Archive for ‘Filosofia’

20 Giugno, 2013

Bonhoeffer

by gabriella
Dietrich Bonhoeffer (1906 - 1945)

Dietrich Bonhoeffer (1906 – 1945)

«Dio, inteso come ipotesi di lavoro morale, politica, scientifica, è eliminato, superato (..) E non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo – etsi deus non daretur» [D. Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, ed. it. a cura di A. Gallas, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo 1996, pp. 438-40.]

Sono le celebri parole affidate da Dietriech Bonhoeffer a una delle sue ultime lettere di argomento teologico, scritte in carcere, poco prima di essere assassinato per mano nazista, per l’accusa – fondata – di aver partecipato a una cospirazione per eliminare Hitler.

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19 Giugno, 2013

La positività della massa in Elias Canetti. Valentina Sperotto, La struttura di Massa e potere

by gabriella

La positività della massa in Elias Canetti [tratto da I barbari]

operaiCanetti esplora un mondo che a noi moderni può apparire al rovescio giacché abbiamo concepito l’individuo come portatore di ordine, razionalità e progresso al contrario delle masse sempre viste come irrazionali e regressive. Questa prospettiva è completamente ribaltata dal filosofo che vede la massa come l’unico luogo in cui si concretizza la vera uguaglianza e l’umanità stessa. Canetti anziché il “singolo” ha come rifeimento la “specie” e quindi non è l’individuo che forma la massa ma l’esatto contrario. Individuo e Potere quindi diventano sinonimi facendo acquisire così il significato di male assoluto al potere. Solo fondendosi nella massa l’individuo riesce a spossessarsi del suo “IO” e cancellare la paura ancestrale di essere “toccato”, il grumo in cui si alligna il potere stesso creando distanza fra gli esseri umani.

Sconcerta la lettura di questo libro in cui apparentemente Canetti usa un metodo anarchico per sondare l’alchimia delle masse; preferendo affidarsi alle immagini, ai simboli, alle narrazioni, l’autore zigzaga tra i vari saperi che spaziano dalla sociologia alla antropologia, dalla psicologia alla mitologia, dalla storia alla filosofia alla etologia. Si analizzano aggregati dell’umano sentire come la pioggia, il vento, il mare, la sabbia,le feste le epidemie e da qui ricavarne assunti per approdare alla validità della massa sull’individuo.

muta di guerraE’ vero, questo è un lavoro che ha assillato l’autore per oltre trent’anni elaborando un’ossessione nata in gioventù all’età di 17 anni quando al giovane Canetti studente a Francoforte nel 1922 capita di assistere a una manifestazione di protesta contro l’assassinio di Walter Rathenau (ministro della repubblica di Weimar) grande intellettuale liberal-progressista ebreo, ammazzato da sicari dell’estrema destra. Quella fiumana di persone che protestano sprigiona in Canetti un magnetismo che mai più lo abbandonerà:

“Mi sarebbe piaciuto essere uno di loro, non ero un operaio, eppure quelle grida mi toccavano come se lo fossi. Il ricordo di quella manifestazione rimase vivissimo in me. Non riuscivo a dimenticare l’attrazione fisica, il violento desiderio di partecipare”.

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14 Giugno, 2013

Carlo Galli, Sulla guerra e sul nemico

by gabriella

Carlo Galli

Davvero bella la ricognizione genealogica di Galli dell’evoluzione del concetto di nemico e della guerra, pubblicata su griseldaonline in uno spazio dedicato al tema.

La prima ipotesi metodologica che governa queste pagine è che per parlare del ‘nemico’ e delle ‘immagini’ intellettuali che ne sono state prodotte è necessario comprendere, prima di tutto, il nesso che lega la guerra, nel suo rapporto con la politica, alla figura del nemico; infatti, al variare delle forme dell’una corrisponde il mutare delle rappresentazioni dell’altro. Si darà quindi, di seguito, uno schematico resoconto delle scansioni epocali che rendono possibile inquadrare l’argomento.

