Il pensiero di Kant rappresenta il punto più alto raggiunto dall’Illuminismo e dalla modernità e, al tempo stesso, l’inizio della sua dissoluzione, contenendo già gli elementi per il superamento (idealistico) della sua filosofia: il criticismo.
Indice
1. Introduzione: il dibattito sulla conoscenza ai tempi di Kant 2.Gli scritti precritici 1755-1763
2.1 La visione quantitativa e meccanicistica del cosmo 2.2La critica del dogmatismo razionalista 2.3 Le letture di Kant
3.Verso la svolta critica: gli scritti tra il 1766 e il 1770
3.1Il nuovo compito della metafisica 3.2 Il risveglio dal sonno dogmatico 3.3L’annuncio delle forme a priori della soggettività
4. Il«tribunale della ragione» e la «rivoluzione copernicana»
4.1 Il problema della metafisica come scienza e la naturale tendenza ad essa della ragione 4.2 Il rovesciamento della prospettiva conoscitiva 4.3 La struttura della Critica della ragion pura
5. La fondazione della conoscenza oggettiva: i giudizi sintetici a priori
5.1 La teoria dei giudizi 5.2L’uso dei giudizi analitico e sintetico nel dibattito filosofico 5.3 Il giudizio scientifico come sintetico a priori
6.L’estetica trascendentale
6.1La funzione della sensibilità (o intuizione) 6.2Le forme a priori della sensibilità: spazio e tempo
7.L’Analitica trascendentale
7.1 L’Analitica dei concetti
7.1.1 Intuizioni e concetti 7.1.2L’Analitica trascendentale 7.1.3Dall’intuizione al concetto: giudizi percettivi e giudizi d’esperienza 7.1.4Le categorie o concetti puri dell’intelletto 7.1.5La sintesi a priori dell’intelletto 7.1.6 La deduzione metafisica 7.1.7La deduzione trascendentale e l’Io penso
8. L’analitica dei principi: lo schematismo trascendentale e l’uso delle categorie
9. Fenomeno e noumeno
10. La dialettica della ragione
10.1La ragione pura come sede della parvenza trascendentale 10.2La critica della cosmologia razionale e dell’idea del mondo come totalità 10.3La critica della psicologia razionale e dell’idea dell’anima come sostanza eterna e incorruttibile 10.4La critica della teologia razionale e delle prove dell’esistenza di Dio
11. L’etica
11.1L’autonomia dell’etica dalla religione 11.2La natura umana 11.3 Il compito della filosofia morale 11.4Un’etica formale 11.5Le massime della volontà 11.6Il dovere e l’imperativo morale 11.7L’imperativo categorico e le sue formulazioni
12. La Critica del giudizio
13.Gli scritti politici. La Risposta alla domanda: Cos’è l’Illuminismo?
Seconda lezione di sociolinguistica dedicata alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tracondizione sociale e competenze cognitivo/espressive. In questo testo esaminiamo il contributo dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Labov.
La prima lezione è stata dedicata ai problemi dell’unificazione linguistica italiana e alle esperienze dei maestri degli esclusi, da don Milani a Bruno Ciari a don Sardelli.
La terza, invece, agli studi di Tullio De Mauro sull’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno.
Platone e l’Accademia rappresentano per il pensiero filosofico qualcosa di più della fondazione di un atteggiamento di ricerca o di una scuola filosofica. Sono, in realtà, la più profonda ricognizione dei problemi della vita umana, individuale e collettiva, mai tentata nel mondo antico e forse nella storia occidentale.
In otto lezioni [e dodici videolezioni] tentiamo di presentare questa immensa elaborazione culturale e l’itinerario filosofico di un autore segnato in gioventù dalla morte ingiusta del maestro, la cui vita successiva è stata dedicata alla costruzione delle condizioni di una città giusta, i cui cittadini fossero liberi ed uguali [la versione stampabile della lezione è in coda al testo].
L’intera storia della filosofia non è che note a margine al pensiero di Platone.
3.1.1 È possibile insegnare la virtù politica (arete) come si insegna una conoscenza qualsiasi (techne)? 3.1.2La risposta di Protagora: Prometeo ed Epimeteo 3.1.3 La virtù è unica o molteplice?
