13 Marzo, 2022

π Day

by gabriella

Il 14 marzo, 3.14 secondo la datazione americana, è il π day.
Per l’occasione, propongo alla 3E una carrellata di visioni quantitative della natura, da Pitagora a Democrito a Galilei.

Pitagora e i pitagorici

Democrito

 

 

Galileo Galilei

1 Marzo, 2022

Carcere

by gabriella

poggiorealeLa dignità negata a Poggioreale documentata dal reportage fotografico di Valerio Bispuri. Il commento di Roberto Saviano.

“Non guardate queste foto pensando che chi ha sbagliato debba pagare. Non si paga in questo modo. Non si paga defecando e cucinando nello stesso metro quadrato. Non si paga vivendo senza acqua calda e riscaldamento. Non si paga perdendo dignità”.

Non guardate queste foto pensando che chi ha sbagliato debba pagare. Non si paga in questo modo. Non si paga defecando e cucinando nello stesso metro quadrato. Non si paga vivendo senza acqua calda e riscaldamento. Non si paga perdendo dignità. Il carcere è per i poveri? Sì, queste foto ci dicono che il carcere è per i poveri. Il carcere è per i disperati? Sì, queste foto ci dicono esattamente questo: il carcere è per i disperati.
I tempi della giustizia sono drammaticamente vergognosi e spesso questo sistema inefficiente è usato come grimaldello per convincere i detenuti a collaborare con la giustizia. Ben venga, dirà qualcuno, senza comprendere che è una scorciatoia che non fa bene a nessuno. Non alle indagini, non alla riabilitazione.
I dati che riguardano le carceri italiane sono allarmanti, ma ormai allarmano solo gli addetti ai lavori e quei pochi che hanno voglia di prestarvi attenzione e che fanno ogni giorno tanto con poche risorse: sto parlando dell’Associazione Antigone e dei Radicali Italiani, unici nel tradurre in dati, parole e politica l’urlo di dolore che si leva dalle carceri italiane. Sono oltre 54mila i detenuti nei 205 istituti italiani. Tra il 2000 e il 2013 i morti in carcere sono stati 2.239, tra questi 801 i suicidi e non solo di detenuti ma anche cento agenti della polizia penitenziaria e un direttore. Nelle condizioni in cui versano le carceri italiane, lavorarci è tortura quasi quanto esservi recluso. Perdi umanità, perdi sonno, perdi aria. Perdi tutto.
18 Febbraio, 2022

Solone, l’areté civile

by gabriella

Leggere Solone è fondamentale per capire il processo di democratizzazione e di laicizzazione in opera già nella società greca alle origini della civiltà occidentale.

Solone (638 - 558 a.C.)

Solone (638 – 558 a.C.)

In Atene divina, alla lor patria,
io molti ricondussi, che stati erano
venduti illegalmente, alcuni a termine
di legge, ed altri ancora che esuli
erano andati per fuggire i debiti,
e per il lungo errar, neppur parlavano
più l’attico idioma; ed altri ancora a sconcia
servitù qui soggetti, che tremavano
al cenno dei padroni, io resi liberi.
Forza unendo e Giustizia, in equa tempera,
col potere delle leggi seppi compiere
le mie promesse, e per i grandi e per gli umili
leggi ho sancite con giustizia equanime.

Solone, L’opera compiuta

Indice

1. La legge scritta come «limite e misura» all’arbitrio dei potenti
2. La crisi della themis nell’opera di Esiodo e Solone
3. L’areté da Esiodo a Solone
4. Massima virtù è creare eunomie
5. L’elegia L’opera compiuta

 


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18 Febbraio, 2022

Eric Toussaint, Storia della cancellazione del debito

by gabriella

Hammurabi, re di Babilonia, e gli annullamenti del debito

Louvre, Codice di Hammurabi (particolare)

Il potente non può opprimere il debole, la giustizia deve proteggere la vedova e l’orfano (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi.

Codice di Hammurabi

Il Codice di Hammurabi si trova nel Museo del Louvre di Parigi. In realtà il termine “codice” è inappropriato, perché Hammurabi ci ha tramandato piuttosto un insieme di regole e di giudizi sulle relazioni tra i poteri pubblici e i cittadini.

