Archive for ‘Filosofia’

12 Novembre, 2013

Roberto Lolli, Elogio dei sofisti

by gabriella

sofistiContro i Sofisti

Il movimento dei pensatori Sofisti ha goduto sempre di pessima fama, tanto che i termini oggi in uso nella lingua italiana derivati da questa denominazione sono perlopiù connotati negativamente e, comunque, indicano un’alterazione rispetto alla verità (sofisma, sofisticato, sofisticazione…). In realtà, la parola ‘sofisti’ per i greci significava ‘sapienti’, ma questo termine, alla luce dell’ironica professione di ignoranza formulata da Socrate, per gli avversari assumeva esattamente il significato opposto. Come noto, fu soprattutto Platone a scatenare contro di loro tutta la potenza di fuoco dei suoi scritti, accusandoli di essere depositari di un sapere vuoto, prostituti del pensiero, seguaci dell’opinione (dòxa). In breve, agli occhi di Platone, un sofista è tutto ciò che è contrapposto al vero filosofo, al cercatore di sapere.

Il giudizio di Aristotele è meno drastico, in quanto lo Stagirita, se contrasta la critica dei Sofisti alla possibilità di fondare un sapere scientifico, almeno riconosce loro il merito di avere individuato e teorizzato le regole di una retorica razionale, fondata su argomentazioni razionali e non sul sentimentale appello alle viscere. La retorica dei sofisti, per Aristotele, possiede un legittimo spazio di applicazione in quei campi – il tribunale, le assemblee politiche – dove la verità non è semplice da accertare e le opinioni che esprimono legittimi interessi contrapposti hanno pieno diritto di cittadinanza.

read more »

Tags:
10 Novembre, 2013

Moni Ovadia, Sull’identità ebraica

by gabriella

moni ovadiaNel testo dell’intervista Perché lascio la mia comunità ebraica, rilasciata a Il Manifesto e pubblicata il 9 novembre 2013, Moni Ovadia espone la sua visione dell’ebraismo, quale religione fondativa dell’universalismo e del nucleo originario dell’idea di giustizia sociale. Uno spirito che Israele avrebbe da tempo abbandonato, secondo l’attore, abbracciando un sinistro «ein Folk, ein Reich, ein Land», in virtù del quale persegue il genocidio palestinese.

Lunedì scorso tramite un’intervista chiestami dal Fatto Quotidiano, ho dato notizia della mia decisione definitiva di uscire dalla comunità ebraica di Milano, di cui facevo parte, oramai solo virtualmente, ed esclusivamente per il rispetto dovuto alla memoria dei miei genitori. A seguito di questa intervista il manifesto mi ha invitato a riflettere e ad approfondire le ragioni e il senso del mio gesto, invito che ho accolto con estremo piacere. Premetto che io tengo molto alla mia identità di ebreo pur essendo agnostico.

read more »

1 Novembre, 2013

Albert Camus, Réflexions sur la guillotine (1957)

by gabriella

Camus, guillotine[121] Peu avant la guerre de 1914, un assassin dont le crime était particulièrement révoltant (il avait massacré une famille de fermiers avec leurs enfants) fut condamné à mort en Alger. Il s’agissait d’un ouvrier agricole qui avait tué dans une sorte de délire du sang, mais avait aggravé son cas en volant ses victimes. L’affaire eut un grand retentissement. On estima généralement que la décapitation était une peine trop douce pour un pareil monstre. Telle fut, m’a-t-on dit, l’opinion de mon père que le meurtre des enfants, en particulier, avait indigné. L’une des rares choses que je sache de lui, en tout cas, est qu’il voulut assister à l’exécution, pour la première fois de sa vie. Il se leva dans la nuit pour se rendre sur les lieux du supplice, à l’autre bout de la ville, au milieu d’un grand concours de peuple. Ce qu’il vit, ce matin-là, il n’en dit rien à personne. Ma mère raconte seulement qu’il rentra en coup de vent, le visage bouleversé, refusa de parler, s’étendit un moment sur le lit et se mit tout d’un coup à vomir. Il venait de découvrir la réalité qui se cachait sous les grandes formules dont on la masquait. Au lieu de penser aux enfants massacrés, il ne pouvait plus penser qu’à ce corps pantelant qu’on venait de jeter sur une planche pour lui couper le cou.