4.1.1 Il filo narrativo 4.1.2 L’ipotesi sofista di Teeteto: la conoscenza viene dalla sensazione 4.1.3 La conoscenza è la capacità di cogliere ciò che «è lo stesso in tutti i casi» 4.1.4 La verità non è una cosa, ma un compito
La teoria della conoscenza e la filosofia politica del fondatore del pensiero liberale.
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1. Il problema della conoscenza tra 600 e 700
1.1 Il razionalismo 1.2L’empirismo e la critica dell’innatismo 1.3 Il problema della conoscenza per Locke 1.4La critica all’innatismo e la teoria delle idee 1.5 La critica della metafisica e dell’idea di sostanza 1.6 L’analisi del linguaggio e la concezione della conoscenza
2. Il pensiero politico
2.1 I Due Trattati sul governo civile: lo stato di natura e la fondazione della proprietà privata
2.1.1 L’importanza del pensiero politico lockeano 2.1.2 I due Trattatisul governo 2.1.3 La confutazione delle tesi di Filmer 2.1.4Lo stato di natura e la fondazione del diritto di proprietà 2.1.5 La spinta naturale all’autoconservazione 2.1.6 La derivazione della proprietà dal lavoro 2.1.7 Le due fasi dello stato di natura e la legittimazione del possesso privato
2.2 Locke teorico dello stato liberale
2.2.1 Socievolezza e insocievolezza secondo Locke 2.2.2 La divisione dei poteri dello Stato 2.2.3 I poteri illegittimi e il diritto alla rivoluzione
1. Il problema della conoscenza tra 600 e 700
Niente è nell’intelletto che non fu già nei sensi.
Tommaso d’Aquino
Il problema del valore della conoscenza, cioè della corrispondenza delle nostre rappresentazioni con la realtà esterna, è il problema specifico della filosofia moderna da Cartesio a Kant.
Tra il seicento e il settecento la questione decisiva diventa la determinazione di quanto, nel processo conoscitivo, derivi dall’esperienza e quanto dall’attività dell’intelletto.
Razionalismo ed empirismo possono essere considerate, al riguardo, le due grandi modalità attraverso cui la filosofia tenta di risolvere la discussione circa l’origine, i limiti e la validità della conoscenza.
1. Il Lord cancelliere 2.La scienza come regnum ominis 3. La nuova logica della scienza 4. I pregiudizi della mente 5. Il metodo induttivo 6.L’ambiguità della tecnica
1. Il Lord cancelliere
Della biografia di Francis Bacon, londinese, Lord Cancelliere di Giacomo I, si ricorda soprattutto l’infamante accusa di corruzione che il Parlamento gli rivolse nel 1621 e davanti alla quale il filosofo si dichiarò colpevole.
Due accusatori dichiararono infatti di avergli versato, rispettivamente, 100 e 400 sterline per ottenere da lui un giudizio favorevole. Il giudizio di Bacone fu in realtà contrario, ma l’accusa di corruzione rimase ferma perché le somme gli erano state pagate a giudizio ancora in corso, non successivamente, a titolo di legittimo onorario.
Se non per corruzione, la storiografia filosofica ricorda, quindi, Bacone per la sua avidità ed arroganza. Questo cortigiano di non specchiata moralità ebbe, però, un senso altissimo del valore della scienza e della sua utilità al servizio dell’uomo.
Liberi dall’ignoranza, liberi dall’ingiustizia perché finalmente capaci di pensare: Socrate rappresenta l’atteggiamento filosofico più rigoroso di critica della tradizione e di rifiuto della credenza identificati con l’ignoranza delle ragioni per cui l’opinione si è formata in noi.
La sua insistenza sulla ricerca e sul domandare centrano la filosofia su quel lavoro etico e conoscitivo che chiamò dialettica, dopo averne rovesciato il significato sofista. Se la dialettica sofista era infatti l’arte di vincere un duello verbale, quella socratica è piuttosto il combattimento contro tutto ciò che in noi e nella vita in società è assunto senza intelligenza e senza esame per effetto dell’educazione e dell’influenza.