Il regno di Hammurabi, “re” di Babilonia (situata nell’attuale Iraq), iniziò nel 1.792 avanti Cristo e durò 42 anni. Quello che la maggior parte dei manuali di storia non dice è che Hammurabi, come altri governanti delle città-Stato della Mesopotamia, proclamò in varie occasioni un annullamento generale dei debiti dei cittadini con i poteri pubblici, i loro alti funzionari e dignitari.

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17 Febbraio, 2022

Clifford Geerz, La formazione di sé a Giava

by gabriella

Nel brano seguente, tratto da Dal punto di vista dei nativi [in Antropologia interpretativa, Il Mulino, Bologna, pp. 76-79], Clifford Geerz illustra il punto di vista giavanese sull’identità e la formazione di sé (o del carattere) in relazione all’espressione dei sentimenti e ai comportamenti tenuti in pubblico.

L’antropologo fa risaltare, in questo modo, il significato profondo della compostezza e dell’essere alus, divenire capaci di «appiattire le vallate e le colline delle proprie emozioni».

giavaneseA Giava, dove ho lavorato negli anni Cinquanta, ho studiato un piccolo e grigio posto di provincia; due strade assolate formate da negozi di legno bianco e da uffici, e dei tuguri ancora più fragili di bambù tirati su in fretta e furia dietro di essi, il tutto circondato da un grande semicerchio di villaggi densamente popolati e dalla forma di tazze di riso.

Vi era scarsità di terra, di lavoro, la situazione politica era insta­bile, la salute scarsa, i prezzi in aumento, e la vita non era certo promettente, una sorta di stagnazione agitata in cui, come ho detto una volta, pensando alla curiosa mi­stura di frammenti di modernità presi a prestito e di relit­ti di tradizione ormai logori che caratterizzavano il luogo, il futuro sembrava altrettanto lontano del passato.

Tuttavia nel mezzo di questa scena deprimente vi era una vitalità intellettuale assolutamente sorprendente, una passione filosofica, oltre che popolare, a interrogarsi sul­le questioni dell’esistenza.

Poveri contadini discutevano i problemi connessi al libero arbitrio (concezione della libertà individuale che ritiene possibili scelte autonome senza costrizioni esterne, NDR), commercianti analfa­beti discutevano delle proprietà divine, lavoratori comuni avevano teorie sui rapporti tra ragione e passione, la natura del tempo, o l’affidabilità dei sensi. E, forse ancora più importante, il problema del Sé la sua natura, funzione e modo di operare – era analizzato con quel tipo di intensità riflessiva che tra noi occidentali si può trovare solo negli ambienti più ricercati.

JavaLe idee centrali nei termini in cui pro­cedeva la riflessione, e che quindi defi­nivano i suoi confini e il senso giava­nese di che cos’è una persona, si collo­cavano in due coppie di contrasti, fondamentalmente religiosi, uno tra “interiore” e “esterio­re” e l’altro tra “raffinato” e “volgare”.

Queste glosse sono ovviamente rozze e imprecise; deter­minare in modo esatto che cosa questi termini significa­vano, far emergere le ombre dei loro significati, era tutto ciò che si proponeva la discussione. Ma insieme esse for­mavano una concezione particolare del Sé che, tutt’altro che essere puramente teorica, era quella nei cui termini i Giavanesi percepivano se stessi e gli altri.

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14 Febbraio, 2022

4 domande su Platone

by gabriella
  1. Spiega perché in tema di giustizia Platone è perfettamente socratico 

Platone pensa, come Socrate, che la ricerca della verità abbia senso solo se trasforma e rende migliori  gli individui e la città. Per entrambi, solo la ricerca in comune della verità può portare alla felicità di tutti, perché lo smascheramento della prepotenza (un potere ingiusto reso forte dalle false opinioni) permette di realizzare l’uguaglianza.

Nel Gorgia, infatti, Socrate è indicato come l’”unico vero politico”, cioè il filosofo che svelando la menzogna delle opinioni, è in grado di creare una comunità di cittadini liberi (perché capaci di distinguere verità e menzogna) capaci di darsi regole giuste.

  1. Spiega perché (e quando) in tema di conoscenza Platone si allontana da Socrate 

Platone si allontana da Socrate nel Gorgia e nel Teeteto, quando introduce un nuovo concetto di dialettica e indica il metodo per definire la verità.

Nel Gorgia, infatti, la dialettica non è più soltanto il socratico abbattimento delle opinioni che non permetteva mai di arrivare alla definizione del vero, ma anche la ricerca dell’omologhìa, cioè dell’accordo tra i parlanti che riconoscono razionalmente qualcosa come vero.

