Archive for Maggio, 2014

18 Maggio, 2014

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18 Maggio, 2014

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16 Maggio, 2014

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15 Maggio, 2014

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[Indice alfabetico per argomenti in costruzione]

Gender, ideologia del [vedi anche Famiglia]: La storia del bambino che ama vestirsi di rosa; Sara Garbagnoli, L’invenzione dell’ideologia del genere; Telmo Pievani, Gender; Chiara Saraceno, L’anatema della Chiesa contro la teoria del genere

Genocidio: La memoria non si commemora, si esercita; Simon Levis Sullam, Che cos’è un genocidio. La responsabilità del fascismo nella Shoah

Gerarchia, origine della: Pierre Clastres, La questione del potere nelle società primitive; Cornelius Castoriadis, Daniel Mothé, Autogestion et hiérarchie (Autogestione e gerarchia); Pierluigi Fagan, Sull’origine della gerarchia

Giappone: Ruth Benedict, L’educazione dei bambini in Giappone; Scuola giapponeseSolidarietà

Giornalismo: Albert Camus, Il Manifesto del giornalismo libero

Giovanile, condizione: Christian Caliandro, La distopia italiana; Ilvo Diamanti, La rivolta generazionale che alimenta il terrorismo; La condizione giovanile nella vulgata di destra

Giustizia: Marx e la giustizia; Trasimaco, La giustizia è l’utile del più forte

Globalizzazione [vedi anche Deindustrializzazione]: La globalizzazione

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14 Maggio, 2014

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by gabriella

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[Indice alfabetico per argomenti in costruzione]

Hagakure: Yamamoto Tsunemoto, Hagakure

Hegel, Georg Wilhelm: [vedi Filosofia contemporanea, storia della]

Heidegger, Martin: [vedi Filosofia contemporanea, storia della]

Hobbes, Thomas. [vedi Filosofia rinascimentale e moderna, Storia della]

Home schooling: Francesco Codello, Irene Stella, Liberi di imparare

Homo sapiens: Ardipithecus ramidus (4,4 ma): da Sahelanthropus tchadensis (6,8 ma) ad Australopithecus afarensis (3,2 ma); Homo sapiens, la filogenesi umana; F. Clark Howell, Il processo di ominazioneL’arte rupestre ha 40.000 anni e forse è anche del Neanderthal; Le grotte di LascauxLe penne dei Neanderthal; Roy Lewis, L’invenzione dell’esogamia

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14 Maggio, 2014

Valeria Pinto, Valutare e punire

by gabriella

pintoValutare e punire. Una critica della cultura della valutazione, Cronopio, Napoli, 2012.

 

I presupposti cognitivisti della valutazione

[…] l’identificazione – assunta spesso del tutto ingenuamente – della conoscenza con i processi computazionali, ovvero con quella che si può ben chiamare una considerazione disincarnata e disincarnante della conoscenza, una certa idea cognitivista. Essa distacca la conoscenza dai processi materiali e soggettivi che la materiano, distillando da un lato una conoscenza meramente funzionale e dall’altro dei portatori di conoscenza sempre più alieni (e alienati) dalla (e nella) conoscenza che ‘supportano’: soggetti neu(t)rali e neu(t)ralizzati, da rendere anzi sempre più tali, cioè sempre meno coinvolti e capaci di interferire con la conoscenza che sono chiamati a produrre. Si tratta di un’idea letteralmente ingegneristica della conoscenza, legata alla progettazione di ‘sistemi esperti’ e guidata dal principio metodico per il quale conoscere qualcosa vuol dire essere in grado di riprodurlo, ovvero essere sempre in grado di delucidare il proprio operato.

Sganciata dalle percezioni corporee, depurata dalle sensazioni e dai sentimenti, dalle fantasie come dai desideri e dai bisogni concreti, dalle aspettative come dalle rinunce, svincolata cioè dall’accidentalità e caoticità dei contenuti di cui è intessuta e del tutto aliena dalla capacità di formulare giudizi, interpretare e determinare svolte o decidere alcunché, questa idea di conoscenza si sposa fino a combaciarvi con le esigenze di controllo funzionale attive negli approcci di tipo sistemico. È un’idea di conoscenza concepita interamente sotto il segno della esecuzione, dell’ubbidienza senza sforzo e senza tentennamenti a un sistema di regole definito in anticipo, dall’esterno e dall’alto.
Le considerazioni di tipo sistemico sono divenute ormai un modello privilegiato per trattare le questioni della conoscenza e della sua organizzazione soprattutto a livello istituzionale, grazie alla loro efficacia in fatto di gestione e progettazione di realtà complesse. Le esigenze di ottimizzazione che la valutazione persegue si intrecciano qui con il principio fondamentale del rendere più lineari e definite le funzionalità di sistema. Ora, in un sistema non meccanico ma ‘socio-tecnico’ qual è il sistema della conoscenza, il maggior elemento di variabilità, divergenza e attrito è rappresentato dalle individualità che lo compongono. Un’esigenza di sistema prioritaria è quindi quella di depurare per quanto possibile i soggetti in gioco dal potenziale di disturbo o ‘rumore’ implicito in ciò che eccede la loro funzione di portatori indifferenti e fungibili della conoscenza. A quest’opera di neutralizzazione e contenimento necessaria all’autoconservazione del sistema la valutazione mette a disposizione la sua capacità di portare in luce, estrarre, rendere trasparente il sapere tacito, cioè trattenuto e/o disperso (due cose che non sono affatto opposte tra di loro) dai suoi possessori.