La clamorosa condanna per empietà inflittagli da Atene, accomuna la sua sorte a quella di Anassagora di Clazomene e di Protagora di Abdera che subirono condanna ed esilio trentatré e dodici anni prima di lui, per aver sostenuto che «sole e luna non sono dèi», e che «è impossibile sapere se gli dèi esistono».
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1.Introduzione
1.1Cornelius Castoriadis e la filosofia come critica delle rappresentazioni della tribù 1.2La figura spiazzante di Socrate
2. Anime libere e anime di schiavi
3. Sapere di non sapere
3.1 La virtù è il libero esercizio della ragione 3.2 Sapere di non sapere
4.Il «metodo» socratico
4.1 Gli strumenti della ricerca del sapere: dialettica, ironia, confutazione, definizione 4.2 Educazione e autoeducazione: la maieutica
1.1 Cornelius Castoridis e la filosofia come critica delle rappresentazioni della tribù
Cornelius Castoridis (1922 – 1997)
Se si dice “fine della filosofia”, bisogna dire in uno, “fine della libertà”. Perché la filosofia è questo: è precisamente che sono libero di pensare e che sono libero di interrogarmi. Non sono bloccato dal fatto che la verità è già stata detta. [Nel discorso religioso] c’è strutturalmente un grande blocco: bisogna che in qualche modo tu giustifichi che ciò che dici è compatibile con ciò che nostro padre che è lassù ha detto e che è consegnato nei testi canonici.
Raffaello, I sofisti allontanati dal gruppo dei socratici [La scuola di Atene, 1509, particolare]
I sofisti furono i protagonisti dell’Illuminismo greco, critici di un sapere dogmatico su cui si fondava una precisa gerarchia sociale e attori della prima rivoluzione pedagogica.
Demonizzati da Platone e dagli antichi e rivalutati solo con il pensiero contemporaneo a partire da Hegel e Nietzsche, produssero l’insegnamento di Protagora di Abdera e Gorgia di Lentini.
Il compito principale della psicologia sociale è di analizzare come l’attività mentale delle persone viene condizionata dalla realtà sociale.
In questa prima parte del modulo, i temi dell’attribuzione e degli errori d’attribuzione (tra i quali la tesi disposizionale del male) e dell’obbedienza all’autorità, presentati attraverso alcuni celebri esperimenti americani del dopoguerra.
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1.Gli studi di psicologia sociale nel secondo dopoguerra 2. L’attribuzione e l’origine del male
2.1 Gli studi sull’attribuzione 2.2 Philip Zimbardo, L’origine del male e l’effetto Lucifero
2.2.1 La visione corrente del crimine come errore fondamentale d’attribuzione e l’ideologia della «tolleranza zero» 2.2.2 La psicologia del male e l’esperimento carcerario di Stanford 2.2.3 Concezione disposizionale e situazionale del male 2.2.4 L’esperimento carcerario e il silenzio trentennale di Zimbardo
3. L’esperimento Milgram e l’obbedienza all’autorità
3.1 Il reality francese del 2010 3.2 L’esperimento Milgram
3.2.1 Eteronomia e ridefinizione della situazione
3.3 Come resistere al tempo della barbarie 3.4La rosa bianca e la necessità della resistenza 3.5 Obbedienza e disobbedienza in filosofia politica
4. Il caso di Kitty Genovese e l’effetto bystander (indifferenza dello spettatore)
1. Il caso di Kitty Genovese 2. L’ignoranza pluralistica e la diffusione di responsabilità 3. Ignoranza pluralistica ed effetto spettatore (bystander effect) 4. Inerti di fronte a un dramma: le risposte della psicologia sociale
Con Anassagora, Democrito è il filosofo che ridà legittimità alla ricerca intorno alla natura, dopo il divieto di Parmenide di pensare molteplicità e divenire che per gli eleati equivaleva a contraddittoria compresenza di essere e non essere.
Anche Democrito sceglie una soluzione pluralista: la verità profonda delle cose è legata agli atomi, unità indivisibili di materia che volteggiano nel vuoto dando origine a generazione e distruzione.
Secondo Carlo Rovelli, una tappa fondamentale nella storia della conoscenza è stata il viaggio o la fuga di Leucippo, il maestro di Democrito, da Mileto ad Abdera nel 450 a.c.. Scrive il fisico:
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