Nel Teeteto, invece, Platone sostiene che la conoscenza vera, cioè la scienza (epistème) è conoscenza delle idee che permettono di riconoscere ciò che resta uguale nel cambiamento (“lo stesso in tutti i casi”). E’ evidente che a questo punto Platone ha abbandonato l’idea socratica che l’essere giusti consiste nel cercare la verità e sforzarsi di andare oltre le opinioni e sta sostenendo, invece, che trovare la verità (cioè ciò che le cose sono veramente) è possibile, perché ognuno può elevarsi alla scienza attraverso l’uso della ragione.

  1. Spiega perché per riportare la città alla giustizia Platone deve teorizzare, contro i sofisti, che la verità e il bene possono essere conosciuti dagli uomini 

È importante togliere terreno ai sofisti perché l’opinione relativista in merito alla verità e al bene rende impossibile lo stabilirsi della giustizia: infatti, se verità e bene sono relativi non c’è modo di sfuggire ai potenti che saranno gli unici in grado di imporre il “bene” a loro più conveniente.

  1. Spiega quale argomento Platone oppone ai sofisti in materia di conoscenza 

Alla teoria trasmissiva della conoscenza dei sofisti, Platone oppone l’idea di una capacità innata di conoscere nell’uomo al quale serve soltanto una guida per imparare ad abbandonare gli errori e riconoscere le cause delle cose, cioè capire il loro perché.

9 Febbraio, 2022

Laura, Verduci, FUORI DALLA SCUOLA, DENTRO AL CARCERE

by gabriella

La professoressa Laura Verduci ha condotto un percorso sulle carceri insieme alla sua 3B del Liceo di Scienze Umane “Einstein” di Cervignano del Friuli. Questo è il primo approfondimento prodotto dai suoi studenti.

“siamo riusciti a stabilire un contatto con i detenuti del carcere di Gorizia ponendo loro domande scritte su dei quaderni, che gli sono già stati donati assieme ad altri materiali, ritenendo non scontato che potessero averli. Speriamo che la scrittura possa essere utile per loro per potersi sfogare, sentirsi “ascoltati” o banalmente per “passare il tempo”. Attendiamo con un po’ di emozione e tanta curiosità le lettere di risposta che ci arriveranno tramite don Paolo il 14 febbraio. Questa esperienza ci permette di maturare e di conoscere una realtà diversa dalla nostra facendoci abbattere pregiudizi e ne siamo entusiasti”.

Nell’ambito dell’attività di educazione civica, noi alunni della 3LSUB, abbiamo deciso di affrontare il tema delle carceri.

Il metodo educativo che abbiamo deciso di utilizzare è il service learning. Questa metodologia ci ha permesso di uscire dall’aula e percepire il dramma dei carcerati. Aiutandoci con video, articoli e testimonianze siamo riusciti a crearci un’idea sul quadro generale delle situazioni negli istituti penitenziari in Italia.

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21 Gennaio, 2022

Tirteo e l’areté spartana

by gabriella

Indice

1. L’areté spartana: continuità e differenze dall’areté omerica
2. L’elegìa di Tirteo e la virtù spartana
3. L’educazione spartana prima e dopo la guerra civile

3.1 L’agogé

4. La battaglia delle Termopili

          4.1 La storia
          4.2 Qualche spunto tratto dal film 300

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16 Gennaio, 2022

Il «Selvaggio dell’Aveyron»

by gabriella

Il più famoso dei ragazzi selvaggi: la storia che animò il dibattito illuministico sull’uomo, lo stato di natura e la civilizzazione.

Indice

1. La specie umana tra biologia ed educazione
2. I bambini lupo osservati da Linneo
3. Victor dell’Aveyron

3.1 Victor a Parigi
3.2 Victor prova a parlare

 

1. La specie umana tra biologia ed educazione

L’umanità deriva da due fonti: una è la natura, i nostri geni, l’altra sono l’educazione e l’esperienza. Ma in che modo interagiscono le due fonti? Sono sufficienti i nostri cromosomi per farci essere così come siamo? L’intuito ci dice di sì ma, come vedremo, le cose stanno diversamente.

Avete mai sentito parlare dei “ragazzi-lupo”, quegli esseri umani abbandonati in fasce e cresciuti allo stato selvatico grazie al buon cuore di qualche animale? Di leggende ce ne sono tante.