Ed è necessario comprendere anche – è questa la seconda ipotesi – che la categoria di ‘nemico’ ha certo a che fare con l’identità del Sé, individuale o in questo caso collettivo (il Noi), che gli si oppone; ma che il nemico non è mai il portatore di un’estraneità piena e totale, di una dissimiglianza tanto radicale che col suo solo esistere possa rafforzare per di così dall’esterno l’identità del Noi; anzi, il nemico è anche, e forse più spesso e più intensamente, il polo di una relazione, per quanto ostile; quindi, se perché si possa produrre la piena formazione del Noi c’è bisogno di un nemico da escludere, ciò significa che il Noi non può fare a meno del nemico, e che questo è in qualche modo costitutivo della nostra identità, che è quindi sempre interno a Noi.

L’amico reca il nemico in sé, non fuori di sé. Ma allora il nemico è legato alla nostra identità non solo in quanto la fa essere, ma anche in quanto la fa, potenzialmente, non essere; non solo in quanto la determina, ma anche in quanto la minaccia dall’interno. Il nemico è chi non tanto è radicalmente dissimile, quanto piuttosto è a tal punto simile – pur portatore di sottili e mortali differenze – da essere inquietante e angoscioso, ossia non solo feindlich, ma anche unheimlich. La parentela fra amico e nemico, l’essere l’uomo interno all’altro, implica anche che la pace sia potenzialmente infiltrata dalla guerra, e che cioè la guerra e la pace, pur così distanti tra loro, abbiano in realtà una segreta relazione che le mette sempre a rischio di collassare nell’indistinzione.

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10 Giugno, 2013

Francesco Lamendola, Amico e nemico nel pensiero politico di Carl Schmitt

by gabriella

Schmitt

Una buona introduzione al pensiero politico di Carl Schmitt e all’antitesi ‘amico/nemico’. In coda al testo la scansione dei paragrafi § 3 e 4 de Il concetto di ‘politico’, tratti da Le categorie del ‘politico’ (1932), trad. it. 1972, Bologna, Il Mulino, pp. 110-120.

Se vi è un pensatore politico la cui opera sia più che mai viva nel mondo contemporaneo, quegli è il tedesco Carl Schmitt (1988-1986), le cui dottrine si possono vedere in controluce, ad esempio, nella praxis inaugurata dall’Amministrazione repubblicana statunitense dopo l’11 settembre del 2001 (ma in effetti, per chi sapeva vedere, anche assai prima di quella data e anche da parte di precedenti Amministrazioni, democratiche, di quella nazione).

Carl Schmitt, già membro del Consiglio di Stato prussiano e presidente dell’Associazione dei giuristi nazionalsocialisti durante il nazismo, proveniva da una famiglia del ceto operaio e di religione cattolica. In realtà, del cristianesimo (come dell’hegelismo) condivideva il pessimismo antropologico in quanto era convinto di una “caduta” dell’uomo da una condizione originaria di felicità, che lo aveva reso “cattivo”; ma, a differenza del cristianesimo, non credeva in un suo possibile riscatto e pensava, con Machiavelli e con Hobbes, che l’unico mezzo per impedirgli di scatenare una guerra di tutti contro ciascuno fosse riposta in un potere statale forte, tanto più necessario e tanto più problematico ora che, con l’avvento della modernità, erano venute meno le forme tradizionali della legittimità (ad esempio, il potere monarchico di diritto divino).

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9 Giugno, 2013

Mario Tronti, Sul concetto di crisi

by gabriella

Una sintesi dei passaggi più significativi di Parola chiave, Crisi, tratto da Centro per la riforma dello stato.