read more »

1 Novembre, 2013

Contro la pena di morte

by gabriella

In Iran, dove il principio della sanzione retributiva è sancito dalla sharia, i genitori di un ragazzo hanno salvato dalla forca l’assassino del loro figlio. Il macabro rituale iraniano prevede infatti che siano i parenti della vittima a stringere il cappio intorno al collo del colpevole e a dare il calcio alla sedia che lo sostiene. Sette anni fa Balal, vent’anni, aveva ucciso a coltellate Abdallah, ora sconterà una pena detentiva in carcere [tratto da un servizio di Repubblica].

Questo episodio mi ha fatto tornare in mente le parole di un padre di cui ho scordato il nome che, interrogato sulla pena che avrebbe voluto infliggere agli assassini di sua figlia, rispose di ritenere giusto che fosse lo stato a decidere, proprio perché in grado di trattenergli la mano e mettere la giustizia al posto della sua vendetta. Questi genitori iraniani hanno saputo oltrepassare persino il senso di giustizia e la sensibilità di quel padre.

Tutto è pronto per l'esecuzione

Tutto è pronto per l’esecuzione

read more »

27 Ottobre, 2013

La chiusura della Biblioteca dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

by gabriella

Quando ho letto (27 agosto 2012) che i trecentomila preziosi volumi dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – tra i quali edizioni originali di Benedetto Croce, Giordano Bruno e molti altri – non saranno più consultabili e finiranno in un magazzino, il pensiero è corso alla chiusura del Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham decisa da Blair nel 2002. Monti sarà ricordato per lo stesso scempio, così come Letta e Bray che oggi (27 ottobre 2013) non stanno intervenendo per impedire il compimento del disastro: lo sfratto anche dal magazzino di Casoria e la definitiva dispersione del patrimonio librario.

Desta una certa impressione guardare le immagini del trasloco di trecentomila volumi dell’Istituto italiano per gli studi filosofici dalla sua sede napoletana in un capannone di Casoria, mentre in redazione (del Manifesto, NDR) si lavora a una prima pagina sull’ennesimo regalo ai costruttori: l’azzeramento dell’Iva sulle infrastrutture come misura per la “crescita”. Avessimo voluto cercare un esempio paradigmatico dello stato del nostro Paese, piegato da vent’anni di un’offensiva controculturale che ha sistematicamente sottratto risorse al libero pensiero per consegnarle ai furbetti dei tanti quartierini della politica e dell’economia, non avremmo potuto trovare di meglio. È l’Italia alla rovescia di come la vorremmo, quella che ancora oggi – con Monti e Passera e non con Berlusconi – prepara un regalo inaspettato ai cementificatori e lascia chiudere le biblioteche. Un tempo l’Iva più bassa riguardava i libri e la cultura, beni di cui incoraggiare il consumo, e non la Salerno-Reggio Calabria.
L’Istituto italiano di studi filosofici deve smobilitare perché, tra Tremonti e Monti, in pochi anni i contributi statali sono stati praticamente azzerati. I lanzichenecchi insediati alla Regione Campania hanno provveduto al resto, lasciando cadere nel dimenticatoio una vecchia delibera che prevedeva l’istituzione di una biblioteca per accogliere le migliaia di libri dell’Istituto e consentire a studenti e ricercatori di poterli consultare.
Quando si lascia sfiorire un’istituzione culturale di rilevanza internazionale e si condannano i libri all’ammasso in un capannone di periferia come un raccolto di grano qualsiasi, siamo a una forma più moderna degli antichi roghi ma dal sapore analogo. Giordano Bruno, che immaginiamo accatastato in ordine casuale tra migliaia di altri tomi più o meno antichi, non è nuovo a un trattamento del genere.

read more »

26 Ottobre, 2013

Martin Heidegger, Sul “senso comune” e il pensare

by gabriella

bloemaert_abraham_venditrice_di_uovaTratto da M. Heidegger, Schellings Abhandlung über das Wesen der menschlichen Freiheit, Niemeyer, Tübingen 1971, pp. 96-97. Traduzione di Eudia.org.

