1.L’accademia 2.Le botteghe di artisti e stampatori 3. Le biblioteche 4. Gli “studia humanitatis” e l’insegnamento pedagogico
1.L’accademia
Un’istituzione nuova, tipica del 1400 (perché nata in stretta interdipendenza con la corte) è l’accademia.
Poiché tra gli intellettuali umanisti diventa sentito il carattere “dialogico” della cultura, cioè che la cultura si produce essenzialmente nello scambio di idee, nel confronto e nella discussione libera, nasce l’esigenza di trovare un’istituzione, un luogo in cui poter esercitare tutto questo.
E siccome siamo in un’epoca in cui prevale l’imitazione dei classici, si prenderà come riferimento l’accademia platonica, per il fatto che tutto il suo pensiero è basato proprio sul dialogo. Si tratta dunque di cenacoli dove persone dotte, spesso amiche tra loro, si riuniscono per conversare, per discutere, per scambiarsi opinioni e per condurre una vita comune.
In questo articolo cerchiamo di studiare il pensiero educativo platonico, senza affrontare la sua gnoseologia. Questo ci permette di non spezzare il filo della riflessione sull’evoluzione del concetto di areté e di apprezzare i significativi cambiamenti che intervengono nella paideia filosofica.
La lezione fa parte del programma di pedagogia antica, le cui videolezioni sono disponibili qui.
1.1 La critica alla scrittura e all’insegnamento trasmissivo [Fedro] 1.2Educare l’anima a riconoscere la verità [Menone e Simposio]
2. L’areté è senza padrone (videolezione 9)
2.1 La natura umana nel mito della biga alata [Fedro] 2.2 La libertà nel mito di Er [La Repubblica, X]
3. L’educazione nella città giusta (videolezione 10)
3.1 Schiavitù e liberazione: l’allegoria della caverna [La Repubblica, VII] 3.2Politica ed educazione: libertà ed eguaglianza nella kallipolis
Il pensiero educativo di Platone si sviluppa in continuità con quello di Socrate di cui porta a termine la battaglia anti-sofista.
I suoi temi sono, infatti, come quelli del maestro e degli stessi sofisti, la ricerca di cosa sia la virtù (la perfezione dello spirito) o aretè e il problema di come e se sia possibile insegnarla.
Lo sfondo su cui Platone costruisce le risposte a queste domande non è però uno scenario qualsiasi, ma quello disegnato dal più grande filosofo della tradizione occidentale. Ecco perché, discutendo della virtù, Platone ci mostra via via cosa significa apprendere e cosa insegnare, cosa vuol dire essere intelligenti, essere liberi ed essere giusti.
Platone e l’Accademia rappresentano per il pensiero filosofico qualcosa di più della fondazione di un atteggiamento di ricerca o di una scuola filosofica. Sono, in realtà, la più profonda ricognizione dei problemi della vita umana, individuale e collettiva, mai tentata nel mondo antico e forse nella storia occidentale.
In otto lezioni [e dodici videolezioni] tentiamo di presentare questa immensa elaborazione culturale e l’itinerario filosofico di un autore segnato in gioventù dalla morte ingiusta del maestro, la cui vita successiva è stata dedicata alla costruzione delle condizioni di una città giusta, i cui cittadini fossero liberi ed uguali [la versione stampabile della lezione è in coda al testo].
L’intera storia della filosofia non è che note a margine al pensiero di Platone.
3.1.1 È possibile insegnare la virtù politica come si insegna un sapere tecnico? 3.1.2La risposta di Protagora: Prometeo ed Epimeteo 3.1.3 La virtù è unica o molteplice?
4.1.1 Il filo narrativo 4.1.2 L’ipotesi sofista di Teeteto: la conoscenza viene dalla sensazione 4.1.3 La conoscenza è la capacità di cogliere ciò che «è lo stesso in tutti i casi» 4.1.4 La verità non è una cosa, ma un compito
Raccolgo i passi più significativi dell’Esortazione alla filosofia di Aristotele – nell’edizione curata da Diego Fusaro – con uno stralcio del saggio introduttivo dedicato all’opera da Enrico Berti [E. Berti, Protreptico, Torino, UTET, 2008, pp. XXIII-XVIII].
Se si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l’origine della filosofia.
Aristotele, Protreptico
Indice
1. L’Accademia contro i retori: la risposta del Protreptikos all’Antidosis 2. Il Protrettico
Nell’anno 353 a.C. Isocrate scrisse un’orazione intitolata Antidosis, che significa “scambio”, perché in essa, a riprova della sua innocenza dall’accusa di essersi arricchito illecitamente, il famoso retore si dichiarava disposto a scambiare tutti i suoi beni con quelli dei suoi accusatori.
In essa egli fece l’apologia di tutta la propria vita, rispondendo anche alla polemica condotta contro di lui dagli Accademici [Antidosis, 258]. A costoro si riferiscono infatti inequivocabilmente alcuni paragrafi dell’Antidosis, in cui Isocrate allude a certi ferventi dell’eristica che calunniavano i discorsi comuni e utili, non ignorando il valore di essi né quanto rapidamente essi giovino a chi li usa, ma sperando così di rendere più stimabili i propri [Antidosis, 258].
Nella denominazione di eristi, Isocrate accomuna tutti i socratici, noti per le loro discussioni dialettiche, ma tra essi distingue i platonici, che disprezzano il valore dei discorsi utili e tuttavia conoscono il valore della retorica. Da questi Isocrate dichiara di essere stato attaccato aspramente [Antidosis, 259-60] – accennando sicuramente all’esordio del corso di retorica tenuto da Aristotele:
«è turpe tacere e lasciare che parli Isocrate».
[Aristotele aveva peraltro tacciato di servilismo lo scritto isocrateo dedicato a Grillo, figlio di Senofonte, in occasione della morte in battaglia del giovane nel 362. NDR.] e a lui risponde mediante una valutazione critica della paideia accademica.
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