 

La recensione di Eleonora de Conciliis, da Kainós.

In un’epoca di conformismo gregario travestito da individualismo radical chic, e in un’università, come quella italiana, giunta a sua volta ad uno snodo epocale (ovvero alla definitiva trasformazione in agenzia formativa tra le altre, che vende saperi spendibili su un mercato del lavoro cognitivo ormai tragicamente saturo), Valeria Pinto, che in quest’università insegna come professore associato di filosofia teoretica, ha deciso di prendere posizione – una posizione abbastanza solitaria e quindi scomoda, per non dire paradossale, visto che il suo libro, foucaultiano fin dal titolo e documentato con un’acribia ironicamente coniugata all’impegno teorico, attacca frontalmente la logica della valutazione che ha generato il decreto ministeriale in virtù del quale la stessa Pinto dovrà essere valutata per accedere, o almeno aspirare al ruolo di professore ordinario.

Poiché mi sono formata nella stessa università nella quale si è formata e attualmente insegna Valeria Pinto (la “Federico II” di Napoli), e poiché sono reduce da un’animata discussione intorno a questi temi svoltasi nella sede della casa editrice che l’ha pubblicato (Cronopio), la mia recensione, più che illustrare il contenuto del volume (già ampiamente recensito su quotidiani e riviste) sarà una riflessione su quell’incontro ed anche – in parte – un dialogo con coloro che colà sono intervenuti.

Ciò premesso, il principale merito genealogico di questo libro rischiosamente ‘militante’ ma, come vedremo, assolutamente impolitico, consiste nel mostrare fino a che punto ciò che sembra ormai a molti docenti (universitari e non) qualcosa di assolutamente naturale, apriorico e indiscutibile – la docimologia quantitativa, il sistema dell’istruzione come sistema di servizio per un’utenza e, dulcis in fundo, le famose mediane dell’abilitazione scientifica nazionale – sia in realtà qualcosa di costruito, artificiale, storico, per non dire basso e volgare: allo sguardo illuminante e indocile della critica 1, la sacra triade ‘trasparenza, valutazione e merito’ non appare affatto come natura, ma come storia, così come storica e impura è la logica concorrenziale che si è innestata nelle menti dei valutatori.

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13 Maggio, 2014

Girolamo De Michele, Perché i test a crocette fanno male alla scuola

by gabriella

invalsiDopo la regolamentazione del Sistema Nazionale di Valutazione inflitta alla scuola senza alcun coinvolgimento decisionale degli insegnanti, degli studenti e dei genitori, si avvicina la somministrazione dei test Invalsi (10 maggio per la Primaria, 14 maggio per la Secondaria di primo grado; 16 maggio per la Secondaria Superiore): non è solo una perdita di tempo sottratto al già tagliato orario scolastico, non solo stupidamente innocua e oscenamente costosa, né soltanto spensieratamente vessatoria nei confronti dei ragazzi DSA. Nell’articolo seguente, Girolamo spiega perchè il vantaggio di pochi sta prevalendo sul futuro di molti.

Immaginate di venire a sapere che l’autista dell’autobus, il macchinista del treno della metropolitana o del FrecciaRossa, il pilota dell’aereo su cui state viaggiando, abbia conseguito la patente senza esami e prove pratiche di guida, ma solo con l’esame scritto fatto con una serie di test a risposta multipla e di qualche sessione su un simulatore di guida come quelli che trovate nelle sale giochi. Immaginate di venire a conoscenza del fatto che su quell’autobus, quei treni, quell’aereo non sono stati effettuati dei crash test prima di abilitarli al servizio, e che la garanzia della loro tenuta sia stata ottenuta solo con delle proiezioni computerizzate.

Immaginate di andare a protestare dai dirigenti della rete di trasporto pubblico, dall’amministratore delegato delle ferrovie, dal presidente del consiglio di amministrazione della compagnia aerea, e di sentirvi rispondere che “è così in tutta l’Europa”; che avete ragione, ma “non è il momento di farci dei nemici, bisogna invece farsi furbi”; o che la vostra contrarietà a questi criteri di selezione e misurazione dimostra che “siete difensori di privilegi anacronistici, nemici delle norme di sicurezza e nostalgici del passato”.

