Contro i Sofisti
Il movimento dei pensatori Sofisti ha goduto sempre di pessima fama, tanto che i termini oggi in uso nella lingua italiana derivati da questa denominazione sono perlopiù connotati negativamente e, comunque, indicano un’alterazione rispetto alla verità (sofisma, sofisticato, sofisticazione…). In realtà, la parola ‘sofisti’ per i greci significava ‘sapienti’, ma questo termine, alla luce dell’ironica professione di ignoranza formulata da Socrate, per gli avversari assumeva esattamente il significato opposto. Come noto, fu soprattutto Platone a scatenare contro di loro tutta la potenza di fuoco dei suoi scritti, accusandoli di essere depositari di un sapere vuoto, prostituti del pensiero, seguaci dell’opinione (dòxa). In breve, agli occhi di Platone, un sofista è tutto ciò che è contrapposto al vero filosofo, al cercatore di sapere.
Il giudizio di Aristotele è meno drastico, in quanto lo Stagirita, se contrasta la critica dei Sofisti alla possibilità di fondare un sapere scientifico, almeno riconosce loro il merito di avere individuato e teorizzato le regole di una retorica razionale, fondata su argomentazioni razionali e non sul sentimentale appello alle viscere. La retorica dei sofisti, per Aristotele, possiede un legittimo spazio di applicazione in quei campi – il tribunale, le assemblee politiche – dove la verità non è semplice da accertare e le opinioni che esprimono legittimi interessi contrapposti hanno pieno diritto di cittadinanza.
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