freud pubblica Totem e Tabù, in cui ipotizza collegamenti fra il complesso edipico e la storia della civiltà umana.
Freud ricostruisce la genesi del totemismo riconducendola ad una situazione originaria caratterizzata da un’orda primitiva all’interno della quale il Padre possedeva tutte le femmine.
Questa situazione avrebbe costretto i figli ad ucciderlo, ad impossessarsi delle donne e a sancire tra di loro un’alleanza fondata sul culto riparativo del totem, rappresentante del padre ucciso.
Il tabù dell’incesto è una conseguenza dell’alleanza tra fratelli destinata ad impedire il ripetersi di un conflitto grave per il possesso delle donne.
In questo senso esso definisce il passaggio da uno stato di natura, caratterizzato dall’incoercibilità del desiderio sessuale, ad uno stato di cultura caratterizzato da regole che ne rendono lecite alcune e non altre forme di realizzazione.
Freud parte dall’assunto che la psicologia dei popoli primitivi, che conserva le tracce dei primordi dell’umanità, quella dei bambini e quella dei nevrotici, caratterizzata dalla fissazione a stadi primari dello sviluppo, abbiano fondamentali concordanze, sulla base delle quali l’antropologia e la psicoanalisi possono illuminarsi reciprocamente.
Avendo già definito il significato edipico della fissazione nevrotica, egli è dunque spinto ad analizzare il tabù dell’incesto.
Si tratta di un tabù universale che si intreccia con il totemismo, vale a dire con una pratica culturale che assegna ad ogni clan un totem, da cui esso prende il nome.
Il totem è di solito un animale che rappresenta il capostipite del clan e, nello stesso tempo, il suo nume tutelare. I membri del clan soggiacciono all’obbligo sacro di non uccidere il loro totem e di astenersi dal consumare la sua carne. Un altro obbligo connesso al totem è l’esogamia, in virtù del quale i
«membri di uno stesso totem non possono avere rapporti sessuali tra di loro e non possono quindi contrarre matrimonio».
Nelle tribù australiane e presso i popoli “primitivi”, il totem, l’animale sacro, è il progenitore e lo spirito protettore del clan. Ucciderlo è delitto gravissimo, “tabù”. Tuttavia il tabù non ha per oggetto il solo totem. Esso si estende anche alle donne, che non possono avere rapporti sessuali con membri dello stesso clan (esogamia).
Il tabù dell’incesto rientra in un più vasto ambito di divieti rituali che rappresentano nel loro insieme, per le popolazioni primitive, quello che il codice penale rappresenta per le nostre. Dal punto di vista psicanalitico, i tabù attestano che l’umanità ha avvertito originariamente la necessità di arginare con un rigido dispositivo di controllo sociale tutte le attività per le quali esisteva, nella natura umana, una forte inclinazione.
Ciò è comprovato dal fatto che al rigore dei tabù corrisponde una forte ambivalenza soggettiva: li si rispetta per paura della punizione, ma rimane forte il desiderio di trasgredirli e, con formazione reattiva, una forte ostilità latente viene compensata da forme di rispetto sacrale.
Tutti i tabù implicano la categoria del sacro, che è il fondamento della magia. Il potere magico fa riferimento ad una concezione animistica della realtà e alla credenza nell’onnipotenza del pensiero. Quest’ultima implica né più né meno un’equivalenza, a livello inconscio, tra desideri, fantasie e azioni.
La ricostruzione di Totem e tabù, pur geniale e interessante non è accettata nelle scienze sociali contemporanee per diverse ragioni.
In primo luogo, perché queste rifiutano l’evoluzionismo culturale secondo cui le società umane procederebbero da forme primitive a forme superiori secondo un’unica linea di sviluppo – per cui le prime rappresenterebbero la cultura allo stato nascente e le seconde conterrebbero i residui delle prime. Inoltre, perché nessuna scienza sociale assume la psicologia individuale come chiave di spiegazione dei fenomeni sociali.
E’ ispirato a Totem a tabù, il romanzo satirico di Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene.
10. Gli ultimi anni di Freud
Freud si era ammalato di carcinoma della bocca e subì numerose operazioni e interventi invasivi (l’asportazione della mascella e la sua sostituzione con una protesi) nel corso della malattia che lo accompagnò per circa vent’anni.
Un anno dopo il suo arrivo a Londra la malattia giunse in fase terminale. Consumato da atroci sofferenze, sul letto di morte mormorò al medico di fiducia, il dottor Max Schur:
«Ora non è più che tortura e non ha senso»
«Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita».
Il medico aumentò leggermente la dose di oppiacei. Ciò bastò perché lo scienziato morisse, due giorni dopo, senza risvegliarsi dal sonno indotto dalla morfina.
Il corpo di Freud venne cremato dopo una cerimonia civile e le ceneri, dapprima tumulate in un cimitero londinese, furono poi riportate nel tempio crematorio Golders Green, a nord della città, in un antico vaso greco. La sua casa di Londra, nel quartiere di Hampstead, ospita oggi il Freud Museum.
Esercitazioni
Su pulsioni, Es, Io, SuperIo
Sui meccanismi di difesa
1. Guarda con il tuo gruppo il video di Quelli che benpensano e stendete una griglia che contenga (come nell’esempio sottostante):
- il minutaggio
- il meccanismo di difesa descritto dal discorso di Frankie HI NRG
- una sintetica descrizione della fenomenologia
- la descrizione dei passeggeri
2. Guarda con il tuo gruppo il video su VideoAnt e rispondi con i compagni alle domande.
Sul lessico freudiano
3. Seguendo la divisione in paragrafi della lezione, costruisci con il tuo gruppo un glossario della psicanalisi e realizzane:
- una raccolta di voci in un grafico a due colonne, da inserire in bacheca
- una raccolta di voci audio registrate con Vocaroo o con un’altra smartphone app da inserire in bacheca
Sull’antropologia
4. Leggi il brano de Il più grande uomo scimmia del Pleistocene e stendi la recensione che ne avrebbe scritto Freud. Inserisci poi in bacheca.
La psicanalisi pone le basi per un trattamento umano e rispettoso della malattia psichica
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