Nel 1980, per il numero di aprile-maggio, La Rivista, diretta da Walter Pedullà, manda in stampa un numero monografico con il titolo “La crisi del concetto di crisi”. Marco d’Eramo invia un breve testo che istruisce ilTucidide tema. Le risposte sono di personaggi più che significativi: tra gli altri, Jacques Attali, Julien Freund, Emmanuel Le Roy Ladurie, Edgar Morin, René Thom. Molto gustoso un passaggio della proposta di d’Eramo:

“Mentre si apre il penultimo decennio di questo millennio, la ‘Crisi’ è uno strumento che basta a evocare l’Emergenza, l’Unità- Nazionale, l’Austerità, lo Sforzo-Collettivo. È il miraggio di una Nuova-Era, di una Società-Più-Umana. È il preludio della Catastrofe, la consorte del Riflusso. Una volta la lingua era più ricca. Spengler parlava di Declino o Tramonto (dell’Occidente), Horkheimer di Eclissi (della Ragione)”.

Si parla di noi, della nostra attuale crisi, come ne parlano gli interpreti, che sono poi, come si sa, i responsabili stessi della crisi. La prima preoccupazione dovrebbe essere quella di non parlarne in questi termini. Che la crisi sia di natura economico-finanziaria, non c’è dubbio. Che se ne possa dire nella sola lingua dell’economia e della finanza, questo è molto dubbio.

Riportiamo allora il concetto di crisi alla sua storia di lunga durata. Utilizziamo alcuni spunti del fascicolo sopra citato. Tucidide riprende la crisi sia da Ippocrate, nel senso medico, come improvviso cambiamento in un corpo, sia da Sofocle, nel senso teatrale, come rappresentazione del trauma.

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4 Giugno, 2013

Yamamoto Tsunemoto, Hagakure

by gabriella

hagakure

Hagakure, I, 46

Tra le massime scolpite sul muro del daimio Naoshige ce n’era una che diceva:

le questioni più gravi vanno trattate con leggerezza.

Il maestro Ittei commentò:

quelle meno gravi vanno trattate con serietà.

Non esistono più di due o tre problemi da considerare seriamente e, se sono esaminati in tempi ordinari, possono essere compresi. Per risolverli immediatamente è necessario solo pensarci in anticipo, e poi trattarli con leggerezza quando giunge il momento. Tuttavia non è facile fronteggiare un evento e risolverlo con leggerezza se no ci si è preparati prima, perché non si sa prendere la decisione giusta. Quindi la massima

le questioni più gravi vanno trattate con leggerezzahagakure

può essere pensata come fondamento dell’agire.

Hagakure, I, 91

Il modo appropriato di applicarsi nell’arte della calligrafia è quello di scrivere gli ideogrammi con accuratezza, ma ciò non è sufficiente, perché così la scrittura sarà semplicemente fiacca e rigida.

E’ necessario andare oltre la forma pura e allontanarsi dalla regola. Questo principio di applica a tutte le arti.

4 Giugno, 2013

Miyamoto Musashi, Go Rin no Sho. Yagyu Munenori, Libro della tradizione familiare dell’arte della guerra

by gabriella

Miyamoto MusashiColoro che sono ignoranti non mostrano il proprio genio perché pare che non ne abbiano affatto. Allo stesso modo l’intelligenza altamente sviluppata non appare perché viene celata. E’ solo la pseudo-erudizione che si manifesta apertamente.

Yagyu Munenori

 

Miyamoto Musashi (1584-1645). Dal Go Rin no Sho

Alcuni a tutt’oggi si mantengono con l’arte della spada (kendo) tuttavia si limitano a insegnare le “tecniche” della scherma. Recentemente i monaci shintoisti ispirati dagli dei hanno fondato le loro scuole di scherma e girano per il paese insegnando l’arte.

Da sempre si considera l’arte del vantaggio come una delle arti tradizionali, ma quando parliamo di essa non dovremmo limitarci alla sola tecnica della spada.

Se ci guardiamo attorno ci rendiamo conto che tante arti sono venali. Persino gli uomini si vendono; inventano marchingegni per trafficare meglio invece di di mettere a disposizione la propria competenza. E’ un po’ come separare il seme dal fiore e attribuire maggior valore al fiore. Questo comportamento li spinge a vantarsi delle proprie capacità per sbalordire il prossimo. Avendo una generica familiarità con le tecniche di scherma insegnate nelle diverse scuole, cercano il loro tornaconto insegnando o apprendendo solo queste. Purtroppo la conoscenza superficiale della materia è spesso più nociva dell’ignoranza assoluta.