Affidereste il futuro vostro e dei vostri cari a questi mezzi, questi conducenti, a questo sistema di trasporto?

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13 Maggio, 2014

Daniele Giglioli, Una risata non li seppellirà

by gabriella

L’amara riflessione di Daniele Giglioli sull’egemonia della demenza valutativa e sul soft fascism che si insinua nelle nostre scuole.

La cultura della valutazione è una forza che si fa ragione, non una ragione che diventa forza.

La cosa più sbagliata da fare è prenderli sottogamba, metterla in burletta, lasciarsi sedurre dall’incredibile mole di pasticci, retromarce, figuracce, ragionamenti sghembi e trattative levantine che hanno accompagnato in questi anni, in Italia, l’introduzione tardiva della cosiddetta «cultura della valutazione»: nell’università, nella scuola, nella pubblica amministrazione. Un paranoico potrebbe perfino pensare a una geniale strategia di comunicazione suggerita da qualche costosissimo spin doctor: non abbiate paura, siamo buffi.

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13 Maggio, 2014

Renato Foschi, Costruire il cittadino desiderabile: le prove INVALSI e la psicopedagogia

by gabriella

social engineeringC’è una pedagogia autoritaria dietro agli INVALSI: non si tratta di misurare competenze, ma di guidare attraverso i test la scelta delle competenze e dei saperi utili alla società di mercato del futuro. Gianni Rodari sarà ancora un autore desiderabile per questa scuola?

Apri, – gridò alla moglie, – in nome della legge.
Ma quale legge? Cosa le vuoi fare, a questa povera bambina?
Domanda piuttosto a lei cos’ha fatto. Domandale dove e come ha perso la scarpina. […]
(…) Nostra figlia è una spia, – esclamò il sor Meletti, buttandosi su una sedia. E agitando la scarpina che teneva in mano aggiunse: – Ne ho le prove. […]
Non c’è dubbio alcuno, – concluse, – nostra figlia lavora per i marziani.

Gianni Rodari, da La torta in cielo

Per una pedagogia a misura di bambino
non che misuri il bambino.

Renato Foschi

Nella introduzione alla terza edizione del suo Metodo, Maria Montessori scrisse che i test psicopedagogici somministrati ai bambini non portavano a riforme educative, ma a riforme degli esami fondate sulla misura delle abilità mentali degli allievi.

Di questi giorni è la polemica sulle prove INVALSI, dal nome dell’ente (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) deputato alla standardizzazione di test destinati agli alunni delle scuole italiane e all’analisi dei risultati. Tali prove di abilità cognitive, in particolare relative all’italiano e alla matematica, iniziano nella seconda elementare e, per follow up successivi, intendono testare le generazioni degli studenti italiani, senza discriminare a livello individuale, [il che non è esatto, visto che sono inclusi anche in prove d’esame, ndr.] con l’intento di fornire la fotografia di come funziona il sistema educativo italiano per poi modificarlo di conseguenza. Tali prove da quest’anno, sono obbligatorie per legge (art. 51 comma 2 del Decreto-Legge 9 febbraio 2012, n. 5 convertito in legge n. 35).

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13 Maggio, 2014

L’imbarazzo dell’INVALSI davanti agli studenti con bisogni educativi speciali

by gabriella

L’imbarazzata precisazione dell’INVALSI sulle modalità di svolgimento delle prove per gli alunni con bisogni educativi speciali, in 7 pagine riesce a dire che i ragazzi con disabilità intellettiva, con limitazioni funzionali o con DSA, possono svolgere le prove con strumenti compensativi, purché non alterino la somministrazione del test al resto della classe. E’ esclusa la presenza dell’insegnante di sostegno (se assegnato) ed è possibile far svolgere le prove in un’altra stanza o in un’altra data.

Si sostiene, inoltre, che per ragioni legate alle peculiarità dei disturbi, le scuole, attraverso i Dirigenti scolastici, potranno decidere se esentare i ragazzi con bisogni educativi speciali dalle prove.

Per chi fosse curioso di leggersi la storia delle battaglie delle associazioni dei genitori con il SNV, si veda l’interessante ricognizione dell’AID del 9 maggio 2010. Balza evidente, in ogni caso, l’ipocrisia di chi non riesce a dichiarare che i test non hanno alcuna finalità educativa e che davanti alle necessità di standardizzazione, i ragazzi disabili o dislessici farebbero meglio a restarsene a casa.

 

Nota sullo svolgimento delle prove del SNV 2011‐2012 per gli allievi con bisogni educativi speciali

1. Premessa
A titolo di premessa generale, si precisa che la presente nota si riferisce solo ed esclusivamente alle prove del Servizio Nazionale di Valutazione (classe II e V scuola primaria, classe I scuola secondaria primo grado, classe II scuola secondaria secondo grado). Per la Prova nazionale prevista nell’ambito dell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, invece, si rinvia a quanto previsto dalla normativa vigente.

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