La cosiddetta “verità vicina alla vita” che caratterizzerebbe il sano intelletto umano (o “buon senso”) è un problema degno di interrogazione. Intorno al 1807, Hegel scrisse un articolo intitolato: Wer denkt abstrakt? («Chi pensa in modo astratto?»). Lo cito sempre volentieri giacché esso costituisce, secondo il mio giudizio, il migliore avviamento alla filosofia dell’idealismo tedesco e alla filosofia in generale, per quanto attiene al suo operare nel pensiero.

Pensare? In modo astratto? – Sauve qui peut. Si salvi chi può!

Sento già così esclamare un traditore che, assoldato dal nemico, strilla questo articolo, battendo sul fatto che in esso si parla di metafisica. Perché metafisica, così come in modo astratto e quasi anche pensare, sono parole al cui cospetto ciascuno fugge più o meno come di fronte all’appestato […].

Ehi, senta, vecchina, le sue uova sono marce! – dice la cliente alla venditrice.

read more »

26 Ottobre, 2013

Heidegger, Ormai solo un Dio ci può salvare

by gabriella

HeideggerNel 1933, Heidegger assunse il rettorato all’Università di Friburgo pronunciando una prolusione dal titolo L’autoaffermazione dell’Università tedesca.

Nell’intervista Ormai solo un dio ci può salvaretitolo che la redazione dello Spiegel diede al resoconto del colloquio che si svolse trentatré anni dopo, il 23 settembre 1966, ispirandosi all’affermazione leggibile all’inizio di p. 284 – il filosofo rispose all’accusa di nazismo, chiedendo che il testo – ora in Scritti Politici (1933-1966), Piemme, Casale Monferrato 1998, pp. 263-96 – fosse pubblicato solo dopo la sua morte.

Spiegel: Professor Heidegger, abbiamo sempre constatato che, sulla sua opera filosofica, grava un’ombra, a causa di avvenimenti della sua vita che non hanno avuto una lunga durata e che non sono mai stati veramente chiariti, sia perché Lei era troppo orgoglioso per farlo, sia perché non ha mai ritenuto opportuno esprimersi al riguardo.

Heidegger: Sta parlando del 1933?

Spiegel: Sì, prima e dopo. Vorremmo porre la cosa in un contesto più ampio e da lì giungere ad  alcune questioni che sembrano importanti, per esempio: che possibilità c’è, a partire dalla filosofia, di agire sulla realtà, anche sulla realtà politica? Esiste ancora una tale possibilità? E, se sì, qual è?

Heidegger: Sono davvero delle questioni importanti; mi chiedo se riuscirò a rispondere a tutte. Ma, prima di ogni cosa, devo dire che, negli anni precedenti al mio rettorato, non svolsi mai attività politica. Durante il semestre invernale 1932/33, ero in congedo, e, per la maggior parte del tempo, rimasi nella mia baita.

Spiegel: Com’è accaduto allora che Lei sia diventato rettore dell’Università di Friburgo?

Heidegger: Nel dicembre 1932, il mio vicino, von Möllendorff, ordinario di anatomia, era stato eletto rettore. Nella [264] nostra Università, il nuovo rettore entra in carica il 15 aprile. Durante il semestre invernale 1932/33, parlammo spesso della situazione, non solo di quella politica, ma in particolare di quella delle Università e di quella, per certi versi senza speranza, degli studenti. Il mio parere era questo: per quanto io sia in grado di valutare le cose, resta, come unica possibilità, quella di tentare, con le forze costruttive ancora veramente vive, di cogliere l’elemento promettente dell’odierna evoluzione.

read more »

26 Ottobre, 2013

Paolo Flores D’Arcais, Dio e la democrazia

by gabriella

flores-d-arcais-la-democrazia-ha-bisogno-di-dio-falsoIl Prologo del libro di Flores d’Arcais, Dio ha bisogno della democrazia? Falso! [Laterza, 2013]. Il filosofo del diritto ripercorre le ragioni della laicità e della separazione tra la sfera pubblica e un sentimento religioso necessariamente privato, se si ha in mente la democrazia.

Dio è compatibile con la democrazia? Domanda sconveniente, domanda tabù, che infatti non echeggia mai nei ricorrenti dibattiti su religione e politica, quasi che fosse temerario anche solo pensarla, e  blasfemo formularla. Eppure la risposta dovrebbe essere un perentorio NO, se dovessimo adeguarci all’invito evangelico

“il tuo dire sia sì sì, no no, perché il di più viene dal Maligno”, Matteo 5,37.