Mi piace paragonare l’arte della guerra all’attività dell’artigiano e più esattamente a quella del carpentiere, che costruisce le case. L’ideogramma del carpentiere significa “grande abilità” e lo stesso vale per i principi dell’arte della guerra. Se volete apprendere l’arte della guerra leggete questo mio libro e meditate.

Il maestro è l’ago il discepolo il filo. Per conoscere a fondo è necessario esercitarsi con grande abilità.

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4 Giugno, 2013

Sunzì, L’arte della guerra

by gabriella

sun-tzu

Fa’ uso della collera per confonderli,
dell’umilità per renderli arroganti,
fa’ crollare loro i nervi con l’arguzia,
sii fra loro motivo di discordia.
Attaccali quando sono impreparati,
sferra il colpo quando meno se lo aspettano.
Sii tanto sottile da essere informe,
tanto silenzioso da essere impercettibile.
Solo così potrai essere artefice del destino dei tuoi nemici.

2 Giugno, 2013

Esercitazione su Castoriadis. 3D

by gabriella

cornelius-castoriadisTratto da Psicanalisi e immaginazione radicale del soggetto [intervista rilasciata a Parigi, 7 maggio 1994].

Professor Cornelius Castoriadis, la sua pratica di analista ha anche un’influenza sulla sua concezione filosofica?

C’è un rapporto molto profondo tra la mia concezione della psicoanalisi e la mia concezione della politica. Ambedue infatti mirano all’autonomia dell’essere umano, anche se, ovviamente, attraverso vie diverse. La politica mira a liberare l’essere umano, a permettergli di accedere alla propria autonomia per mezzo di un’azione collettiva la quale ha come oggetto la trasformazione delle istituzioni; vale a dire, la politica mira ad instaurare delle istituzioni di autonomia. L’oggetto della politica non è la felicità, come si voleva nel Settecento e nell’Ottocento, e come intendeva anche Marx. Questa concezione non è solo erronea, ma anche catastrofica. L’oggetto della politica è la libertà. Anche l’idea americana del diritto a ricercare la felicità – contenuta nella Dichiarazione di Indipendenza – implica una nozione di autonomia del soggetto. Quando Lei parla di autonomia, la intende nel senso “americano”? No, non la intendo nel senso americano. In effetti, se lei ricorda, la Dichiarazione Americana dice: “pensiamo che Dio abbia creato gli esseri umani tutti liberi ed eguali, e con eguali diritti a perseguire la felicità”.

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2 Giugno, 2013

Pierfranco Pellizzetti, Foucault interprete di Nietzsche

by gabriella

Nietzsche-FoucaultTraggo da Micromega questa utile introduzione alla tematica foucaltiana dei processi di veridizione del potere e alla loro originaria ispirazione nietzschena.

Un grande terzetto di fantasiosi studiosi
tedeschi, Nietzsche, Marx e Freud ha distrutto
il XX secolo dal punto di vista morale così come
Einstein, bandendo il moto assoluto, lo ha distrutto
cognitivamente e Joyce, bandendo la narrazione
assoluta, lo ha distrutto esteticamente.
Clifford Geertz

Scrollatevi di dosso le catene come la rugiada
caduta su di voi durante il sonno.
Siete molti, e loro sono pochi!
Percy Bysshe Shelley

Scrive Marco D’Eramo nell’ultimo numero di MicroMega:

«come raccomandava in continuazione ai suoi allievi Pierre Bourdieu, i termini della politica vanno considerati non solo strumenti, ma poste in gioco della lotta politica. Quando nel Settecento Voltaire e Diderot si impossessarono della luce, della chiarezza (si definirono illuministi) e relegarono gli avversari nell’oscurità (“i secoli bui”), avevano già vinto la partita».

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