La più nota è quella di Romolo e Remo, ma ne esistono pure altre, come quelle di Ciro di Persia, Tarzan o Mowgli. D’altra parte è facile immaginare che i neonati indesiderati venissero abbandonati in prossimità di zone selvagge. Succede anche ai giorni nostri e ne abbiamo testimonianza ogni qual volta leggiamo del ritrovamento di bambini lasciati sulla soglia di una chiesa o, peggio, gettati in un cassonetto.

Sicuramente i casi scoperti sono una minoranza e tanti bambini muoiono in breve tempo, tuttavia, di quando in quando e incredibilmente, qualcuno riesce a sopravvivere.

 

2. I bambini-lupo osservati da Linneo

Carl_LinnaeusSecondo il biologo settecentesco Linneo l’essere umano trovato nel bosco era tetrapus, mutus, hirsutus, ed era sicuramente di una varietà diversa dal resto della specie umana.

Lo chiamò Homo sapiens ferus e citò i casi più famosi: un ragazzo-lupo di Hesse (1344), un ragazzo-orso lituano (1661), un ragazzo-pecora (1672), una ragazza di Cranenburg (1717), un ragazzo trovato in Germania nel 1724 (Peter) e una ragazza di Champagne (1731).

Le ragioni dell’abbandono possono essere tante, dalla povertà al degrado, dalla vergogna a gravidanze indesiderate portate a termine. O, ancora, in paesi come l’India o la Cina i neonati possono essere abbandonati per evitare sanzioni da parte dello Stato.

Diversi sono invece quei casi, forse ancor più pietosi, di bambini tenuti segregati dal mondo esterno, cresciuti in buie cantine o in stalle puzzolenti, soli o a contatto con buoi o maiali.
Tra i casi che la storia ricordi, i più noti riguardano Victor, di cui parleremo a breve; Kaspar Hauser, rapito da neonato e tenuto segregato a lungo, un giovane ritrovato a Nuremberg e poi ucciso in circostanze misteriose, forse perché era l’erede del duca di Baden; Amala e Kamala, due bambine ritrovate in India all’inizio del XX secolo; Genie, una ragazzina segregata da un padre folle negli anni ’70 a Los Angeles.
A leggere di queste vicende si comprende come ciascuna storia sia un dramma a sé, eppure qualcosa le accomuna: nessun ragazzo selvaggio è mai stato normale, nessuno si è mai integrato nella società umana. Perché questo? Cosa saremmo senza la nostra cultura? Gli argomenti da porre in campo sono troppo ampi per poterli riassumere in poche righe, d’altra parte le storie dei bambini selvaggi del passato danno, ancor oggi, molti spunti di riflessione.

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15 Gennaio, 2022

Claudio Magris, Il bufalo di Rosa Luxemburg

by gabriella
Gustave Courbet, L'hallalì del cervo, 1867

Gustave Courbet, L’hallalì del cervo, 1867

La bella recensione di Claudio Magris [Corriere della Sera, 14 novembre 2007] a Rosa Luxemburg, Un po’ di compassione, Milano, Adelphi,  2007.

 

La lettera di Rosa

Nel dicembre del 1917, Rosa Luxemburg scrive a Sonja Liebnecht (Sonicka), mentre si trova nel carcere di Breslavia da tre anni.

Nella prima parte della lettera si occupa di questioni politiche e invita la sua interlocutrice e tutto l’entourage spartachista a non prestare ascolto alla stampa borghese in merito a ciò che avviene in Russia e ad avere fiducia.

A tratti, il suo linguaggio si fa perentorio, come si conviene a una leader politica che intende orientare e prendersi le sue responsabilità. Nella seconda parte la lettera si fa più personale e intima: prima il ricordo di Karl Liebnecht, imprigionato anche lui, poi quello dell’ultimo Natale trascorso tutti insieme intorno a un grande abete, mentre quello che ha in carcere è così piccolo e modesto.

L’accenno all’albero la porta al ricordo nostalgico delle escursioni nello Stiglitzer Park a Berlino e in mezzo ai suoi fiori e piante: ligustri, mirti e altri vegetali e arbusti che Luxemburg descrive in pochi tratti, tanto poetici quanto competenti. Dopo altri ricordi e un breve excursus di carattere letterario, la lettera vira improvvisamente e assume un tono solenne e drammatico:

Aimè Soniucka; qui ho provato un dolore molto intenso.

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