Se  vogliamo invece essere più precisi – cioè in questo caso più sfumati – dovremmo rispondere: difficilmente, solo sotto condizioni assai restrittive. Vale a dire: solo se il Dio che il credente si è creato lo lascia libero di scindersi tra credente e cittadino, di prescindere da Lui nella sfera pubblica. Di obbedire a Dio nella condotta personale ma di rifiutarsi che alla legge di Dio debba obbedire la comunità dei liberi ed eguali, che si dà da sé la propria legge. Questo è infatti la democrazia: autonomia, autos nomos.

read more »

21 Ottobre, 2013

Francesca Borrelli, Massimo De Carolis, Francesco Napolitano, Massimo Recalcati, Nuovi disagi nella civiltà

by gabriella

nuovi disagiIl rapporto tra natura e condizione umana, dopo il dibattito di Eindhoven. Tratto da Le parole e le cose.

Francesca Borrelli Più o meno tutte le diverse letture dei mutamenti sociali intervenuti negli ultimi anni danno per scontato che sulla scena del mondo contemporaneo si sia affacciato un individuo di tipo nuovo: c’è chi pensa che le novità non siano tali da alterare i fondamenti antropologici dell’uomo, e c’è chi invece ipotizza una mutazione così profonda da investire i suoi requisiti specie-specifici, a cominciare dalla funzione simbolizzatrice, che deriva all’uomo dalla facoltà di linguaggio. Sono passati più di quarant’anni da quando Noam Chomsky e Michel Foucault si incontrarono per la prima e unica volta a Eindhoven, nel tentativo di definire il concetto di natura umana. Avevano alle spalle una lunga tradizione filosofica, secondo la quale la natura umana e la condizione umana non avrebbero granché da spartire, perché in nessun modo il rapporto dell’uomo con il mondo sarebbe riduzionisticamente riconducibile ai suoi requisiti biologici, essendo piuttosto un fattore culturale, storicamente determinato.

Nel corso di quel colloquio tra Chomsky e Foucault il tentativo di tenere legate biologia e storia, invariante specie-specifica e variante socio-politica, subì un ennesimo scacco. Per un verso, Foucault respingeva l’idea stessa di natura umana come scientificamente inconsistente, sottolineando come essa fosse, invece, una costruzione dipendente da fattori e da prospettive storico-sociali. D’altra parte, Chomsky insisteva sul carattere innato della facoltà di linguaggio, ma da un lato trascurava ogni relazione con la storia e dall’altro pretendeva di dedurre dalla linguisticità dell’uomo il modello di una società giusta.

read more »

20 Ottobre, 2013

Piergiorgio Odifreddi, Come stanno le cose

by gabriella

lucrezioMaria Mantello ha intervistato Piergiorgio Odifreddi in occasione dell’uscita di Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere, per Rizzoli. Di seguito, la recensione di Piero Bianucci per le pagine scientifiche della Stampa.

Il De rerum natura di Lucrezio ha folgorato sulla strada della razionalità filosofica contrapposta alle illusioni e paure religiose Piergiorgio Odifreddi, che lo ha tradotto in prosa accompagnando ogni pagina con un suo articolato commento a fronte, dove sottolinea l’attualità delle grandi intuizioni scientifiche contenute in questo poema, che definisce il

«più elevato canto mai intonato da un uomo alla scienza e alla ragione».

Il Lucrezio in versione Odifreddi forse farà storcere il naso ai puristi, ma è straordinario per la potenza comunicativa delle efficaci soluzioni linguistico-letterarie, che iniziano fin dalla traduzione del titolo. La fisica non finge ipotesi, come qualcun altro dopo Lucrezio dirà, perché descrive le cose. E cosa deriva da causa, quindi conoscere gli eventi della natura significa spiegare in modo empirico-razionale i nessi causali con cui la natura si autogenera e diviene. Quindi, la riflessione sulle cose della natura è chiarire come le cose della natura stanno. Ecco allora che De rerum natura è eccellentemente reso da Odifreddi con Come stanno le cose.

read more »


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: